breve di cronaca
90 milioni di euro alle private
L'Unità - 03-09-2003

Ogni promessa è debito, se si parla di scuole private. Con una riforma scolastica ferma al palo soprattutto per la cronica assenza di fondi, il ministro Moratti trova invece i soldi necessari per elargire un generoso contributo a tutte quelle famiglie che manderanno i figli a studiare nelle cosidette «paritarie». Esattamente come promesso davanti al pubblico di Comunione e Liberazione presente la scorsa settimana al meeting di Rimini.

Letizia Moratti e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti hanno infatti firmato ieri il decreto interministeriale con cui vengono stanziati 90 milioni di euro da attribuire nei prossimi tre anni come parziale rimborso delle spese sostenute per l’iscrizione al primo anno di uno degli oltre 14 mila istituti paritari presenti in Italia. «Questo contributo - ha spiegato il ministro Moratti - è un fatto di equità che favorisce le famiglie nella scelta libera del percorso educativo dei propri figli».

Per sapere a quanto ammonterà il buono, però, bisognerà attendere i calcoli del ministero che provvederà a dividere equamente il regalo di fine estate fra tutti i nuovi iscritti delle scuole private. «Il ministero - ha spiegato Alessandro Musumeci, direttore generale per il servizio Automazione e innovazione tecnologica del Miur - sta procedendo a una ricognizione informatica per avere il numero esatto di scuole e iscritti. Soltanto dopo aver determinato la platea potremo quantificare l’ammontare del buono. L’ipotesi che stiamo studiando - ha proseguito Musumeci - è quella di concedere contributi differenti per elementari, medie e superiori in considerazione del diverso peso delle rette di iscrizione». Per poter usufruire dello sgravio, che era stato previsto già nella Finanziaria del 2003 e che sarà cumulabile coi buoni scuola regionali, le famiglie dovranno farne richiesta entro il prossimo 30 novembre. Quel che è certo, e grave, è che il testo firmato ieri non impone nessun limite di reddito per poter usufruire del bonus. Potranno richiederlo ed ottenerlo, insomma, anche famiglie con un 740 a molti zeri.

Prevedibile, dopo la firma del decreto, il coro di proteste dell’opposizione e dei sindacati che hanno aspramente criticato un provvedimento che, per dirla con Piero Bernocchi dei Cobas, rappresenta un «osceno regalo della Moratti, ministra della scuola privata». «L’attuazione della legge finanziaria per il 2003, per quanto riguarda la firma al decreto sul sostegno alla frequenza nella scuola privata, rappresenta - ha sottolineato Enrico Panini della Cgil scuola - un’ulteriore tappa nella direzione di privatizzare l’istruzione nel nostro Paese. Al governo non interessa sostenere lo studio dei ragazzi, qualunque sia la scuola che essi frequentano, ma aiutare la scuola privata mentre alla scuola pubblica continua a riservare solo tagli e disinteresse». Una netta contrarietà al decreto che è stata espressa anche da Massimo Di Menna, segretario generale della Uil scuola: «non ci sono risorse per la scuola pubblica, quella frequentata dal 93% degli studenti italiani - ha osservato polemicamente - e si interviene sulla scuola privata. Questo provvedimento avvantaggia pochissimi, una sorta di Robin Hood al contrario, mentre l’esigenza dovrebbe essere quella di sostenere i processi di qualificazione della scuola pubblica, quella frequentata dalla quasi totalità degli studenti e garantire a tutte le famiglie la possibilità di far frequentare ai propri figli una scuola pubblica, moderna e di qualità». «Non possiamo accettare - gli ha fatto eco Daniela Colturani,segretario generale della Cisl scuola - un dirottamento delle risorse pubbliche a favore delle scuole non statali quando si tagliano quelle per le scuole statali, si falcidiano gli organici, non si procede alle immissioni in ruolo e si precarizzano i rapporti di lavoro».
Toni aspri anche da parte Giovanna Grignaffini, capogruppo Ds in commissione cultura alla Camera, che ha giudicato «scandaloso» il fatto che mentre «la scuola pubblica è alla fame e il governo stanzia 30 milioni di euro per le paritarie». A puntare il dito contro il decreto firmato ieri (e salutato con ovvio apprezzamento anche dai cattolici dell’Udeur) anche Alba Sasso dei Ds, secondo cui «in questo modo si aggira l’articolo 33 della Costituzione, si finanzia la scuola privata, si apre una via di permanente violazione del dettato costituzionale, si conferma una volta di più la mancata volontà di investire nel sistema pubblico dell’istruzione». E sull’incostuzionalità del decreto, poi, ha insistito anche Andrea Ranieri, responsabile del dipartimento Sapere formazione e cultura della segreteria nazionale della Quercia. Il ministro, ha commentato Ranieri, «propone una sorta di bonus nazionale che è palesemente anticostituzionale» perchè «il finanziamento diretto, rivolto esclusivamente a chi manda i propri figli alle private viola il “senza oneri per lo stato” previsto dall’articolo 33 della Costituzione». Un coro di proteste cui si è associato anche Alfonso Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi, osservando che «è gravissimo che mentre non si trovano i soldi per gli insegnanti precari, l’edilizia scolastica, i computer e l’insegnamento dell’inglese nelle elementari, il governo trovi immediatamente 30 milioni di euro per foraggiare alcune scuole private. È un vero e proprio incentivo contro la scuola pubblica». Un incentivo che Adriana Buffardi, assessore all’Istruzione della Campania nonchè coordinatrice degli assessori regionali al ramo, non ha esitato a definire «a dir poco sconcertante, ma si potrebbero usare espressioni più forti». Stizzita, poi, la reazione di Gianfranco Pagliarulo, dei Comunisti Italiani, secondo cui «è macabro che il ministro Moratti abbia definito questo provvedimento come un fatto di equità».

