breve di cronaca
Manifestazione precari del 26 agosto
Liberazione - 27-08-2003
Checchino Antonini in “Liberazione” del 27 agosto 2003

Sono arrivati da ogni parte d’Italia, basta leggere i nomi delle città sui lenzuoli appoggiati alle transenne. Hanno sfidato il controesodo per manifestare di fronte al parlamento e al palazzo del governo. Sono per la maggior parte donne, età media 40 anni, professione insegnante, rigorosamente precario. Da troppi anni. Però a Roma non c’era nessuno a riceverli. «Le porte sono sempre aperte solo per il calcio», commenta amaramente una di loro, Silvia Cristina Benzi, fiorentina, professoressa senza cattedra da 11 anni. L’autunno della scuola è già iniziato ieri a Roma con almeno cinquecento precari “storici” alle prese per il secondo anno col blocco delle immissioni in ruolo e lo stravolgimento delle norme per il reclutamento. Sono almeno 200mila più altri 100mila tra socialmente utili e co. co. co ma Letizia Moratti se ne vuole sbarazzare per sostituirli con i diplomati delle Ssis (scuole di specializzazione post laurea), costoso, selettivo e clientelare espediente per formare docenti più flessibili e aziendalisti. Chiarisce Elisabetta di Arezzo che loro non sono contro le Ssis ma «che non si possono ledere i diritti acquisiti» perché per i precari di lungo corso è una catastrofe sociale con molte famiglie senza entrate ormai da mesi e senza prospettive. «E’ un un gigantesco taglio di organico determinato anche dai tagli delle cattedre ma nella scuola i licenziamenti non vengono vissuti come tali - avverte Patrizia Puri, cobas di Perugia - e per i precari del comparto non esistono ammortizzatori sociali». Www. precari. org è il sitochiave di una protesta che è nata in rete con il solo sostegno di Cobas e Cub, sigle autorganizzate e non concertative, che puntano a costruire iniziative unitarie con lavoratori e studenti.
«Perché la nostra vicenda è solo una parte dell’attacco generale alla scuola pubblica che punta a dirottare verso le private i figli delle classi medie», dice Mario, 43 anni torinese con una bandiera Cub. S Più difficile il loro rapporto con Cgil, Cisl, Uil e Snals cui hanno inviato una lettera che chiede di fissare un calendario di scioperi «altrimenti - dice Sonia di Rieti - stracceremo le tessere». Risponde indirettamente con un comunicato diramato nel pomeriggio, Enrico Panini, segretario della Cgil scuola. Scrive di volere «una soluzione equa che interrompa la guerra tra poveri» ma in piazza Cosimo Scarinzi, coordinatore nazionale della Cub scuola dice che «i sindacati concertativi hanno già in testa un modello in cui i tagli sono la contropartita dei modestissimi aumenti salariali appena ottenuti e che, per il 40% finiscono in tasse». Dietro le transenne, intanto, si discute di come «bloccare la macchina delle nomine temporanee», qualcuno propone di costituirsi in associazione, oppure di occupare le scuole il primo giorno di lezione o fare, comunque «come gli operai di Termini Imerese», aggiunge Benzi: compiere iniziative eclatanti che restituiscano il senso del dramma che stanno vivendo. Per questo sono molto arrabbiati anche col Tg1 delle 13.30 che ha ridotto la loro faccenda ad una mera questione di tagli. «Non è così – squilla una voce dal megafono – vogliamo regole certe e ci stiamo battendo per il diritto al lavoro». Si chiede l’equiparazione delle abilitazioni, norme transitorie che ristabiliscano l’equilibrio e immediate immissioni in ruolo da graduatorie riformulate. Il paradosso è che hanno vinto tutti un concorso pubblico, dopo averlo atteso anche per 10 anni, ma ora si vedono le porte sbarrate e scoprono che l’obiettivo del governo - «sottrarre al pubblico il monopolio dell’istruzione» - passa sulla loro pelle.
Le discusse Ssis sono un lascito del ministro Berlinguer, costano almeno 3 milioni di vecchie lire l’anno («ma non è contro il diritto allo studio?», si chiede Angela di Roma) e sono a numero chiuso. Quasi tutti escono da lì a punteggio pieno e con un bonus, previsto da De Mauro, che grazie alle modifiche apportate da Moratti trucca ulteriormente la corsa. Il Tar del Lazio ha anche tolto ai precari storici i 18 punti di “risarcimento”, ottenuti dopo l’ennesima rissa nella Casa delle Libertà, per i 30 dati ai “sissini”. E ora incombe sui 300mila la nuova legge, prevista per metà settembre, che potrebbe contenere, se dovesse vincere la cordata ultraliberista della sottosegretaria forzista Aprea, lo scardinamento definitivo delle graduatorie in favore della chiamata diretta da parte dei presidi-manager. Per ora, i precari scontano una drammatica solitudine. Una delegazione dirottata dopo consultazioni telefoniche verso il ministero non troverà nessuno. Arrivano in piazza solo un paio di parlamentari ds che andranno via sconsigliando iniziative clamorose e il direttore di Liberazione, Alessandro Curzi. La Cub ha fotocopiato e diffuso centinaia di copie dell’articolo dedicato alla vicenda dal nostro giornale. Palazzo Chigi è deserto ma difeso da tanta polizia che soffoca un tentativo di corteo. «Ma non è entrato anche lei per concorso?», chiede un’insegnante al funzionario di ps che replica secco: «Non potete andare in giro per Roma, non siete autorizzati». Ma più tardi alcuni docenti riusciranno a bloccare simbolicamente il binario 1 di Termini e in tanti torneranno stamattina sotto Montecitorio per chiedere un provvedimento urgente «come per il calcio». E, naturalmente per raccontare, a chi vorrà sentirle, le storie di anni di lavoro col miraggio di un posto fisso. Magari viaggiando da Crotone a Domodossola per lavorare 4 ore a settimana per 9 mesi e solo per avere 12 punti in graduatoria.
Per partire da Bari e scoprire che il punteggio maturato in Trentino non è valido nel resto della Repubblica o per essere superati in graduatoria dai propri alunni e da chi non è riuscito a superare un concorso. Ma ha fatto la Ssis.


