Ma quale?
Vittorio Delmoro - 05-05-2003
Io ci provo, anche se l’impresa rischia di essere impari.

L’impresa sarebbe quella di convincere uno come il Mereghetti di quanto sia sbagliato il suo modo di pensare e di come quel suo modo giovi davvero a qualcuno!

Io prendo per oro colato quel che il Mereghetti dice e non lo voglio pertanto considerare né un infiltrato provocatore, né una testa dura di destra; ma giusto per iniziare il trattato (ho paura che di questo alfine si tratti) vorrei conquistare un po’ di lettori con un tocco di vis polemica e una spruzzata di acida critica, prima che la lunghezza del testo scoraggi i più.

Non so se il Mereghetti che da un po’ di tempo leggiamo anche sulla grande stampa abbia un Augias in paradiso o se l’Augias in questione pubblichi gli interventi del Mereghetti in assenza di ulteriori voci critiche (così da fornire un’immagine giornalistica più equilibrata, che fa sempre buona stampa libera); fatto sta che il Mereghetti si pronuncia un po’ su tutto, soprattutto su questioni scolastiche (essendo insegnante, credo). I suoi interventi hanno la caratteristica di dare una botta alla sinistra (soprattutto) e una bottarella anche alla destra (che fa sempre persona equilibrata); il fatto è che nella sua doverosa (per essere pubblicato) sinteticità non entra mai nel dettaglio e resta sempre sulle generali, direi addirittura su giudizi simili alle chiacchierate da bar, dove l’approfondimento e l’analisi delle idee non albergano.

Questo giudizio espresso qui sulla sentenza che ha condannato Previti ad 11 anni di galera, o meglio sui commenti a tale condanna, rispecchia in pieno lo stile mereghettiano; ma c’è qualcosa di più ed è proprio questo che mi ha stimolato : Mereghetti afferma di non fare il tifo né per l’Ulivo, né per Forza Italia, anzi di non appartenere a nessuno di questi due schieramenti e questo lo porrebbe indubitabilmente al di sopra della mischia, in una magnifica posizione per sparare addosso sia agli uni che agli altri; una specie di arbitro si direbbe.

E che dice il Mereghetti appollaiato sul seggiolone?

Che là sotto c’è una gran confusione, addirittura disorientamento; che da là sopra è difficile raccapezzarsi, sembra di assistere ad una nebbiosa battaglia tra la magistratura e la politica e che da fuori si ha la tentazione di non avere più fiducia né nella magistratura, né nella politica.

Povero Mereghetti : nessuno che dia più un giudizio, nessuno che provi a riorientarlo un po’, che gli restituisca l’ago giusto della bussola.

Quell’ago che discende dal chiedersi se questo modo di praticare la giustizia faccia crescere nel popolo la coscienza di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, rispondendosi subito (ora che un po’ di nebbia s’è diradata) che NO, non è il modo giusto; e che non interessa più sapere se Previti è colpevole o meno, visto che non si tratta di giustizia (il saperlo) ma di potere.

Da qualunque parte la si guardi.

E qui comincio a prendere il Mereghetti sul serio.

Guardiamola dal punto di vista di Previti, d’accordo Mereghetti?

A Milano c’è un pool di magistrati (comunisti, o forse no, ma sicuramente antiberlusconiani, e poi spiegherò il seguito della teoria), che hanno deciso (da una decina d’anni) di colpire il capo e tutti i suoi accoliti, tentando di raggiungere lo stesso risultato fallito alle elezioni.

Questi magistrati (Pubblici Ministeri, ma anche giudici) devono per forza avere qualche elemento in mano, non tanti e neppure decisivi, ma sufficienti per mettere su un bel processo (polverone lo definirebbe il Mereghetti seggiolato) e per arrivare comunque ad una sentenza di colpevolezza.

Tutti i tentativi di difesa da parte degli imputati sono inesorabilmente respinti, non si accettano i testi a favore, non si rinviano le udienze quando gli imputati sono assenti, non si fanno parlare quando sono presenti e si distruggono pure le prove a discarico, scippando la competenza territoriale ad altre corti.

Penso di non aver dimenticato nulla, no Mereghetti? (Chissà perché per Mereghetti questi non sono giudizi!)

Cominciamo ad incrinare il muro difensivo.

Se si trattasse solo di persecuzione politica, senza elementi di fatto, credo sarebbe un po’ complicato raggiungere il traguardo che si è invece raggiunto; che Previti e soci qualcosa abbiano combinato sembrerebbe non contestabile neppure dal buon Mereghetti (si trattasse pure di frode fiscale o di peccatucci cui non molti italiani sono immuni); ma forse si poteva sperare in una insufficienza di prove, in una non conclamata colpevolezza.

Qualcosa di poco buono devono dunque aver fatto.

Apro una parentesi morale.

Se hanno fatto qualcosa di illegale (ma lieve, s’intende) sono legittimati a governare?