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 Alba Sasso    - 03-09-2003
Con il decreto interministeriale firmato oggi dal ministro Moratti si dettano le norme per attuare la detassazione prevista dalla Legge Finanziaria 2003, che prevede il finanziamento alle scuole paritarie nella misura di 30 milioni di euro annui per tre anni.

È significativo poi che la Legge Finanziaria sia stata corretta da un decreto legislativo del luglio scorso, che sottraeva questa misura ai controlli di legittimità (Consiglio di Stato e Corte dei Conti).

In questo modo si aggira l’articolo 33 della Costituzione, si finanzia la scuola privata, si apre una via di permanente violazione del dettato costituzionale, si conferma una volta di più la mancata volontà di investire nel sistema pubblico dell’istruzione.

2 settembre 2003

 Roberta Carlini    - 03-09-2003
Buon anno


Settembre, riaprono le scuole, si aprono le borse del governo, i ritardatari accorrono a rispondere agli appelli papali e vescovili prima che suoni la campanella d'inizio. Ieri i ministri Tremonti e Moratti hanno firmato il decreto che eroga 30 milioni di euro all'anno per aiutare le famiglie che preferiscono la scuola privata a quella pubblica, attuando così una misura decisa già nella scorsa finanziaria ma rimasta - come tante - lettera morta in attesa dello sblocco dei fondi. Che adesso è arrivato: gli indecisi potranno in extremis dirigersi presso gli istituti parificati, sapendo che nelle loro segreterie troveranno già bell'e pronto il modulo per chiedere il contributo dello stato. Mentre nelle segreterie delle scuole pubbliche è già tanto se troveranno una segretaria a spiegare loro che della tanto sbandierata riforma Moratti anche per quest'anno non si vede alcuna traccia tra i banchi. La libertà di scelta della scuola è garantita dalla nostra Costituzione senza oneri per lo stato. Con il decreto firmato ieri, l'onere si concretizza in un bollettino che sarà riscuotibile in contanti presso gli sportelli postali. Il governo della Casa delle libertà trasforma di fatto il «senza» in «con», evitando anche furbescamente che il nuovo regime passi per il vaglio dei controlli di legittimità. La strada gliela aveva spianata - in questo come in tanti altri casi - il governo dell'Ulivo mettendo la parità scolastica in testa alle urgenze del nostro sistema dell'istruzione. Il centrodestra l'ha poi imboccata e percorsa con l'abituale noncuranza per regole e garanzie, frenato solo dalla penuria delle casse di Tremonti, e ci ha aggiunto il suo tratto ideologico tipico: libero mercato a spese dello stato.

