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Clima "più ostile" per i richiedenti asilo
Redattore sociale - 12-06-2003
Rapporto-denuncia del Jrs (Jesuit refugee service)





Alla vigilia della Giornata mondiale Onu dei Rifugiati, fissata al 20 giugno, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) fa un bilancio delle sue attività in Europa nel 2002, definito “anno storico” per il vecchio continente, in quanto “è stato raggiunto l’accordo per l’allargamento dell’Unione Europea e l’ammissione di 10 paesi candidati. Questo fatto influenza il tema dell’asilo – notano i gesuiti del Jrs -, in quanto la legislazione sull’asilo in vigore in questi paesi dovrà essere armonizzata con quella europea.

I paesi candidati all’ingresso stanno adottando misure per stringere i controlli alle frontiere e istituire centri di raccolta per coloro che attraversano i confini illegalmente”. Lo scorso anno il clima generale nei confronti dei richiedenti asilo in Europa “si è fatto più ostile e la maggiore preoccupazione dei governi sembra essere quella di proteggersi a tutti i costi dalle migrazioni illegali, anche se questo comporta l’erosione del regime di protezione offerto a coloro che fuggono le persecuzioni – denuncia il Jrs -. In tutti gli stati membri dell’Ue le politiche dei singoli governi nei confronti dei richiedenti asilo stanno diventando più negative”.

Nel 2003 l’Ue è impegnata nell’elaborazione di una “politica armonizzata” sulle procedure di asilo e sul tema dei requisiti necessari ad ottenere lo status di rifugiato. La Commissione Europea pubblicherà, inoltre, un documento sull’integrazione dei migranti e dei rifugiati nelle società europee. “Non è possibile limitare i beneficiari del nostro servizio ai soli rifugiati intesi in senso stretto – commenta il gesuita John Dardis, direttore del Jrs Europa -. Infatti, molti di coloro che oggi i governi classificano come migranti possono essere di fatto compresi nel mandato del Jrs di servire i rifugiati. Essi sono ‘rifugiati de facto’, un termine usato nei documenti della Chiesa”. Il Jrs insiste nel sottolineare l’importanza dell’opinione pubblica in Europa e promuove attività di informazione e sensibilizzazione sulla condizione dei rifugiati prendendo parte a dibattiti pubblici, programmi radio e TV e pubblicando articoli sulla stampa.

Sul fronte legislativo l'Italia mostra, analogamente ad altri paesi d’Europa, una condizione di precarietà rispetto al fenomeno dei rifugiati e richiedenti asilo.

Particolare riferimento è stato fatto dall’art. 10 della Costituzione italiana (Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge). I costituenti stessi – si è sottolineato nel corso del meeting - sono stati a loro tempo richiedenti asilo, ma se nei primi anni il fenomeno era marginale, ora è esploso in maniera esponenziale e l’immigrazione clandestina è diventata un comportamento antigiuridico. I tentativi di regolare la materia con una legge, sono spesso falliti a causa della mancanza di una copertura finanziaria, tuttavia a livello locale alcune questure operano omologando l’art.10 allo status di rifugiato, come ad esempio quella di Roma.

Sono state anche sottolineate la possibilità di una strumentalizzazione della domanda d’asilo - e la conseguente necessità di garantire più assistenza ai rifugiati e ai “veri” richiedenti asilo - ed il ruolo centrale dei mediatori culturali, di cui secondo gli esperti c’è carenza. Le esperienze messe a confronto hanno mostrato che essi spesso si trovano costretti ad operare per gruppi linguistici o culturali che non conoscono e che, soprattutto nelle piccole realtà, è necessario che siano pensate strutture di sostegno e supporto.