Ceeerto! Risponderebbe il Mereghetti, è il popolo sovrano che li ha scelti (magari il Mereghetti compreso); e poi gli altri sono forse meglio? Il Mereghetti a questo punto sarebbe in grado di snocciolare una caterva di circostanze ed indizi a dimostrazione che nessuno è perfetto, tanto meno in politica. Dunque è giusto non avere fiducia nella politica, raggiungendo la stessa posizione mereghettiana da altra via. Chiusa la parentesi.

Il Pool ha dunque accusato, poi la corte ha condannato; conniventi; complottardi.

E non solo loro, anche la Procura Generale, seppure orfana di Borrelli, anche la Cassazione. Dunque non si tratta solo di un gruppo di esagitati rossi e antiberlusconiani, si tratta di molta magistratura, sparpagliata qua e là per il paese (e il potere).

Ecco, appunto, il POTERE : la conclusione dei pensieri mereghettiani.

E sia pure! In Italia c’è da un po’ d’anni un contropotere giudiziario che si contrappone all’attuale governo e alla maggioranza parlamentare.

Faccio peccato, Mereghetti, se questo giudizio mi induce a pensare che potrebbe allora esserci benissimo un altro pezzo di magistratura schierata col governo e pronta ad impallinare la sinistra ed un eventuale governo diverso?

Non ne abbiamo oggi una dimostrazione, vero Mereghetti? Forse non ce n’è bisogno, ma domani…

E ieri?

Se la corruzione economico-politico-amministrativa è stata sanzionata agli inizi degli anni novanta è perché prima non c’era o perché la magistratura non aveva occhi (potere) per vederla?

Dunque, Mereghetti, guai a fidarsi della magistratura, vero? E se io mi trovassi mai davanti ad un giudice sarei giustificato alla sfiducia e ad ogni tentativo di rifiuto, come Previti & company insegnano, no?

Dal tuo seggiolone dovresti mandarla tutta a casa la magistratura, e magari cominciare tu a fare il giudice!

Ma questi giocano per il POTERE, vero Mereghetti?

Prendiamo il Carfì condannatore. Quale potere conquistato! Ha chiesto di essere lasciato in pace e di essere addirittura dimenticato. Per uno che ha fame di potere, non c’è male!

Prendiamo l’Ilda. Dopo essersi fatta un culo così in Sicilia a combattere la mafia, se ne viene a Milano a combattere il Berlusca ed ora che l’ha azzoppato le si prospettano occasioni d’oro, come al Di Pietro, che se non fosse per qualche apparizione in TV sarebbe già nel dimenticatoio; ma non doveva essere il ministro della giustizia del primo governo Berlusconi? E perché non ha accettato, se era a caccia di potere?

O il Borrelli, che già stanco di un anno di pensione, chiede di tornare in magistratura a gratis, senza peraltro essere esaudito : si vede che la magistratura è davvero un posto di potere, anche in uno scantinato!

Tutta gente che vuole il potere!

Oppure che al soldo (si fa per dire) di D’Alema e Prodi (e De Benedetti) consumano la propria professione eseguendo gli ordini come bravi soldatini (che poi il D’Alema li ricompenserà con un posticino di senatore in qualche collegio sicuro)!

Dunque tutta la magistratura antiberlusconiana si sarebbe fatta comprare per un posto in parlamento? Mi sembra una magra consolazione. Oppure erano già da prima ideologicamente schierati. Chissà perché quella stessa magistratura ha passato gli anni precedenti tangentopoli a condannare alla galera migliaia di oppositori sociali di sinistra?

La logica Mereghettiana gioca brutti tiri e dovunque la si estenda inciampa in contraddizioni insanabili.

Pensate un po’ se il placido Carfì avesse deciso di assolvere il Previti.

Tutto il castello costruito sui giudici schierati e sulle loro ripetute ricusazioni sarebbe miseramente crollato. Che avrebbe commentato il Previti? Con chi se la sarebbe presa il Berlusca? Avrebbero detto che finalmente la magistratura ha riconosciuto…? Non avrebbero potuto senza annegare nel proprio sarcasmo; avrebbe tolto, il buon Carfì, ogni argomento ai loquaci forzaitalioti. Questa sì che sarebbe stata una bella mossa di potere! Una sonora risata avrebbe seppellito il Berlusca e la sua cricca, meglio che un ribaltone!

Ma figuratevi cosa importa al buon Carfì una cosa del genere, lui abituato ai silenzi e alle riflessioni delle camminate in montagna. Ha voluto entrare nel merito, nelle carte, negli indizi e forse ha voluto testardamente fare il giudice, nonostante lo volessero tutti un politico.

Che avrebbe detto il Mereghetti se Previti fosse stato assolto? Che la nebbia era sparita? Che a Milano era tornata una magistratura in grado di dare fiducia al popolo confuso? Una condanna crea confusione, un’assoluzione invece…

Se l’esistenza di una guerra al governo Berlusconi da parte della magistratura per la conquista del potere è visibile solo agli occhi annebbiati di Mereghetti, la guerra del governo Berlusconi alla magistratura intera non può essere negata neppure da chi avesse sugli occhi ben più che un velo.

