Intervento di Gianni Carlini - Dirigente IPSIA "Galilei - Frosinone
In questa sede, per il contributo che vorrei offrire, non intendo riferirmi al dibattito sulla legge che in altra sede resta importante e che ritengo utile tenere aperto, ma al contesto nel quale la legge interverrà, con gli obiettivi e gli strumenti che ha definito, e richiamare alcuni fini dell’istruzione e della formazione che ritengo ampiamente condivisi.
Ritengo utile fare riferimento a elementi oggettivi relativi alla scuola italiana e alla nostra situazione locale, della provincia di Frosinone.
E richiamarmi anche all’insieme degli obiettivi delle politiche europee sull’ istruzione e sulla formazione e sui suoi fini che costituiscono, credo, un riferimento ampiamente condiviso da tutti in Italia.
Un primo riferimento quindi all’art.14 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea che stabilisce che:
“Ogni individuo ha diritto all’istruzione e all’accesso alla formazione professionale e continua”
“Questo diritto comporta la facoltà di accedere gratuitamente all’istruzione obbligatoria”
Un secondo riferimento alle risoluzioni dei Consigli europei di Lisbona (marzo 2000), di Stoccolma (marzo 2001) e di Barcellona (marzo 2002) che quel principio e quel diritto intendono perseguire indirizzando le comunità nazionali con gli strumenti propri della Comunità europea: processi, forum, progetti di lavoro, attività delle agenzie europee, finalizzazione di risorse specifiche, il dialogo sociale europeo che coinvolge le parti sociali nella definizione del quadro di azioni.
Come ad esempio la Conferenza di Bruxelles (giugno 2002) alla quale hanno partecipato gli stati membri, la Commissione, i paesi candidati all’adesione, i paesi del SEE e le parti sociali che ha messo in luce alcuni principi operativi e prioritari volti a intensificare la cooperazione nel settore dell’ istruzione e della formazione professionale.
Per conseguire gli obiettivi e le aspirazioni dei paesi delV Unione Europea (diventare più prosperi, competitivi. tolleranti e democratici) i consigli europei hanno fissato:
Lisbona (marzo 2000)
I) fissa l’obiettivo di un’economia “basata sulla conoscenza più dinamica del mondo”
II) riconosce il ruolo importante svolto dall’istruzione quale
•parte integrante delle politiche economiche e sociali
• strumento per il rafforzamento della competitività
• garanzia di coesione delle società e di pieno sviluppo dei cittadini
III) ritiene l’istruzione e la formazione di qualità elevata cruciali:
• per la promozione dell’inclusione sociale
• per la promozione della coesione sociale
• per la promozione della realizzazione personale e
professionale
• per la promozione della mobilità
• per la promozione dell’occupabilità
• per la promozione della competitività
• per partecipare come cittadini attivi alla società della conoscenza ed al mercato del lavoro
Stoccolma (marzo 2001)
I) migliorare qualità ed efficacia dei sistemi di istruzione e formazione
II) facilitare l’accesso di tutti ai sistemi di istruzione e formazione
III) aprire i sistemi di istruzione e formazione al resto del mondo
Barcellona (marzo 2002)
esorta a fare dell’istruzione e della formazione in Europa un punto di riferimento di qualità a livello mondiale entro il 2010
La risoluzione del Consiglio europeo del 19 dicembre 2002 sulla promozione di una maggior cooperazione europea in materia di istruzione e di formazione professionale conferma che
”l’istruzione e la formazione sono mezzi indispensabili per promuovere l’occupabilità. la coesione sociale, la cittadinanza attiva, nonché la realizzazione personale e professionale”
E’ evidente quindi che il destinatario dei sistemi di istruzione e di formazione è l’insieme di tutti i cittadini europei e di tutti coloro che risiedono in Europa
Il quadro delineato di obiettivi offre lo sfondo per una riflessione sulle scelte da fare. Alcuni elementi oggettivi che descrivono la scuola italiana, dei quale deve tenere conto l’attuazione della riforma, per non ottenere risultati diversi da quelli che costituiscono il nocciolo delle scelte europee, possono aiutare ad indirizzare le scelte.
Si deve tener conto infatti di alcune caratteristiche attuali del sistema scolastico italiano che provo a delineare facendo riferimento, più avanti, anche alla situazione provinciale (che non credo dissimile da quella nazionale)
Primo elemento da considerare per non mortificare il trend positivo che sta caratterizzando la scuola italiana negli ultimi anni.
Popolazione con almeno il diploma superiore
E’ evidente che, se si guarda alla percentuale di diplomati fra le classi di età 25/34 e 55/64 anni, solo la Spagna (40) ha fatto meglio dell’Italia (35) nell’aumentare la percentuale di diplomati.
Se si guarda poi alla percentuale di diplomati per età al di sotto dei 25 anni il dato migliora ancora. Altri indicatori di sviluppo e di produttività del sistema mostrano un significativo processo di miglioramento. Sarebbe interessante analizzare dati più recenti che registrino anche quanto gli indicatori sono cambiati in conseguenza della attribuzione alle scuole dell’autonomia e per gli effetti della abrogata legge n.9/99 e della legge 144/99 ancora vigente.
Un quadro di risultati da analizzare riguarda certamente i livelli di prestazioni degli alunni.
Significativi sono i risultati della ricerca OCDE Pisa relativa alle performance di lettura dei quindicenni europei per le considerazioni che si possono fare.
La più bassa deviazione standard dei punteggi degli studenti italiani dimostra che le differenze fra le migliori prestazioni e le peggiori sono le più basse fra i paesi e più basse della media,
mostrando come il sistema scolastico attuale riesca a rendere più piccole le differenze fra gli alunni più di altri.
Se si guarda ai fattori che influiscono sui risultati degli alunni:
1) efficacia del sistema scolastico
2) contesto ambientale e familiare
3) talento e impegno individuale
e si valutano i risultati alla luce del rapporto con le condizioni socioeconomiche delle famiglie di provenienza, emerge quanto rappresentao nella tabella, e cioè che
lo scarto tra i risultati degli alunni appartenenti al quartile economicamente migliore e quello economicamente più scarso è il più basso
Capacità di lettura e staus socio-economico
La ricerca ha evidenziato inoltre, attraverso il rapporto di probabilità, che
lo studente povero italiano ha meno probabilità rispetto alla media OCDE di essere anche meno bravo car4
La scuola italiana rende meno grandi le differenze in un contesto non molto diverso da quello degli altri paesi.
E’ vero che le prestazioni dei quindicenni italiani sono più scarse delle conoscenze scientifiche (matematica e scienze) di quelle dei loro coetanei europei, ma quelle di storia e di geografia sono tra le più alte, e c’è da valutare inoltre il fatto che il curriculum di matematica e scienze fra i 12 e i 15 anni in Italia è di 20 ore, mentre la media OCDE è di 24 ore
Un riferimento più ristretto e specifico, quello di un istituto professionale della provincia di Frosinone, mostra il ruolo di compensazione svolto dall’Istruzione Professionale nel panorama della scuola italiana.
A fronte di questi risultati in uscita, è importante guardare quali siano le condizioni in ingresso.
I dati sulla situazione provinciale, relativi ai ritardi ed ai successi nella scola elementare e media ed ai ritardi ed alle promozioni con debito nella scuola superiore, mostrano un miglioramento continuo negli anni tra il 1997/98 e il 2000/2001. Ed in questo periodo sono state introdotte le citate leggi n.9 e 144 del 99.