Gli esperti hanno anche posto l’accento sulla questione dei centri di accoglienza, a partire dalla scelta del nome (centri di identificazione si è detto e non centri di accoglienza), e su come poter superare le carenze esistenti, cercando di migliorare le strutture nel miglior modo possibile in base alle risorse economiche. Inoltre – hanno spiegato gli esperti - il richiedente asilo ha solo in teoria libertà di movimento, in realtà la sua libertà è in qualche modo limitata in quanto, se lascia il centro, rinuncia automaticamente alla sua domanda.

Focus sulla condizione dei minori stranieri
Figli che si sentono responsabili dei problemi economici dei genitori o che hanno visto la propria famiglia subire torture e abusi, bambini a cui sono stai affidati i fratelli più piccoli e che per questo vanno a lavorare e vengono sfruttati, fino ad arrivare alle situazione estreme. E’ tristemente variegata la realtà dei minori immigrati, in particolare di quanti arrivano soli nel nostro paese. Il 1° Meeting internazionale sui rifugiati e richiedenti asilo ha voluto realizzare un focus specifico, analizzando la situazione dei minori non accompagnati in diversi paesi europei e partendo dalla considerazione che l’’educazione in famiglia deve essere un diritto per il minore immigrato, non accompagnato. Il workshop ha preso in esame lo Studio promosso dalla Commissione Europea, “Direzione generale Occupazione e Affari sociali”, e realizzato dal “Coordinamento Europeo per il diritto dagli stranieri a vivere in famiglia”, in sei diversi Paesi (Belgio, Inghilterra, Francia, Spagna, Austria, Italia).

E’ evidente che non è possibile analizzare e tentare di tutelare la condizione dei minori stranieri senza tener conto delle difficoltà in cui vivono le loro famiglie. In tutte le nazioni, oggetto di ricerca, è emerso che gli stranieri faticano ad essere considerati cittadini a pieno titolo e soprattutto sembra che la società stenti ancora ad accorgersi che ormai “l’immigrazione è un fenomeno definitivo e strutturale”. Una mancanza di percezione che si trasferisce anche sul piano normativo, determinando “un’incongruenza politico-legislativa”. In questo senso una delle difficoltà da superare, che di fatto impedisce la costruzione di un progetto di vita, è la mancanza di un titolo di soggiorno a lungo termine o definitivo, ma, secondo gli esperti, occorre migliorare la regolamentazione dei ricongiungimenti familiari e garantire una maggiore sicurezza delle politiche sociali, aumentando le possibilità di inclusione e finanziarie.

Gli operatori presenti hanno sottolineato anche una precarietà dei fondi (“chi opera col precariato diviene a sua volta precario”) e la necessità di una formazione e qualificazione professionale, sia nell’ambio di percorsi istituzionalizzati rivolti agli operatoti del settore, sia nel contesto dell’opinione pubblica, “facendo tesoro della riflessione della pedagogia e dell’educazione interculturale”.
In particolare sono stati presentate le esperienze realizzate in ambito della casa di accoglienza di Chiesanova (To) che ospita minori non accompagnati, quelle in ambito sociosanitario di assistenza di minori vittime della tortura e di bambini soldati ed il Progetto Fragus, realizzato in Olanda, con 450 minori, che prevedeva insegnamento e formazione.

JRS - Jesuit Refugee Service - Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati
Indirizzo:Borgo S. Spirito, 4 - 00193 - Roma (RM)
Tel: 06/68977386, Fax: 06/6879283
E-mail: international@jesref.org
responsabile:Fr Lluis Magrinà S.J.
sito/i internet: www.jesref.org

Il Servizio dei Gesuiti (JRS) è un'organizzazione cattolica internazionale fondata nel 1980 da P. Pedro Arrupe SJ.
E' presente in più di 40 nazioni con la missione di accompagnare, servire e difendere i diritti dei rifugiati e degli sfollati.
I servizi offerti riguardano prevalentemente i progetti di cura pastorale, istruzione per bambini e adulti, servizi sociali e di consulenza e assistenza sanitaria.