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 Unità    - 28-08-2003
Unità-Precari. Prima l'annuncio: «Subito un decreto». Poi, il contrordine: «No, aspettiamo»
redazione 312 28-08-2003 07.25

Precari. Prima l'annuncio: «Subito un decreto». Poi, il contrordine: «No, aspettiamo»
di Massimo Franchi

Mentre nel pomeriggio Letizia Moratti rassicura che l’anno scolastico partirà senza problemi, la realtà è ben diversa e vede una scuola pubblica che, grazie al governo, si avvicina allo sfascio a due settimane dall’apertura delle scuole.

In un androne del ministero dell’Istruzione mercoledì mattina si è tenuto l’incontro tra il responsabile scuola dell’Udc Beniamino Brocca e i rappresentanti del Movimento interregionale insegnanti precari. Il povero Brocca è l’unico esponente della maggioranza di governo che si sia degnato in due giorni di ascoltare i precari e le loro ragioni, a sole due settimane dall’inizio dell’anno scolastico. All’incontro avrebbe dovuto partecipare anche un rappresentate del Ufficio politico del ministero guidato da Letizia Moratti, ma sebbene dovesse scendere solo le scale per raggiungere gli altri astanti, nessuno si è sentito in dovere di farlo. Brocca si è impegnato a lavorare ad un decreto legge che intervenga sui punteggi delle graduatorie per l’assegnazione delle cattedre annuali per venire incontro alle richieste dei precari.

Nel pomeriggio il colpo di scena. In una conferenza stampa per la presentazione dell’inizio dell’anno scolastico, Letizia Moratti sconfessa l’esponente centrista, dichiarando che un disegno di legge, non un decreto, sarà presentato al Consiglio dei ministri entro la metà di settembre. «È in fase di definizione - ha assicurato - il disegno di legge per rivedere la situazione dei precari e il riequilibrio dei punteggi tra storici e “sissini”. Nel disegno di legge - ha aggiunto - sarà affrontata anche la questione dell’abilitazione per gli insegnanti di sostegno con specializzazione». La Moratti ha poi ricordato che in materia di precariato la «situazione risale a molto tempo fa e non può essere sistemata in una maniera definitiva e rapida perché richiede dei tempi». Quanto al numero dei precari, per la Moratti «sono 180.000», precisando però che «non è facilissimo da stabilire perché ci sono graduatorie nelle quali sono inseriti i precari in maniera diversa, quindi rispetto ai diversi ruoli sono inseriti in più graduatorie».

