Franco Villa, docente di Fisica in un triennio scientifico t - 27-11-2001 |
Amo il sapere e la scuola, ma non sono d'accordo nell'abolire nè l'esame nè il valore legale del titolo di studio. Non sono così pessimista sullo stato attuale. L'esame è molto sentito e rappresenta una prova importante. E' vero che la percentuale di promossi è alta ( fatto positivo) ma lo è stata anche la percentuale di respinti e di abbandoni negli anni precedenti (fatto negativo). L'esito finale ha una buona corrispondenza con il percorso scolastico. Se tutto ciò non fosse vero perchè dovrei impegnarni così, assieme a tanti miei colleghi (fessi anche loro?). Franco Villa, docente di Fisica in un triennio scientifico tecnologico. |
Renzo Stefanel, italiano e storia, biennio geometri - 02-12-2001 |
ABOLIRE! ABOLIRE! SENZA POR TEMPO IN MEZZO! Ma dov'era 'sta petizione, chè non ne ho mai sentito parlare? Come si può procurarsela, farla circolare, ecc.? La caratterizzazione dell'Esame come una farsa è perfetta. Sono innumerevoli i casi di colleghi, anche bravi insegnanti, che si presentano agli esami con l'intento di promuovere tutti per dispregio nei confronti dell'esame stesso. E allora perchè continuare? Sarà la vita, come al tempo della Grecia antica, a dimostrare chi ha i numeri per farsi strada e chi no. In alternativa all'abolizione, propongo di rendere l'esame teutonicamente difficile, di formare una task force di insegnanti scientificamente determinati ad accertare la MATURITA' degli esaminandi, disposti a infierire sulle ridicole tesine presentate dai candidati, pronti a far rapporto al Ministero in presenza di commissari interni (mai più di uno, in ogni caso) democristianamente volti alla promozione generalizzata e pietista. Propongo che in questo caso la segnalazione di bassa preparazione dei candidati, scarsa selezione da parte dell'istituto tal dei tali, ecc. comporti l'immediata diminuzione dei finanziamenti statali alla scuola in oggetto, in proporzione alla gravità del rapporto. E sennò, ABOLIAMO SENZA POR TEMPO IN MEZZO! |
berta claudio - 02-12-2001 |
Mi riferisco all'esame di stato nei licei (e non ho letto tutto l'articolo, perchè troppo lungo). Dico solo: qualcuno guardi la distribuzione statistica dei punteggi; scoprirà che l'esame è comunque uno strumento che funziona per distinguere con buona approssimazione i livelli di apprendimento e competenze. |
Franco Di Plotti, ingenere, suppl. in un I.T.per geometri - 02-12-2001 |
Per come stanno le cose, (vedere i tabelloni di fine anno che riportano promozioni con tre, quattro!!! debiti formativi, e con dichiarazione scritta!! di ulteriori aiuti; debiti nella stessa materia protratti per anni successivi!!! - poverino, non ha mai ingranato, dalle elementari!!) c'è da pensare che sarebbe meglio abolire l'esame di stato; è una farsa dichiarata a cui i commissari interni si prestano per tutelare ... il buon nome della scuola ... un servizio inefficiente prestato (e non per colpa loro) ... o solo promozioni regalate perchè se lo studio è tosto, gli studenti vanno altrove ... si perdono cattedre ... si rischia di essere trasferiti in una sede lontana (sic). Per non parlare di chi promuove sia all'esame di stato sia agli scrutini di fine anno per la semplice ansia di subire un ricorso (diciamo francamente che come accade anche nel privato - ma meno - non tutti operano con la passione che il delicato lavoro di docente comporta ed impone). Ragioni ampiamente favorevoli per abolire gli esami ce ne sono; ragioni ancor più forti per togliere il valore legale al titolo di studio anche, e simpatizzo entrambe le posizioni. Ma fino che possiamo dobbiamo essere convinti che: 1- la ricchezza di una Nazione è nella cultura e nella competenza dei suoi Cittadini. 2 - Che dobbiamo pretendere che i nostri figli abbiano il più elevato possibile grado di istruzione; e questo loro "malgrado" dopo tutto è nel gioco delle parti - compito dello studente è fare il meno possibile, compito del docente è fargli fare il più possibile; come docenti, e prima di tutto come genitori e cittadini dobbiamo esigere il meglio; democraticamente possiamo lasciare che i nostri figli decidano il loro progetto di vita e di studio; come adulti abbiamo il dovere morale verso di loro ed il diritto a nostro favore che perseguano e raggiungano la meta finale di quel progetto che si sono liberamente scelti. 