breve di cronaca
Miseria della Grande Riforma
Scuolaoggi - 18-07-2003
A quanto pare la Grande Riforma Moratti della scuola primaria è annegata in un bicchier d'acqua. Il testo della bozza (perché in questa vicenda sempre di bozze si parla: de te fabula narratur…) del "decretino" approdato all'attenzione del CNPI per il previsto parere è ridotto a due striminziti articoli (sui quali peraltro il CNPI esprime parere favorevole "con riserva" e Cgil scuola e CIDI in parte si dicono contrari…).
L'art. 1, comma 1, in pratica "propone" a tutte le classi prime e seconde della scuola primaria un "progetto nazionale" (adesso si chiama così) che consisterebbe nell'attuazione delle "innovazioni" prefigurate dalla legge 53/03, limitatamente, attenzione, ai "contenuti" dei Piani di studio personalizzati per la scuola primaria, considerati parte integrante del decreto. Il comma 2 precisa che tali Piani di studio verrebbero attivati dalle istituzioni scolastiche "nell'ambito dell'autonomia didattica, organizzativa e di ricerca" delle scuole, tenendo conto delle famiglie, del contesto culturale, sociale ed economico (sic) delle realtà locali, "fermo restando gli attuali assetti strutturali, gli orari di funzionamento e le risorse professionali in dotazione".
L'art. 2 dice che nei primi due anni della scuola primaria sarà assicurata l'alfabetizzazione informatica e quella nella lingua inglese.
Questo è, per il momento, quel che passa il convento, quel che resta della Grande Riforma Moratti-Bertagna. Un po' poco, se si pensa che l'intento era quello di "rivoluzionare" gli assetti della scuola elementare, abbattendo la legge 148/90 con tutti i suoi orpelli (tra i quali il Tempo Pieno), riducendo drasticamente il tempo scuola, restaurando la figura del docente prevalente (alias tutor), cambiando insomma alla radice l'organizzazione didattica (moduli, tempo pieno, team docente) della scuola di base degli anni '90 e oltre. In pratica, da questo punto di vista (assetti strutturali, organizzazione del lavoro), a settembre non cambia nulla o quasi.
Questo è il risultato, si può ben dire, di un approccio, di una modalità di proposta e di elaborazione calata dall'alto, che non è partita coinvolgendo i soggetti interessati (le scuole, i docenti, le associazioni professionali, il territorio) ma che ha dovuto registrare poi una diffusa opposizione, perplessità e riserve. Altro che "condividere la riforma"…! Cosa resta infatti delle grandi idee partorite dal "gruppo Bertagna"? E cosa resta di una "sperimentazione" ancora in buona parte sconosciuta ai più e che, a quanto è dato di sapere, ha preso strade che non sempre c'azzeccavano con le "linee guida" di Bertagna & C.?
I "contenuti" dei Piani di studio inoltre, se confrontati con i curricoli della scuola di base proposti a suo tempo da Berlinguer-De Mauro (legge n.30/2000 sul riordino dei cicli, poi "sospesa"), appaiono ben poca cosa. Si poteva forse criticare quei curricoli perché troppo complessi e pretenziosi, ma quelle indicazioni e obiettivi di apprendimento (che erano comunque il risultato di un lavoro di commissioni ampie, pluraliste e sicuramente dotate di competenze pedagogiche e disciplinari), avevano un spessore culturale difficilmente paragonabile alla lista della spesa degli obiettivi specifici di apprendimento presenti nelle Indicazioni nazionali del gruppo (ristretto) Bertagna, di fatto un documento "privato" e unilaterale.

Per quanto riguarda l'estensione di informatica e inglese (o meglio, di una lingua straniera comunitaria, come dice il CNPI), su cui tutti sono ovviamente d'accordo, non sono ancora ben chiare le concrete modalità attuative. Con quali risorse professionali e finanziarie verranno "assicurati" questi insegnamenti a tutte le scuole? Verranno assunti docenti specialisti di lingua straniera in numero sufficiente (qualche migliaia)? E dove verranno reperite queste figure professionali?
Per informatica poi c'è da rilevare che se è vero che questa "materia" ha avuto una sua diffusione nelle scuole in tutti questi anni, vere e proprie competenze "allargate" sono ancora da costruire e i corsi di formazione previsti ormai da parecchi mesi (vedi Invalsi) in molti casi non sono ancora partiti.
Insomma, al di là della propaganda e degli spot televisivi, non sarà semplice neppure garantire inglese e/o L2 e informatica dal prossimo anno scolastico.
Il dato positivo, da sottolineare, comunque è che la palla ritorna alle scuole. Saranno i Collegi docenti e gli organi collegiali a decidere se aderire al "progetto di innovazione" e con quali modalità, nell'ambito di una finalmente riconosciuta autonomia delle scuole.
Insomma, rispetto alle premesse e all'impostazione iniziale, in vista di un imminente provvedimento amministrativo del Ministro (approvazione dei due articoli della bozza di decreto sopra citati), si può ragionevolmente parlare - parafrasando il vecchio Marx (ahi, questi comunisti!) - di miseria della filosofia, con riferimento a quanto resta della Grande Riforma. O più semplicemente dire che la montagna ha partorito un topolino.

Dedalus

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