Richiedenti asilo in Europa nel 2002

In AUSTRIA soltanto un terzo dei richiedenti asilo può essere accolto in un centro governativo. Un altro terzo trova sostegno grazie all’operato delle ong, mentre l’ultimo terzo non trova alcuna assistenza specifica. Esistono centri nei quali coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato possono essere accolti per avviare un percorso di integrazione nella società austriaca.

In BELGIO i richiedenti asilo nel 2002 sono stati 18.800: un dato che contrasta con le più di 42.000 richieste nel 2000 e 24.000 nel 2001. Molte persone, nonostante abbiano solidi requisiti per ottenere asilo, sono consapevoli dell’inasprimento delle misure adottate contro coloro che sono ritenuti “immigranti illegali” e preferiscono non presentare la richiesta di asilo.

La REPUBBLICA CECA, abitualmente un paese di provenienza di rifugiati, è poi passata a essere un paese di transito; ora accoglie un numero significativo di richiedenti asilo.

In GERMANIA nel 2002, secondo le statistiche ufficiali, 71.127 persone hanno presentato richiesta di asilo. Prendendo in considerazione le cifre finali dell’immigrazione nel 2002, si raggiunge una stima di circa 235.000 persone.

Nel gennaio 2003 la GRECIA assume la presidenza dell’UE. Tra le questioni che la presidenza greca mette all’ordine del giorno figura il traffico illegale di migranti e rifugiati.

Dall’essere un paese di provenienza di rifugiati l’UNGHERIA è diventata un paese di transito e in parte anche di destinazione di rifugiati.

Anche l’IRLANDA si è trasformata da paese di provenienza di emigrati in paese di destinazione. L’atteggiamento dell’opinione pubblica, prima caratterizzata da una certa apertura, si è ora fatto più ostile nei confronti dei rifugiati.

In ITALIA sono attualmente presenti 23.000 rifugiati, provenienti soprattutto da Ex-Yugoslavia, Iraq, Turchia, Iran, Afghanistan e il Corno d’Africa. La nuova legge sull’immigrazione e l’asilo è stata approvata nel settembre 2002 e considera gli immigrati come lavoratori; le sue disposizioni rappresentano un irrigidimento della legislazione esistente.

Il 2002 rappresenta per MALTA un anno di drammatico aumento dei richiedenti asilo (474 persone hanno presentato la domanda), che saranno detenuti se risultano senza documenti validi. A partire da marzo tra le 900 e 1000 persone sono state incarcerate.

Nei PAESI BASSI il partito popolare Lijst Pim Fortuyn è diventato il secondo maggior partito politico con un orientamento fortemente “anti-straniero”. Tuttavia, il governo di coalizione di centro destra è caduto nel giro di 6 mesi. La pressione nei confronti degli immigrati illegali si è fatta più decisa a causa della nuova legislazione già approvata nel 2001. Nel 2002 poco più di 200 persone hanno richiesto asilo in PORTOGALLO. Tuttavia, molte persone sono entrate nel 2000 e 2001 come migranti irregolari, spesso vittime dei trafficanti.

In ROMANIA sono state registrate, nel 2002, 1.308 richieste di asilo (soprattutto di iracheni), con una riduzione del 55% rispetto al 2001. Le autorità dispongono di due centri di accoglienza per richiedenti asilo con una capacità di 560 posti, dove spesso i rifugiati sono esposti alla fame e alla malattia, senza un alloggio adeguato.

La SLOVACCHIA accederà all’UE nel 2004 e ha già avviato l’armonizzazione della sua legislazione sull’asilo con le politiche europee. La questione delle minoranze Rom è stata seguita da esperti dell’UE, che ha finanziato diversi progetti a loro favore. 160.000 appartenenti a questa minoranza sono scarsamente integrati nella società slovacca e sono potenzialmente una grande fonte di emigrazione.

