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Oltre la Moratti
L'Ulivo - 17-05-2003
Le proposte dell'Ulivo per un nuovo patto tra scuola, Regioni e Enti Locali

Si è conclusa la fase di discussione e approvazione della legge delega sulla scuola. Una legge che sostituisce l’obbligo scolastico con un indeterminato diritto-dovere, che con la canalizzazione precoce riduce l’attuale obbligo all’istruzione, una legge che consegna al Paese una scuola più povera diminuendo le possibilità di contrastare la dispersione scolastica, l’inserimento degli alunni disabili e l’integrazione delle bambine e dei bambini immigrati. Una legge che, unitamente agli altri provvedimenti del centrodestra, mira a destrutturare la scuola pubblica e tende ad abbassare il livello medio di istruzione in contrasto con i diritti fondamentali dei cittadini e con le esigenze di sviluppo del Paese. L’Ulivo, insieme a tutte le forze di opposizione, vuol mettere in essere tutte le iniziative necessarie per sconfiggere questo progetto, per delinearne uno alternativo, per limitare nell’immediato, i danni che la legge Moratti rischia di produrre. Dovrà farlo anche concentrando la sua attenzione sui caratteri di confusione e di contraddittorietà della legge, sulla stesura dei decreti di attuazione, collegati alle leggi di spesa, per impedire ulteriori riduzioni delle risorse destinate alla scuola. Attraverso l’iniziativa nelle scuole e nei territori si possono e si debbono aprire condizioni per far vivere la scuola del cambiamento, di tutti e di ciascuno, contro ogni tentativo di deriva della scuola pubblica.

Per questo obiettivo è matura la proposta delle forze dell’Ulivo per un nuovo patto tra le scuole dell’autonomia, gli Enti locali, le Regioni, i sindacati, le associazioni di insegnanti, di genitori e di studenti, per rilanciare le linee programmatiche definite nel documento “La scuola che vogliamo” presentato nell’assemblea di Bologna del dicembre dello scorso anno e ulteriormente precisate nelle manifestazioni di Roma, Napoli, Torino e Taranto.

Per offrire a tutti i ragazzi e a tutte le ragazze italiane un sistema scolastico e formativo in grado di dare un senso alle loro domande di cittadinanza, di cultura, di istruzione e di formazione, occorre predisporre una risposta articolata, capace di garantire a tutti i diritti sanciti costituzionalmente. In una società in continua evoluzione il sistema dell’istruzione e della formazione acquista un ruolo strategico: è necessario costruire nel territorio una rete in grado di rispondere alla domanda sociale di cultura, istruzione e di formazione, che sappia diventare sempre più ricca e diversificata nei contenuti, multiculturale nell’impostazione.

Con la riforma del titolo V della Costituzione il ruolo in materia di istruzione delle Regioni, Province e Comuni è destinato ad aumentare in maniera significativa, superando il ruolo finora confinato a fornire solamente le condizioni logistiche e organizzative per il buon funzionamento della scuola. Da parte sua la scuola dell’autonomia deve essere capace di collegare i suoi piani dell’offerta formativa all’attività di tutti i soggetti che si muovono sul territorio, dalle istituzioni, all’associazionismo, al sistema economico. Tutto ciò richiede alle singole istituzioni un pressante lavoro di concertazione, di dialogo, di confronto e di collaborazione.

L’insieme di azioni e di relazioni che i soggetti operanti nell’istruzione, nella formazione professionale e nell’educazione non formale attuano fra loro e con le istituzioni presenti sul territorio in direzione dell’arricchimento e della qualificazione dell’offerta formativa devono poter costituire una rete integrata per poter consentire che la competenze acquisite in un settore o ambito siano trasferibili in altri settori o ambiti; tale sistema valorizza una molteplicità di opportunità per costruire e far crescere nel corso di tutta la vita il patrimonio di conoscenze e competenze personali di carattere culturale e professionale.

