Genova
Emanuela Cerutti - 20-07-2003



Non so quante persone ci fossero, oggi, tra Piazzale Kennedy e Piazza Alimonda

Molte. Forse non le trentamila che le prime notizie di stampa riportano, ma molte.
Non come lo scorso anno, commentava qualcuno ai microfoni di Radio Popolare, che ha seguito in diretta tutta la manifestazione.
Ma molte.

"Un corteo lungo e pacifico", leggo.
E mi chiedo se abbiamo sognato allora, due anni fa, se abbiamo sognato l'Inferno tra queste strade violente ed impossibili.
O se abbiamo sognato dopo, a Roma , Pisa, Firenze, nei luoghi in cui il movimento ha continuato la sua ricerca e la sua lotta nonviolenta per un paradiso possibile.

"Un corteo a bocca chiusa, come vorrebbero che restassimo quelli che saranno assordati dal nostro silenzio", diceva Giuliano Giuliani, ricordando il dibattimento negato, come i tanti diritti negati dal potere, oggi grande assente.
"Mi basterebbe la verità", mormorava Heidi, che non confonde la giustizia con la vendetta.

Non subito silenzio, però. Prima, alle diciasette e ventisette, l'applauso, una cosa a metà tra un grido ed un ritmo, tra lo stupore esterrefatto ed il risveglio che si riconquista uno spazio. Due anni esatti dopo lo sparo, per dodici minuti, Carlo sembra stare nel rumore battente che a volte diventa pioggia e a volte un treno in corsa.

E non fino in fondo silenzio, nonostante i cerotti simbolici, perchè la domanda talvolta è impellente e scandisce negli slogan ripetuti la propria urgenza.
Non a caso, del resto, la giornata di oggi è stata preceduta da una settimana intensa di parole e sguardi: mostre, incontri, dibattiti, rappresentazioni, tavoli di lavoro in preparazione al Social Forum che si terrà a Parigi il prossimo autunno, tutto stava a mostrare che il progetto di un mondo diverso, pur se arruffato, non si spegne.
Nonostante la paura che molti, oggi, riconoscevano e descrivevano, ripensando ai giorni del G8: "Come in Cile"... "Come dopo Piazza Fontana"..."Ce la vogliono far venire a tutti i costi"...

Ma la paura ha sempre una ninna nanna che la culla, una musica che la accompagna come una carezza: una buona scusa per non sentirsi soli o solo ribelli; anzi, una perfecta excusa, come Luis Sepulveda scriveva per i Modena City Ramblers, che tra gli altri, sulla Piazza del Mare, hanno regalato a Carlo, e a noi, il profumo della festa.


Una perfetta scusa per sentirci ancora vivi
è sapere che il nostro sforzo è necessario
che siamo come il fuoco di una ricca memoria
che siamo come l'acqua di un fiume in piena

che siamo la promessa di un domani migliore
que somos la promesa de un mañana posible

una perfetta scusa per vedere come siamo
è sapere che è ancora molta la strada da fare
lascia la porta aperta a tutti i viaggiatori
perchè i sentieri giusti vanno percorsi insieme

e alla meta arriviamo cantando o non arriva nessuno
y a la meta llegamos cantando o no llega ninguno."


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 21-07-2003
Genova, cara Emanuela, ci ha insegnato, come ogni strage compiuta da mani assassine in tutto il mondo , che non dobbiamo avere più paura; che non possiamo stare a guardare chi massacra, soffoca ed impone il silenzio della parola e dell'anima. No, non si può più assistere a certi orrori. Lo reclamano la dignità di essere uomini, la verità e la giustizia. L'uomo sta correndo non si sa bene verso che cosa, verso chi, verso dove, ma una parte dell'umanità e la natura recriminano una cornice diversa, in cui ogni piccolo essere sia rispettato e non torturato, tarpato, schiavizzato o ucciso da coloro che si credono in grado di gestire il mondo e di tirarne i suoi fili, ma che, analizzando bene il loro operato, dimostrano di essere poveri dentro e immensamente soli.

Come sempre le tue parole mi commuovono, mi fanno riflettere e sentire in sintonia con chi, come me, ancora guarda incantata un tramonto, un cielo stellato, un bambino appena nato e tanti altri bellissimi miracoli della natura.
Ti ringrazio per questo e ti saluto con affetto e stima.