3 - toglire l'esame di stato perchè tanto sono tutti promossi è sciocco quanto togliere un limite di velocità perchè non viene rispettato. Facciamo un salto di qualità .... ripristiniamo gli esami di riparazione -e siano severi-, ripristiniamo l'ammissione gli scrutini di ammissione -e l'ammissione sia ben ponderata e qualificante per la scuola che presenta il candidato; pretendiamo che all'esame si presentino studenti preparati, pretendiamo che l'esame sia una vera prova, non solo selettiva ma soprattutto qualitativa. E che al giudizio attribuito corrisponda una reale competenza. Applichiamo un codice serio rigoroso e non buonista o pietista nella valutazione all'esame; se i requisiti (e per favore che non siano minimi!!) stabiliti o richiesti sono mancati anche di poco il candidato sia riprovato -vorrei dire con serenità. E soprattutto è indispensabile fare uscire il lavoro dei docenti dalle secche della burocrazia!! meno carta, meno programmi, meno progetti, meno balle e demagogia, molti ma molti più contenuti e molta più preparazione richiesta agli studenti; forse la Scuola farà un grande salto in avanti se avrà il coraggio di fare un piccolo passo indietro |
rosanna betti - 02-12-2001 |
Mi trovo sostanzialmente d'accordo con l'intervento e penso che dall'abolizione del valore legale del titolo di studio la nostra scuola (pubblica) non possa trarre che giovamento. Rosanna Betti, insegnante di lettere all'Istituto Tecnico Industriale "Leonardo da Vinci" di Pisa. |
Giampietro Ferrario - 02-12-2001 |
Caro collega, sono del tutto d'accordo con quanto scrivi. Ritengo che l'attuale stracciarsi le vesti di alcuni per le commissioni formate solo da "interni" non aiuti per nulla a cogliere le questioni ben più imporatanti in gioco, non ultima quella del valore legale del titolo di studio. E' su questo che occorre onestamente riflettere e confrontarsi. Far cadere questo vecchio tabù sarebbe il primo significativo passo verso una reale riforma del sistema scolastico, attualmente ingessato da una mortificante autoreferenzialità cui non si rimedia certo col sacro rito degli esami finali con commissari esterni. Non credo, poi, che l'Università ci vorrà rimproverare dal prossimo anno l'accesso agli studi accademici di studenti disabituati agli esami. Temo piuttosto che anche il prossimo anno ci rimprovererà la grave impreparazione degli studenti. |
Giuseppe D'Emilio - 03-12-2001 |
Chi, nella situazione attuale, propone l'abolizione del valore legale del titolo di studio ha il pregio di essere concreto, diversamente da chi, da anni, continua a ripetere che è necessario migliorare l'istruzione pubblica, mettendo da parte l'analisi della situazione reale e della scuola e della società. A sostegno, quindi, delle interessanti riflessioni esposte da Alberto Biuso, esprimo alcune considerazioni estemporanee. In una sempre più concreta prospettiva di aumento degli spazi offerti alle scuole private, appare evidente che la concorrenzialità porterà ad un ulteriore diminuzione della selezione e quindi ad un'ulteriore dequalificazione del titolo di studio; ma sappiamo bene, del resto, a meno di non voler fingere, corporativisticamente, che noi docenti siamo perfetti, che già oggi la prospettiva di "perdere il posto" e di essere trasferiti in sedi disagiate porta molti di noi a compiere, più o meno consapevolmente, calcoli opportunistici in sede di scrutinio finale. Pur essendo fermamente convinto che la scuola debba fare di tutto per evitare l'insuccesso scolastico e la dispersione, noto che retorica "buonista", demagogia e film di serie B hanno ormai, credo definitivamente, inculcato in buona parte dell'opinione pubblica l'idea che l'insegnante che respinge è "cattivo"; è ovvio che molti di noi, per due milioni al mese, soprattutto dopo l'abolizione degli esami di riparazione e del valore del sette in condotta, non hanno avuto la forza di fare altro che adeguarsi a questa situazione, "abbassando" gli obiettivi. A questo proposito è inoltre da notare che non sono pochi i docenti pregiudizialmente contrari a qualunque tipo di selezione, sia pure, come spero tutti la intendiamo, "orientativa". La "cultura del ricorso" porta molti presidenti di commissioni d'esame a far di tutto (in soldoni: non bocciare) pur di evitare qualsiasi complicazione legale. Dal desiderio del "pezzo di carta" non siamo immuni nemmeno noi insegnanti, basti vedere la recente corsa alle abilitazioni riservate, in alcuni casi ancor più farsesche degli esami di Stato; quasi tutti i docenti, o aspiranti tali, respinti nei concorsi sono convinti di essere vittime di ingiustizie; esaminatori appena appena rigorosi vengono in genere criticati e considerati negativamente; possiamo pretendere che tutti gli alunni comprendano di avere delle lacune e che tutti i genitori ammettano che la loro creatura "non riesca"? Della mancata corrispondenza tra preparazione e titolo di studio, alcuni di noi sono una prova vivente... Con tutto ciò, non credo che la scuola italiana sia allo sfascio: sono testimone di molte situazioni in cui ancora si motivano gli studenti, si offrono concrete occasioni di recupero e di valorizzazione delle eccellenze, si orienta, insomma: si "fa scuola". |