Nonostante i gravi tagli operati dal Governo nei confronti degli enti locali gli spazi di intervento in materia di istruzione che le Regioni, le Province e i Comuni devono saper occupare possono essere così sintetizzati:

1 - Programmazione dell'offerta formativa: essa è l'occasione non solo per attività di monitoraggio (flussi scolastici distrettuali e interdistrettuali, dispersione, ecc.), ma, ancor più, per un lavoro di ridistribuzione dell'offerta formativa sul territorio. In questa direzione le istituzioni possono assumere un ruolo politico rilevante di propulsione e di coordinamento, coinvolgendo i Comuni, le singole istituzioni scolastiche, le parti sociali in un lavoro di confronto ed elaborazione comune che avvicini l'istruzione alla comunità territoriale

2 - Dimensionamento: anzichè operazione meccanica di soppressione-fusione-aggregazione di istituti, il dimensionamento può essere terreno per riaffermare alcuni punti salienti innovativi, in particolare per quanto riguarda l'unitarietà della formazione di base. Operare in direzione delle 'verticalizzazioni' significa infatti garantire condizioni strutturali per realizzare una programmazione scolastica unitaria.

3 - Orientamento: le istituzioni locali devono fare propria l'urgenza di un 'orientamento' vero, che sappia tenere conto dei dati di osservazione della scuola di base (attitudini e aspettative dello studente), delle prospettive di medio e lungo periodo del mercato del lavoro sul territorio, della pluralità di percorsi formativi possibili. Anche in questo caso, si tratta di creare tavoli di confronto allargato tra soggetti diversi e di fare assumere alle istituzioni un ruolo di coordinamento e propulsione.

4 - Autonomia scolastica e reti di scuole: occorre favorire la creazione di 'reti' di scuole, strumento per ottimizzare le risorse e per valorizzare le singole autonomie in un percorso sinergico. La definizione di 'ambiti funzionali', il riconoscimento in organi consultivi di rappresentanze delle scuole autonome in rete, la destinazione di risorse a chi opera in raccordo con altri istituti sono strumenti che possono favorire una cultura di lavoro in rete

5 – Formazione superiore: la nostra alternativa alla canalizzazione precoce è ferma e netta: l’Ulivo conferma la propria impostazione sul ciclo superiore secondo le linee definite nel documento di Bologna. Gli Enti locali, secondo le proprie competenze devono incoraggiare e favorire la partecipazione degli adolescenti alla scuola oltre i 14 anni contrastando attivamente a livello locale la riduzione dell’obbligo scolastico. In questo quadro e' possibile prevedere, specie laddove le competenze vengano decentrate, azioni volte ad evitare il generalizzarsi della scelta alternativa fra i percorsi prevista dalla legge Moratti. In tale contesto la proposta di legge della Regione Emilia Romagna, che contempla la possibilità di sostenere iniziative che accompagnano il percorso dei ragazzi al termine della scuola media (finalizzate all’orientamento) anche con percorsi intergrati che prevedano relazioni e interscambio con la formazione professionale, può costituire, oggi, una utile offerta per evitare la canalizzazione precoce per il maggior numero di ragazzi possibile.

6 - La continuità didattica: puntare a costruire - in un contesto di generalizzazione e qualificazione dei servizi che interessano la fascia di bambini/e tra 0 e 6 anni - progetti di continuità tra il nido e la materna, e tra la materna e le elementari, progetti che siano capaci di differenziare i percorsi educativi a seconda dei ritmi individuali di crescita. La stessa idea di continuità viene proposta anche per sostenere i bambini nel passaggio dalle elementari alle medie. Strumenti importati per realizzare tale continuità sono gli istituti comprensivi, la cui presenza deve essere consolidata e sviluppata.

7 – Percorsi formativi anche fuori dalla scuola: in particolare per i ragazzi che si trovano in difficoltà, è opportuno che vengano creati percorsi che li sorreggano nell’apprendimento con il coinvolgimento dei servizi socio-educativi del territorio, del privato sociale e degli enti di formazione. In particolare saranno realizzati progetti di continuità scolastica tra scuola ed ospedale; di recupero scolastico, formativo e di orientamento per adulti in carcere; di recupero scolastico e di reinserimento nel percorso formativo per adolescenti con problemi di disagio sociale, mentale o collegato a dipendenze; di recupero scolastico e formativo, oltre che di orientamento, per adulti inseriti in comunità per tossicodipendenti.