E' vero che i soldi alla scuola privata erano stati promessi, stanziati, annunciati da mesi e anni. Ma l'attuazione rapida di questa riforma - che segue, è bene ricordarlo, l'immissione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica - spicca per contrasto con la lentezza delle altre. Nello scuole italiane pubbliche di ogni ordine e grado la «riforma» (per fortuna, forse) è rimasta sulla carta, l'abbassamento dell'età dell'ingresso alle materne e alle elementari sta avvenendo senza alcun altro cambiamento in termini di risorse, strutture, didattica, i mitici corsi di inglese e informatica (due delle «i» del programma elettorale di Berlusconi, la terza era l'impresa e chissà che non mettano nei programmi anche questa) restano dove già c'erano, non partono dove non c'erano. Non è inettitudine, non è noncuranza: lasciar marcire il pubblico per aiutare il privato - nell'informazione come nell'istruzione come nella sanità - è una strategia precisa.

Dodici mesi fa all'inaugurazione dell'anno scolastico la festa di Letizia Moratti fu turbata da un discorso di Ciampi a difesa solenne e un po' pomposa della scuola pubblica. Non potrebbe essere quest'anno la stessa scuola pubblica - i suoi insegnanti, i suoi studenti - a guastare la festa alla sua demolitrice?

Il Manifesto

 ilaria ricciotti    - 03-09-2003
Egregio Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, Lei e noi cittadini rispettosi di una Carta Costituzionale dovremmo mobiltarci per salvarla.

 Miriam Mafai    - 04-09-2003
AGGIRATA LA COSTITUZIONE


UN SOSTANZIOSO regalo alle scuole private. Ecco ciò che resta, ad oggi, di una riforma scolastica che il ministro Moratti (e i suoi laudatores) avevano presentato come la prima vera riforma dopo quella di Giovanni Gentile. Alla vigilia ormai dell´inizio dell´anno scolastico, restano sul terreno i miserabili cocci di tanta spropositata ambizione. Nessuno degli impegni solennemente annunciati, in campagna elettorale e dopo, è stato realizzato: niente maestro tutor nelle elementari e solo in poche classi verrà introdotto (per un´ora la settimana...) l´insegnamento dell´inglese, proposto in campagna elettorale come vistoso segno della modernizzazione della nostra scuola. E ancora: ridotto, con gran danno delle madri che lavorano, il tempo pieno, assoluta incertezza per l´avvenire dei ragazzi che hanno finito le medie e che non sanno più a quale scuola iscriversi.

