Ma che saggi questi 300 saggi
Bianca Maria Cartella - 09-02-2001
Quando ti accorgi della completa mancanza di senso logico nelle riforme
che continuano a susseguirsi nel panorama della scuola italiana, senti
il peso del cambiamento e, inevitabilmente, ripensi al passato. Ti
chiedi cosa ci fosse di tanto sbagliato da necessitare di un’immediata
cancellazione. Discuti con te stesso e ripercorri la tua carriera.
Probabilmente molto era da cambiare, ma a condizione che il cambiamento
fosse migliorativo.


Quando leggi i suggerimenti sull’opportunita’ di eliminare le
interrogazioni, sostituendole con test di verifica, ti accorgi che tali
proposte non possono derivare da altro se non da solitarie
elucubrazioni invernali di linguisti ripescati e, se sei rimasto
incolume, dopo tredici anni scuola da studente, altrettanti da docente
inframmezzati da quattro di universita’; se il buon senso che ha
guidato le tue scelte non si sara’ appiattito sotto la pialla delle
comode generalizzazioni, avrai persino la forza di riflettere,
valutando con lucidita’ la vuotezza di siffatti suggerimenti.


Quando scopri che la riforma dell’Esame di Stato nasconde, dietro la
scusa mal pensata della terza prova, un tentativo voluto di
giustificare la cultura in test, caldeggiandola, l’indignazione non
puo’ che prendere il sopravvento perche’ la minimizzazione della
cultura in pillole e’ lontanissima dalla Cultura. Volendo servirsi di
un paragone, banale ma efficace, sai perfettamente che una porzione di
spaghetti in capsule, ingeribili assieme ad un bicchiere colmo d’acqua,
e’ immensamente distante da un piatto fumante di spaghetti
all’amatriciana…


Quando il desiderio di aggiornare le tue conoscenze metodologiche e
didattiche ti conduce a leggere le improponibili proposte, argomentate
dai 300 Saggi, cogli la distanza incalcolabile che separa te, semplice,
umile, piccolo e vero insegnante dai 300 oscuri, pomposi, enormemente
tronfi e falsi Saggi. Mestamente, ma lecitamente ti chiederai quanto
abbiano guadagnato per pensare alle modalita’ di trasformazione, in
ottica minimalista, dei programmi scolastici da proporre nel prossimo
futuro ai tuoi figli. E non ti porrai questa domanda solo perche’ ­
probabilmente ­ sei un curioso o un venale, con la mente sempre rivolta
al guadagno. Te lo chiederai perche’ sei solo un insegnantucolo che,
praticamente, fino ad ora, non ha prodotto alcunche’ di incisivo,
alcunche’ di tangibilmente valido, alcunche’ di fondamentale per la
societa’.


A questo punto, una buona porzione della tua vita ti ha gia’ circondato
la mente, facendo riaffiorare i ricordi di ogni studente con il quale
per anni ­ o solo per pochi mesi ­ hai interagito navigando la scuola e
vivendola. Scopri che una parte di ognuno di loro e’ incancellabilmente
scolpita in te e sei consapevole del fatto che una parte di te e’
rimasta in ciascuno di loro. Scopri che di alcuni ti sfugge il nome, di
altri non ricordi il cognome, ma certamente hai avuto modo di
condividere con loro, che sono stati i “tuoi” studenti nella stessa
misura in cui tu sei stato il “loro” prof., un segmento di vita. Hai
trasmesso loro qualcosa del tuo sapere, tutto quello che hai potuto. E
loro, resi liberi di operare scelte, sostenuti dalla forza del sapere,
avranno di volta in volta stabilito cosa fosse piu’ vicino ai loro
interessi. Avranno, rassicurati dalla potenza della competenza, scelto
i loro percorsi di vita. Consapevolmente.


Li avrai “interrogati” per far emergere in ciascuno il “bisogno di
parlare”, li avrai ascoltati e ti sarai fatto ascoltare. Avrai proposto
e loro ­ liberamente ­ avranno ingurgitato i contenuti, o li avranno
approfonditi scrupolosamente. Li avranno condivisi o rigettati. Ma
avrai tentato, in ogni modo e servendoti di ogni possibile strategia,
di renderli liberi e pensanti; avrai operato al fine di delineare in
loro la forza dell’opinione personale e criticamente rielaborata.


Certamente non avrai fatto tutto questo a suon di test o indovinelli.
Certamente non ti sarai servito del “silent method”. Avrai offerto loro
il tuo sapere e li avrai presentati al mondo. Uno ad uno. Cosa da poco.
Anzi, da niente. Tutto da rifare. I 300 hanno deciso. Bisogna cambiare
i nomi alle cose. Ma tranquilli. Tutto restera’ com’era prima. Tranne
gli anni di scuola. Uno di meno. Di questo passo, con un po’ di impegno
collaborativo, aboliremo completamente la scuola e tutta la carica
valoriale che l’ha sempre accompagnata. La scuola, oramai desautorata
di stile e di funzione, e’ sull’orlo del baratro…


Eran 300, forse non erano ne’ giovani ne’ forti, ma eran Saggi. Hanno
riempito di “minimo storico” l’incolmabile ed insostituibile bagaglio
culturale che la scuola ha, fino ad ora, sempre fornito. Eran 300,
tutti saggi. Nessuno illuminato. Fra loro nessuno ha avuto il buon
senso di suggerire una “conditio sine qua non” ogni proposta innovativa
sarebbe stata vanificata: nessuno ha pensato a diminuire il numero
degli studenti in ogni classe; nessuno ha pensato che la bocciatura ha
un valore educativo e di differenziazione comparativa limitatamente al
profitto NON estensibile al valore di ogni alunno in quanto persona;
nessuno ha pensato che svilire la scuola fino a farla diventare una
dozzinale raccolta di punti significa appiattire l’offerta culturale
rendendola omogeneamente noiosa e priva di interconnessioni; nessuno ha
pensato che la scuola italiana non potra’ mai neanche accostarsi al
sistema educativo americano, mancando ­ in Italia ­ i sussidi, gli
spazi, le strutture che gli statunitensi hanno da un cinquantennio.


Ma che Saggi questi 300 Saggi!

Gli studenti di domani, i nostri figli, saranno a loro immagine: non
sapranno distunguere un razzo da un palazzo! (Ove ‘razzo’ e’ stato
usato solo per l’assonanza con il termine preliminarmente pensato).

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 C66    - 05-04-2011
Con desolante tristezza, ad un decennio di distanza si può constatare quanto queste considerazioni si siano rivelate profetiche; troppi non ricordano quali tempi e quali ministri ringraziare per l'attuale sfacelo in cui versa la scuola in Italia.