8 – Formazione permanente ed educazione degli adulti: dalla scuola alle università popolari e della terza età, dagli atenei ai Comuni, dagli enti di formazione alle associazioni di volontariato: sono questi i soggetti che possono e devono concorrere a dar vita al sistema dell’educazione per adulti, ovvero alle opportunità di istruzione e formazione per tutto l’arco della vita e non solo nelle fasce di età tradizionalmente dedicate all’apprendimento. A questo scopo, i Centri territoriali di educazione degli adulti possono assolvere alla funzione di sedi appropriate per mettere in rapporto la domanda sociale di formazione con le diverse istituzioni e strutture dell’offerta di istruzione e formazione, sia di carattere formale che informale.

9 – La partecipazione sociale: il governo del sistema formativo integrato deve basarsi sulla collaborazione istituzionale, sulla concertazione e sulla partecipazione sociale. Per quanto riguarda la collaborazione istituzionale devono essere previsti, a livello regionale e provinciale, organismi di confronto tra Regione, autonomie scolastiche, enti locali, università e enti di formazione professionale. La concertazione si realizza attraverso la costituzione di organismi paritetici con le organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative. La partecipazione sociale verrà realizzata con l’istituzione di consulte territoriali - degli studenti e dei genitori – e attraverso gruppi di lavoro per la valorizzazione delle competenze e delle esperienze dei docenti nella definizione degli indirizzi di programmazione.

10 – Nella consapevolezza che la scuola di base costituisce l’istanza decisiva al fine di assicurare a tutti pari opportunità e diritti all’istruzione, l’Ente locale e la Regione sostengono iniziative e progetti delle singole istituzioni scolastiche che, al fine di realizzare tale obiettivo, siano volti a recuperare i ritardi e a colmare le differenze esistenti fra gli alunni. In tale contesto si possono individuare, fra gli altri, come strumenti di importanza fondamentale: le azioni e le relazioni volte alla qualificazione del sistema scolastico e formativo, in particolare a sostegno del tempo pieno, i processi di integrazione dell’handicap e dei ragazzi stranieri, le attività di recupero e sostegno, le iniziative volte ad impedire l’evasione e la dispersione scolastica. Particolare attenzione deve essere riservata alle problematiche relative all’edilizia scolastica, settore nel quale nelle ultime due finanziarie sono stai praticamente azzerati gli stanziamenti statali.

11 – La valorizzazione delle scuole come spazi da usare per la comunità territoriale: è fondamentale che la scuola, intesa come edificio scolastico in senso fisico, esca dal proprio guscio autoreferenziale e assuma un vero e proprio ruolo di “nodo” in cui si possano incrociare esperienze ed energie operanti sul territorio, dal volontariato, all’associazionismo, alle presenze giovanili anche informali. Gli enti locali dovranno perciò promuovere tavoli di concertazione formale e informale tra scuole, consulte, associazionismo, presenze vive e operanti, per l’ottimizzazione dell’utilizzo in orario pomeridiano, serale, domenicale, estivo delle strutture scolastiche. Inoltre dovranno attivare iniziative per favorire la piena attuazione dello statuto delle studentesse e degli studenti e per la piena attuazione in tutte le scuole della legge 567 sul diritto ad un’aula attrezzata per gli studenti in ogni scuola.


Sulla scuola, l'Università e la ricerca consulta anche il DOSSIER "Due anni di destra"


segnalato da Rolando A. Borzetti
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 ilaria ricciotti    - 03-07-2003
Prima della Moratti avevamo delle certezze, dei sogni che volevamo realizzare, degli obiettivi ben precisi da raggiungere, anche se una riforma deve essere ben capita e digeerita da tutti. Ora che cosa c'è oltre la proposta Moratti? Io ci vedo soltanto un grande buco nero senza spiragli di luce, un baratro da cui non si può più risalire, pur avendola letta e riletta, cercato di capirla e di individuare in essa il nuovo, che però non c'è.