E sul fronte sindacale, caos tra i precari, migliaia di cattedre eliminate, stato di agitazione già proclamato dai dirigenti scolastici. La riforma insomma non c´è. Non ci sono i decreti attuativi. Non ci sono i soldi. Ma ieri all´improvviso i soldi si sono trovati. Non per l´inglese. Non per il tempo pieno. Non per i precari. Ma per finanziare la scuola privata.
Il decreto con il quale si mettono a disposizione del ministero 30 milioni di euro l´anno, per tre anni, da assegnare alle famiglie che - quale che sia il loro reddito - scelgano, per i propri figli, una scuola privata anziché la scuola pubblica è stato approvato ieri. È una misura con la quale il governo risponde ad una richiesta che gli è giunta, ripetutamente, da ambienti vaticani e dall´Udc, il partito più inquieto della sua maggioranza. Trenta milioni di euro l´anno possono considerarsi, tutto sommato, un prezzo equo se, in una situazione politica così turbolenta, può garantire alla maggioranza la benedizione del cardinale Ratzinger e il sostegno dell´on. Follini.
E non si tratta, si badi bene, di un aiuto alle famiglie a più basso reddito, come in un primo tempo si era ipotizzato. Ma di un contributo-spese per tutte le famiglie che scelgano la scuola privata anziché quella pubblica. Siamo dunque, paradossalmente, di fronte a una discriminazione, ad una misura cioè che punisce coloro che mandano i propri figli alla scuola pubblica (e che per le spese per questo sostenute non avranno né aiuti né rimborsi) a favore di coloro che, quale ne sia il reddito, preferiscono la scuola privata.
Si tratta, insomma, in modo esplicito, di un finanziamento alle scuole private, da tempo in crisi. La percentuale degli iscritti a queste scuole che si aggirava, qualche anno fa, attorno al 15 per cento degli studenti è scesa di qualche punto. La scuola pubblica, pur meno dotata di servizi (piscine, campi da tennis, ecc.) finora ha vinto la gara, non perché gratuita ma perché più seria e pluralista, un luogo nel quale vengono messe a confronto opinioni e tesi diverse, aperto al dibattito e al confronto. Ed è di questo, tutto sommato, che i giovani hanno bisogno nel periodo delicato della loro formazione.
La decisione del governo si configura dunque come una scelta, insieme di natura economica (aiuto alle scuole private), politica (ricerca del sostegno del mondo cattolico) e ideologica. Con la formula dell´aiuto e del rimborso delle spese sostenute dalle famiglie si intende infatti superare il divieto che la nostra Costituzione esplicitamente oppone al finanziamento delle scuole private. Su questo scoglio, dell´articolo 33 della nostra Costituzione, inciampò e cadde nei lontani anni ´60, un governo dell´on. Moro. Anche, va ricordato, per l´opposizione tenace dell´alleato socialista.
Eravamo dunque più laici allora di oggi? Eravamo più laici sotto il regime democristiano, nella tanto deprecata Prima Repubblica, che oggi? Alle volte persino questo dubbio sembra legittimo. E non vediamo, tra gli alleati di Berlusconi e i componenti della Casa delle Libertà, molti laici (o socialisti) disposti a battersi, come i socialisti di allora, per la difesa della scuola pubblica, in nome della laicità dello Stato, un principio che, del resto, è stato sottoposto, come la nostra Costituzione, a tanti strappi, lacerazioni e correzioni da far temere sempre ulteriori strappi, lacerazioni, correzioni.


La Repubblica
3 settembre 2003


 Enrico Panini    - 04-09-2003
Istituti pubblici abbandonati


"E' un provvedimento iniquo, fortemente discriminatorio, incredibile": il segretario generale della Cgil scuola Enrico Panini boccia così il decreto, firmato ieri dai ministri dell'Istruzione-Università-Ricerca Letizia Moratti e dell'Economia-Finanze Giulio Tremonti che destina 30 milioni per ciascuno degli anni 2003, 2004 e 2005 a favore delle famiglie che iscrivono i figli presso scuole private.

Perche un "no" così drastico?
"E' evidente che al governo interessa solo aiutare la scuola privata, ignorando completamente le drammatiche condizioni della scuola pubblica. Da oggi i ragazzi italiani sono meno uguali di ieri".

E' dunque così grave la discriminazione conseguente al decreto?
"Non c'è dubbio. L'attuazione della finanziaria 2003, per quanto riguarda il collegamento con la firma del decreto sul sostegno della frequenza nella scuola privata, rappresenta un'ulteriore tappa nella direzione di privatizzare l'istruzione. Al governo non interessa sostenere lo studio dei ragazzi, qualunque sia la scuola che essi frequentano, ma aiutare la scuola privata, mentre alla scuola pubblica continua a riservare solo tagli e disinteresse".

A suo avviso, si è imboccata una strada del tutto sbagliata?
"Certamente. Si è deciso di fare tutto il contrario di quello che era assolutamente necessario ma anche giusto. L'istruzione è un bene collettivo e non è ammissibile che, invece di scegliere di sostenere in generale la frequenza scolastica, si è optato per il sostegno della frequenza nella sola scuola privata. Mentre aumentano vertiginosamente i costi nella scuola pubblica (libri di testo, trasporti, ecc.) si dispone un intervento limitato a favore delle famiglie che mandano i ragazzi negli istituti privati; un intervento che si aggiunge ai bonus-scuola già introdotti con tante leggi regionali a beneficio di quanti vengono avviati alle scuole private. Ciò conferma, purtroppo, che non si è tenuto in nessun conto il grido di allarme lanciato dagli insegnanti pubblici sul progressivo degrado della scuola, sulla permanente latitanza del governo, sulla preoccupante mancanza delle risorse indispensabili".