Nel 2002 la SLOVENIA ha affrontato la sfida dell’integrazione di 2.300 rifugiati bosniaci che hanno ottenuto ufficialmente lo status di rifugiato nell’estate del 2002 insieme con un permesso di soggiorno. Tuttavia, non c’è ancora chiarezza su come avverrà la loro sistemazione nel paese.

La SPAGNA ha registrato poco più di 6.000 richieste di asilo nel 2002, con una riduzione rispetto all’anno precedente: una cifra relativamente bassa rispetto a quelle di altri paesi europei di simile grandezza.

Nel REGNO UNITO il governo ha ottenuto l’approvazione in Parlamento di una nuova legge sulla nazionalità, l’immigrazione e l’asilo: il ‘Nationality, Immigration e Asylum Bill’ del 2002. Il Jrs critica apertamente questa nuova legge che rappresenta un’erosione dei diritti dei richiedenti asilo in Gran Bretagna.

(fonte: Jesuit Refugee Service, Europa)




Segnalato da Rolando A. Borzetti
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 Rolando A. Borzetti    - 19-06-2003


 Redattore Sociale    - 20-06-2003

"Mentre ancora si contano i morti dell'ultimo naufragio e le poche strutture d’accoglienza operanti straboccano di disperati fuggiti alla guerra, alle persecuzioni e alla fame il governo vara il decreto “antisbarchi”, in risposta ai boatos di Bossi e in linea con le scelte razziste che caratterizzano tutta la politica sull’immigrazione”.

A fare queste dichiarazioni è l’Arci, che in concomitanza con la Giornata internazionale del rifugiato prende spunto dal decreto antisbarchi. “La Marina e la Guardia di Finanza, col supporto dell’aviazione (anziché cannoneggiarli, come chiede Bossi, li bombarderanno?), potranno intervenire in acque nazionali e internazionali contro natanti sospetti, in particolare contro quelli di cui non sia chiara la provenienza. Potranno abbordarli, salire a bordo, fare controlli, rispedirli da dove sono venuti, ricorrendo, se necessario (chi verificherà se la necessità c’era davvero?), all’uso della forza.
Siamo alla barbarie.
Alle donne, agli uomini e ai bambini che stremati e indifesi si avvicineranno alle nostre coste per trovare una possibilità di vita risponderemo ricacciandoli a forza verso il paese da dove sono fuggiti. E chi se ne importa se lì li attende un futuro di morte”.

Continua l’Arci: “Oggi in tutto il mondo si celebra la giornata del rifugiato. L’Italia anche in questo campo può vantare un primato: siamo l’unico paese in Europa senza una legge sul diritto d’asilo, il piano nazionale asilo è privo di finanziamenti, le possibilità di accesso alla protezione giuridica per i rifugiati sottoposte a tali restrizioni da renderle praticamente inapplicabili. Le associazioni, come l’Arci, che hanno allestito e gestiscono centri di accoglienza per i rifugiati in attesa di riconoscimento lo fanno a spese loro, perché agli enti locali che dovrebbero sostenere l’accoglienza sul territorio non arriva una lira. A livello europeo, mentre il governo italiano ha sistematicamente eluso tutte le direttive europee che riguardano l’accoglienza, il nostro presidente del consiglio sponsorizza l’istituzione della polizia di frontiera, chiarendo che il semestre di presidenza italiana della Ue dovrà dare un impulso decisivo alla costruzione della Fortezza Europa, con frontiere militarizzate e vigilate giorno e notte. Altro che Europa solidale e dei cittadini!”.

L’Arci, infine, annuncia che “per denunciare e contrastare queste scelte continuerà a mobilitarsi, unendo la denuncia alla pratica di solidarietà concreta. In molte città italiane oggi abbiamo organizzato conferenze stampa, dibattiti, azioni dimostrative non violente per richiamare l’attenzione sul problema dei rifugiati. Ricordando che il diritto d’asilo è previsto dalla nostra Costituzione e che il nostro paese cinquant’anni fa ha sottoscritto la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato”.