Certo è che, secondo i dati del ministero, le supplenze annuali riguardano il 10% degli insegnanti, circa 91 mila unità, compresi i posti di sostegno agli alunni disabili.

Di tali posti - hanno spiegato sempre al ministero - sono effettivamente vacanti e quindi disponibili per le nomine in ruolo circa 40 mila, considerato che 31 mila posti di sostegno corrispondono alle deroghe autorizzate nell’organico di fatto e circa 20 mila sono occupati da docenti con utilizzazioni diverse dall’insegnamento o perché soprannumerari.
Sui meriti da attribuire per la corretta partenza dell’anno scolastico i pareri sono discordi. Se la Moratti si pavoneggia, chi lavora in trincea la pensa diversamente. «Noi - spiega Luigi Catalano, direttore generale dell’ufficio scolastico del Piemonte - abbiamo dovuto nominare 8500 docenti stagionali e 5500 ausiliari tecnici amministrativi. Noi non abbiamo aspettato il ministero e siamo partiti per tempo. Solo così siamo riusciti ad ovviare ai cambi di graduatorie e ci presentiamo all’avvio dell’anno scolastico con le cattedre assegnate. Il tutto grazie alla professionalità delle persone che lavorano in questo ufficio e ai sindacati che ci hanno aiutato nelle nomine».

Il colpo di scena della Moratti è spiegabile con le divisioni dentro la maggioranza di governo. La contrarietà di Forza Italia al decreto è totale e dunque la Moratti si trova in una posizione di totale debolezza, in balia delle pressioni che arrivano in primis dalla sua sottosegretaria Valentina Aprea (Fi), vero bersaglio delle critiche dei precari. E intanto l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi non prevede in alcun punto la parola scuola.

«La scuola è in serie B - attacca Andrea Ranieri, responsabile scuola Ds -. Siamo nella stessa situazione del calcio, anche nella scuola il calendario è in alto mare con ragazzi e loro genitori che non sanno chi si troveranno di fronte fra due settimane. Il tutto alla faccia della tanto sbandierata continuità scolastica sbandierata dalla Moratti, mai così debole e in balia dei litigi in seno alla maggioranza. In più - continua Ranieri - la situazione generale va peggiorando a causa dei tagli del governo. Nelle due ultime finanziarie i fondi alla scuola sono stati tagliati del 50 per cento. I singoli istituti non hanno quindi risorse per portare avanti i progetti innovativi come l’inserimento dei bambini di altre etnie, il tempo pieno, il sostegno agli handicappati e, per finire, i famosi corsi di inglese e informatica voluti dalla Moratti. L’alternativa per le scuole è quella di eliminare questi servizi o di metterli a pagamento. In più, grazie ai tagli agli enti locali, viene a mancare anche la possibilità che siano questi ultimi a farsi carico finanziariamente di questi servizi. Per concludere il quadro dobbiamo ricordare anche il “caroscuola”. Questo è in linea con gli aumenti in tutti i settori, ma se il ristorante mi costa 40 euro, non ci vado, mentre i figli a scuola le famiglie li devono comunque mandare, visto che si tratta di un diritto fondamentale previsto dalla Costituzione».

Sulla questione dei precari la posizione dei Democratici di sinistra è molto precisa e si avvale di un disegno di legge presentato sei mesi fa che, se approvato o anche solo discusso con il governo, avrebbe potuto evitare molti dei problemi dei precari e dei diplomati Ssis. «Per prima cosa - spiega Ranieri - vogliamo ricordare che difendiamo il valore delle Scuole superiori per l’insegnamento secondario introdotte dai governi di centrosinistra. Originariamente il loro compito fondamentale era quello di tenere insieme reclutamento e formazione degli insegnanti. In più le Ssis non devono risultare in contraddizione con i legittimi diritti degli insegnanti precari, molti dei quali vincitori di concorso. Nel nostro disegno di legge prevedevamo una riserva di posti, il settanta per cento, per l'immissione in ruolo dei precari. La contrapposizione “sissini”- precari è tutta colpa della Moratti. Ora - conclude Ranieri - è necessario un decreto che sani le situazione di vantaggio da parte dei “Sissini”, dopo l’annullamento dei 18 punti ai precari».







 ilaria ricciotti    - 29-08-2003
Ma insomma chi dice il vero? A settembre vedremo se il Ministro manterrà quanto dichiarato in TV, altrimenti scenderemo tutti in piazza.