Dopo le prime reazioni negative a caldo, la Cgil-Scuola si propone di prendere qualche iniziativa concreta per contrastare le decisioni dell'esecutivo?
"Non appena sarà reso noto, esamineremo attentamente il testo del decreto. Poi, se ci saranno gli estremi da valutare con i nostri legali, ricorreremo al Tar e alla Corte Costituzionale sulla base dell'assurda discriminazione. Né, d'altra parte, si può trascurare lo scenario sconcertante in cui si inserisce il decreto".

Lei si riferisce alla riforma?
"La scuola è nel caos, la riforma di fatto è bloccata. Entro la metà di luglio il governo avrebbe dovuto varare il piano finanziario e non lo ha fatto. Tanto meno si è concretizzato l'impegno del premier Berlusconi per un investimento dai 15 ai 19 mila miliardi di vecchie lire in 5 anni per rilanciare la scuola pubblica. E' stato varato solo un decreto che destina risorse già di competenza delle singole scuole: si tratta di un auto-finanziamento, non c'è una lira più. E questo è inaccettabile".

La Stampa
3 settembre 2003

 Dedalus    - 05-09-2003
Nel bel mezzo del dibattito sulla Riforma della scuola, tra le "innovazioni" presunte o previste nella scuola di base e il "doppio canale" alle superiori, il governo tira fuori dal cappello un'altra carta sconcertante.

Il Ministro dell'Istruzione Moratti e il Ministro dell'Economia Tremonti, com'è noto, hanno firmato un decreto che destina alle famiglie che mandano i figli alle scuole private paritarie 30 milioni di euro all'anno per il periodo da 2003 al 2005. I fondi vanno direttamente alle famiglie, come bonus di Stato a parziale rimborso delle spese che devono sostenere (rette, ecc.). Si aggira in questo modo, come hanno osservato autorevoli commentatori (vedi ad es. Miriam Mafai sulla Repubblica del 3.9), il dettato costituzionale. L'art.33 della Costituzione italiana, ancora in vigore nonostante i continui scossoni cui è sottoposto, al comma 3, recita infatti "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato".
In Lombardia, in particolare, questi finanziamenti vanno ad aggiungersi a quelli già introdotti dal governatore Formigoni (35 milioni di euro). Con una differenza (in senso, se possibile peggiorativo): i contributi regionali vanno solo alle famiglie al di sotto di un certo reddito annuo (45.597 euro), i contributi statali vanno a tutte le famiglie che scelgono di mandare i figli alle private, quale ne sia il reddito.

Questa scelta politica è scandalosa non solo per una ragione di principio, che pure basta e avanza (l'aggiramento della Costituzione), ma anche per una ragione di sostanza, contestuale: i tagli delle risorse alla scuola pubblica, in termini finanziari, di organici, strutture, ecc.

Alcuni esempi, eclatanti, solo per parlare di organici.
Insegnanti di sostegno per gli alunni in situazione di handicap. In Lombardia, a fronte di una richiesta di 9.705 posti avanzata complessivamente dai Gruppi di lavoro sull’handicap delle varie province il decreto della Direzione regionale ne assegna 316 in meno, senza tener conto dell’aumento delle segnalazioni di alunni con handicap (+ 342 allievi) previsto per l’a.s. 2003-2004.
A Milano in particolare, a fronte di oltre 600 alunni con handicap in più segnalati dalle Unità Operative delle ASL il Gruppo di lavoro H del C.S.A. (ex Provveditorato) aveva richiesto 4.160 posti in tutto (dei quali 2.741 già assegnati in organico di diritto, il resto "in deroga" per i casi gravi). Il decreto assegna a Milano 3.842 posti in tutto, vale a dire lo stesso numero di insegnanti di sostegno dello scorso anno. Da notare che la richiesta del GLH provinciale era già più "contenuta" rispetto le richieste di ore/posti di sostegno inviate dai dirigenti scolastici (circa 600 posti in meno), avendo svolto il GLH un esame analitico ed una selezione delle stesse, sulla base di una valutazione delle diagnosi e della gravità dei casi.

