breve di cronaca
7000 PRECARI LOMBARDI ANNUNCIANO SCIOPERO FAME
Uil scuola Molise - 17-07-2003
MILANO, 16 LUG - Settemila docenti precari a rischio preannunciano lo sciopero della fame, in seguito all'approvazione, alla Camera dei deputati, della nuova normativa sul rapporto di lavoro degli insegnanti di religione cattolica.
Per quanto riguarda la regione Lombardia, gli insegnanti beneficiari della normativa in prima applicazione sono 3000, ma nella regione 7000 docenti precari, a rischio di perdere il posto di lavoro, preannunciano lo sciopero della fame collettivo a partire dall'11 settembre 2003.
''Gli effetti di tale legge sono drammatici - spiega Leonardo Donofrio, Segretario della Uil scuola - e possono sfociare in una protesta da parte degli oltre 50 mila docenti abilitati nella regione: c'e' chi sin d'ora propone lo sciopero collettivo della fame a partire dall'inizio dell'anno scolastico. I docenti di sostegno in possesso di specializzazione si sentono presi in giro e chiedono analoga soluzione attraverso un apposito concorso riservato, ovvero l'approvazione immediata delle proposte di legge in merito giacenti in Parlamento''.

''Aver approvato un'apposita legge esclusiva per gli insegnanti di religione e non un provvedimento ispirato alle pari opportunita' (per gli insegnanti di sostegno, i docenti precari abilitati) - sottolinea Donofrio - provochera' uno scontro tra chi vede risolto un diritto atteso e chi e' a rischio di licenziamento''.
(ANSA).


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 ilaria ricciotti    - 17-07-2003
E noi navigatori di Fuoriregistro, che esprimiamo le nostre considerazioni sulla scuola attuale, positive o negative che siano, che andremo sicuramente a lavorare il 1' settembre e che non verremo licenziati, che cosa intendiamo fare a sostegno di questi colleghi? Ci limiteremo ad esporre trattati su varie tematiche, continueremo ad esprimere le nostre opinioni sui ragazzi difficili, la riforma moratttiana, ad affermare che anche oggi la scuola è bella, per alcuni forse più di ieri, o interverremo, in nome di quello spirito di solidarietà che caratterizza tale rivista ed inizieremo fin da oggi, come abbiamo fatto per la guerra, per la RAI e per tanti altri diritti violati, ad essere vicini a questi colleghi in difficoltà?
Una nostalgica insegnante di sinistra. Sinistra che, una volta al governo non ha combinato tanti grossi guai come questi ed una iscritta alla CGIL . CGIL che si è sempre battuta non solo per tutelare i posti di lavoro, ma per affermare una scuola di qualità.
Gradirei che qualcuno, anzichè rispondere al mio commento, scriva un articolo indicandoci possibili mobilitazioni a proposito dei 7000 precari che oltre a perdere il loro posto di lavoro, a mio avviso, stanno perdendo la loro dignità di persone e di professionisti.

 Roberto Cammarata    - 20-07-2003
Forse è il caso di attivarsi perché si impedisca - con una legge - agli immessi in ruolo per la Religione di passare su altro ruolo. Come si fa a far sapere ai parlamentari che servirebbe anche una simile norma?!

 ilaria ricciotti    - 24-07-2003
Prima sono stati attribuiti ai precari 18 punti, adesso sono stati tolti per il ricorso fatto dai loro colleghi sissini. Conseguenze : il Ministro Moratti dovrebbe farsi garante dei punti tolti, a chi per anni ha lavorato nella scuola pubblica ed ha sostenuto diversi concorsi, facendo ricorso al Consiglio di Stato, almeno così mi hanno riferito. Personalmente è con dispiacere che intervengo nei confronti di quelli che considero colleghi, in quanto, anche se non mi trovo nella loro intricata e spiacevolissima situazione, capisco il problema. Come è stato detto, questa è una guerra tra poveri per assicurarsi un posto di lavoro che forse non ci sarà nè per i precari nè per i sissini. Comunque noi insegnanti di ruolo dobbiamo sostenere questi colleghi, giovani o più attempati, che si trovano sospesi in un pozzo senza fondo. Confidiamo anche che, di questa situazione, che sa dell'incredibile, i nostri governanti se ne occupino con equità . Speriamo che il miracolo si compia e che a settembre tutti abbiano un posto di lavoro, nella scuola pubblica o almeno in quella privata.