Giuseppe Pontiggia
Fuoriregistro - 28-06-2003
Un caro ricordo

La notizia della morte di Giuseppe Pontiggia mi ha molto rattristato. L’avevo conosciuto alla presentazione del libro “Nati due volte” e ciò che colpì fu la sua sensibilità umana, quell’apertura del cuore che si vedeva sul suo volto e che segnava profondamente i suoi scritti.

In Pontiggia vi era una capacità rara, che forse in “Nati due volti” si è realizzata nel modo più alto, era la capacità di scrivere intingendo la penna nella vita. Per questo i suoi scritti vibravano della drammaticità e dell’intensità della sua esperienza umana.

Mi piace oggi ricordarlo con la semplicità della preghiera, sapendolo certo che ora “tutto è dove deve essere e va dove deve andare: al luogo assegnato da una sapienza che (il Cielo ne sia lodato!) non è la nostra.”

Gianni Mereghetti




"...Quello che mi propongo è una radicalità di linguaggio
che non significa povertà, ma piena responsabilità di tutto ciò che si dice,
anche tentando percorsi inventivi, associazioni sconcertanti, metafore nuove,
percorsi possibilmente sorprendenti anche per me...."




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