Insegnanti facilitatori per gli alunni stranieri. A livello regionale viene autorizzato dal MIUR un contingente aggiuntivo di docenti per progetti per l'accoglienza e l'inserimento degli alunni stranieri di circa 170 posti. Di questi a Milano ne vanno 54, che si aggiungono ai 40 già acquisiti in organico di diritto; 94 in tutto, per le scuole di ogni ordine e grado. Solo due anni fa i posti per i progetti stranieri erano oltre 500…
Una miseria, quindi, se rapportati ai bisogni delle scuole ed al fenomeno degli alunni stranieri in costante aumento nelle scuole milanesi.
Già questi due dati la dicono lunga. E si tratta, è il caso di sottolinearlo, di due "fasce deboli", bisognose di particolari supporti per l'inserimento e l'integrazione.

Per quanto riguarda la Riforma, ed in particolare inglese e informatica, al di là degli spot televisivi, c'è da dire che per l'alfabetizzazione della lingua inglese a partire dalle prime due classi della scuola primaria alcune risorse, in termini di personale, sono state date. Ma, a quanto pare, insufficienti: sono diverse le scuole e i dirigenti scolastici che segnalano carenze di organico e/o l'impossibilità di "coprire" tutte le classi, tra insegnanti specialisti e specializzati, per l'insegnamento dell'inglese. Per informatica poi, almeno per il momento, nulla è cambiato rispetto lo scorso anno: non sono state assegnate risorse aggiuntive alle scuole, né in termini di risorse professionali né in termini di risorse finanziarie. Quindi, per adesso, niente di nuovo sotto il sole (in molte scuole, oltre alle competenze informatiche e professionali, continuano a mancare le strutture, laboratori, ecc.).

Se a questo si aggiunge la situazione in cui versano le scuole pubbliche statali per quanto riguarda le strutture edilizie, gli arredi, i materiali didattici, ecc. si ha il quadro completo.

Insomma, c'è di che preoccuparsi: non siamo di fronte a due pesi e a due misure?

Da Scuola Oggi

 Tuttoscuola    - 09-09-2003
Il bonus tra merito e legittimita'


Il bonus per gli studenti delle scuole paritarie e' uno dei corni del dibattito, acceso e polemico, di questo inizio d'anno scolastico che ha piu' richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica, insieme all'altra questione del disegno di legge che dovrebbe dare risoluzione ai nodi irrisolti del precariato.
Avranno diritto a richiederlo le famiglie dei ragazzi iscritti a scuole paritarie elementari, medie e alla prima classe degli istituti superiori. Un potenziale massimo di 270 mila interessati che consentirebbe di spartire i 30 milioni di euro del fondo in quote individuali che potrebbero andare da un minimo di 110 a un massimo di 150 euro all'anno.
Qualcosa di quasi simbolico rispetto alle rette richieste da molte scuole. Se non vi sono altre ragioni per farlo, non sara' "l'elemosina del bonus" (come qualcuno l'ha chiamata) ad attirare nuovi clienti verso la privata, se non in misura molto limitata.
Il bonus potrebbe invece servire per affermare un principio, anzi un diritto riconosciuto. E' quello che ha voluto fare la Finanziaria 2003: un provvedimento che il Parlamento ha approvato da quasi un anno e che, sotto l'aspetto di costituzionalita', ha avuto il parere favorevole delle apposite commissioni delle Camere. Il principio sostenuto e' che la Costituzione prevede che lo Stato non debba avere oneri verso le scuole non statali, non verso le famiglie dei ragazzi che le frequentano. Lo stesso principio a cui si rifanno molte leggi regionali per il diritto allo studio, che prevedono appunto bonus per le famiglie.