breve di cronaca
Anche l’ANCI dice la sua
La Commissione scuola dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) nella seduta del 16 luglio scorso ha approvato un documento che entra nel merito di alcune importanti questioni della riforma della scuola ed “esprime preoccupazione per le incertezze derivanti dai contenuti, le modalità e i tempi di attuazione della riforma Moratti”.

La prima preoccupazione riguarda “il massiccio incremento delle richieste di iscrizioni nelle scuole dell’infanzia… non accompagnato da un corrispondente incremento del numero delle sezioni della scuola materna statale… non si può perseguire sulla strada degli anticipi delle iscrizioni senza aver programmato un assorbimento di tutta l’utenza esclusa dalla regolare frequenza”. L’ANCI quindi chiede con urgenza, prima dell’avvio del prossimo anno scolastico, l’adozione di un Piano Nazionale per la generalizzazione della scuola per l’infanzia, obiettivo peraltro previsto anche dalla L. 53/03, con il concorso degli Enti Locali e i gestori delle scuole paritarie.

E sulla sperimentazione appena conclusa nella scuola primaria (D.M. 100/02) imputa al MIUR di aver disatteso gli accordi dell’estate scorsa in almeno due punti:

· “l’istituzione di un sistema per il monitoraggio e la verifica, anche in itinere, delle esperienze svolte, sia a livello regionale che nazionale, con la costituzione di osservatori regionali e di un tavolo delle regole nazionale”;

· “la raccolta di dati informativi che permettessero anche una valutazione delle necessità finanziarie di cui tener conto nel passaggio da una limitata sperimentazione svolta in situazione privilegiata (già in possesso di strutture e servizi idonei) ad una attuazione più estesa”.

Secondo l’ANCI “il Ministero si è praticamente dileguato” e il rapporto sulla sperimentazione reso da poco noto “non è frutto del lavoro degli organismi che erano stati previsti per la valutazione dell’iniziativa e, soprattutto, tace completamente sulla valutazione delle risorse necessarie per la generalizzazione del modello sperimentato”. Dunque l’ANCI “non può che esprimere il proprio sconcerto per la superficialità con la quale è stata trattata sia l’esperienza sperimentale che la relazione interistituzionale avviata attorno ad essa, quasi che il fine di entrambe fosse non dentro il sistema dell’istruzione ma all’esterno, per evitare le difficoltà sui nodi veri della riforma, la cui discussione non può più essere rinviata”.

Infine un’ultima annotazione, non meno pesante delle precedenti, sulla bozza di decreto presentato al CNPI. Quest’ultima può dar luogo solo “a una nuova sperimentazione alla quale gli Organi Collegiali della scuola potranno decidere di aderire o meno, sentiti gli Enti Locali in relazione alle competenze loro attribuite e agli oneri posti a loro carico”.

Il documento non lascia dubbi: quello con l’ANCI è un rapporto interrotto che il MIUR deve cercare di ricucire quanto prima.

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 Professione docente    - 21-07-2003

Sperimentazione al microscopio: ecco gli allarmanti risultati


La Legge 53 sulla Riforma degli Ordinamenti scolastici è entrata in vigore il 28 marzo 2003. Il lungo e difficile iter parlamentare è stato preceduto dalla scelta politica di avviare una sperimentazione con la Circolare n. 101 del settembre 2002, grazie alla quale 250 scuole italiane hanno anticipato le modalità e i contenuti della Riforma.
“Professione docente” è andato a verificare in molte di quelle scuole, per cercare di capire, in concreto, quali fossero le novità.
L’ inchiesta si è svolta in 9 regioni italiane, dove i collaboratori del giornale hanno ascoltato e interrogato ispettori, dirigenti e docenti.
Gli istituti che hanno accettato le interviste, hanno accolto i nostri collaboratori con cortesia e grande disponibilità. Pochi -anche statali- hanno rifiutato di rendere note le informazioni sulla sperimentazione in atto.
Numerosi ispettori e dirigenti hanno affermato che, in molte scuole, il clima in cui si è sperimentato è stato di partecipazione ed anche di entusiasmo. Non a caso, si trattava di situazioni nelle quali i dirigenti si occupano di didattica , tanto da riservare a sé una parte dell’ attività di insegnamento, per esempio nei laboratori, e sono attenti alla dimensione relazionale con i docenti.
Tuttavia, al nostro giornale interessava anche conoscere altro. Per esempio, quali fossero i risvolti delle novità di questa legge: tutor, insegnamento individualizzato, azione della famiglia dentro la scuola. Novità che vanno conosciute ed interpretate secondo un’ ottica sociale, politica e culturale.
Ebbene, i risultati emersi, a nostro parere, sono inquietanti.
Soprattutto, appare, dall’ inchiesta, il fatto che le scuole statali saranno vincolate, dall’ intervento dei genitori nella scuola, più delle scuole paritarie.
La scuola dello Stato rischia di diventare una res nullius in cui tutti potranno intervenire a dettare indicazioni e disposizioni, magari sotto forma di “collaborazioni” non richieste, anche in campo didattico.
In sostanza, sembra quasi che ci si trovi in presenza di una mutazione genetica della scuola dello Stato: aperta (quasi obbligata) all’ influenza della famiglia, che potrà (dovrà) indicare i percorsi individualizzati per i propri figli.
Mentre le scuole paritarie, aiutate dalla Legge 62, mantengono e richiedono un ‘ accettazione dei propri principi ideologico-educativi, preliminare all’ iscrizione, che non può essere messa in discussione.
A costo di essere considerati “ statalisti” , aggettivo quasi infamante in questi tempi di devoluzione sistematica, riteniamo che questa deriva sia decisamente preoccupante. Infatti, crediamo ancora in una Scuola, dove i docenti (e non altri) siano i garanti della costruzione di un senso civico e civile condiviso da diverse culture e tendenze . E’ la Scuola della nostra Costituzione invariata, che attraverso la libertà di insegnamento, tutela la libertà dei futuri cittadini.
Quella Scuola di cui si sente ancora una forte necessità.
Così a noi è sembrato. Ma poiché riteniamo che l’ esasperazione del linguaggio non aiuti ad affrontare il delicatissimo ed importantissimo problema della Scuola, vorremmo, con questa inchiesta, aprire un dibattito con le autorità, i docenti, le famiglie e tutti coloro che hanno ancora a cuore l’ idea di una scuola di tutti e per tutti.
Se polemica qualcuno vorrà leggervi, sappia che abbiamo tentato di comprendere il nuovo che avanza senza pregiudizi, né concessioni : solo un dibattito leale e sincero potrà dimostrare se vi erano, nel nostro ragionamento, fondate ragioni.

 ilaria ricciotti    - 21-07-2003
Da più parti, quasi quotidianamente si legge che la "riforma" Moratti proprio non è digerita da nessuno.
Ed allora chiedo a chi la reputa innovativa e calzante per i nostri bambini e giovani italiani, se si possono apportare "innovazioni" nella scuola, scuola che non è una fabbrica, quando in molti le disapprovano. Evidentemente c'è qualcosa che non va. Perchè non ammetterlo e rivedere le proprie proposte in merito?
Perchè i vari Comuni italiani, su proposta dell'ANCI, non indicono un referendum su un tema tanto delicato, per appurare qual è l' indice di "gradimento" di una tal scuola?