In questa guerra palese sfido il Mereghetti a dimostrarmi che i provvedimenti presi dalla maggioranza a tamburo battente (falso in bilancio, rogatorie, Cirami) possano essere utili anche ad un cittadino qualunque come me, non escludendo che in futuro possa anch’io avere a che fare coi tribunali.

E questo è ancora nulla.

Lo scopo dichiarato del Berlusca è quello di mettersi definitivamente al sicuro dalla magistratura, lui e i suoi amici, almeno finché starà in politica (cioè sempre, se necessario per stare al sicuro, appunto) con la legge ad hoc sull’immunità, che il Mereghetti giudicherà dal suo seggiolone non solo opportuna, ma anche garantista per tutti gli onorevoli, anche quelli di sinistra (chissà perché l’Andreotti a quella immunità aveva rinunciato…).

Ma mettiamo ancora che il Previti avesse avuto spostato il suo processo (a Perugia, a Roma, a …) e che nella nuova sede fosse stato assolto (perché se fosse stato ancora condannato, allora…), son sarebbe questo un valido motivo per far pensare quelli come me che la magistratura è davvero politicizzata e che se a Milano è di sinistra, a Roma (a Perugia, a …) è di destra?

Su quali elementi? Beh, gli stessi di Previti (o di Mereghetti).

E poi c’è un ultimo argomento : perché la magistratura milanese perseguita solo il gruppo berlusconiano? Perché non se la prende anche con la sinistra? Argomento, questo, che ci fa ripiombare in una sfiducia congenita verso tutta la magistratura : i politici (di destra, di sinistra) hanno tutti qualcosa da nascondere; la magistratura potrebbe trovare a chiunque di loro qualche scheletro nell’armadio e dunque non dovrebbe agire solo da una parte ma da ambedue, o meglio, da nessuna parte, che si tratta sempre di eletti dal popolo.

Di più : ora facciamo una legge che ci tuteli come parlamentari, poi ne facciamo un’altra che ponga i Pubblici Ministeri sotto il controllo politico, così sarà poi il Castelli di turno ad indirizzare le indagini a suo piacimento; per cui quando comandiamo noi le indirizziamo sinistra (se occorre), quando comanderete voi liberi di indirizzarle a destra (ma per il momento non succederà).

Sostiene questa logica il Mereghetti? E’ questa la soluzione da lui proposta?

Ma figuratevi! Il Mereghetti! Così affezionato al seggiolone arbitrale, vi pare si cimenti in tali arzigogoli? Lui è uomo di principi e la sua proposta è GIUSTIZIA e AMORE, anzi giustizia CON amore, che tradotto nell’occasione contingente significa che Carfì avrebbe dovuto far seguire alla pesante condanna una dichiarazione di sentito perdono e magari un’amichevole stretta di mano.

In tutta questa storia mi è sorto un sospetto : vuoi vedere che il Mereghetti non sta sul comodo seggiolone? E allora dove sta? A sinistra no (lì ci sto io), a destra sembrerebbe di no (altro che giustizie e amore!), Ulivo e Forza Italia neppure (per esplicita dichiarazione); e allora?

Allora si spalanca l’ipotesi più plausibile : Mereghetti è un discepolo di Casini con filosofia buttiglionesca.

E questo, bisognerà pure ammetterlo, spiegherebbe tutto…
interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Gianni Mereghetti    - 05-05-2003
Carissimo Vittorio Delmoro,

la ringrazio per l’attenzione che ha riservato ai miei quattro fragili pensieri. Non ce n’era bisogno, comunque la ringrazio anche per l’impegno che ha messo per dimostrarmi la validità delle sue tesi. Saranno anche vere, ma io ho posto un'altra questione, quella dell’educazione e mi sta tanto a cuore sia perché sono un insegnante sia perché sento che è quella più messa da parte nello scontro ideologico che oggi attraversa il mondo politico e tenta di avvelenare anche gli ambienti di vita quotidiana. Mi spiace, ma parliamo due linguaggi diversi ( e comunque non è nelle mie intenzioni difendere nè Previti né Berlusconi!); lei è liberissimo di ritenere che il suo è quello appropriato al momento, lasci a me la libertà di credere e di agire secondo la preoccupazione educativa, che considero oggi prioritaria e che non rappresenta il centro degli interessi né di Berlusconi né della magistratura, e purtroppo tante volte anche degli insegnanti.

Del resto gli studenti di oggi, prima che di Previti e della Mocassini, chiedono perché mai debbano interessarsene!

E’ a questo livello che si pone la domanda di educazione, una domanda oggi decisiva e su cui si gioca il futuro di questa generazione, che noi spesso bombardiamo ingiustamente con la nostra ideologia.

Io le lascio senza problemi le lunghe analisi su Previti, Berlusconi e la magistratura, la prego allora di lasciarmi gridare che la questione è educativa, e di lasciarmi anche la libertà di agire in questa prospettiva.

Saranno i fatti a dire se sia stato più giusto soffermarsi sulle sue analisi o tentare l’impresa di educare.

GRAZIE

Gianni Mereghetti

 Vittorio Delmoro    - 06-05-2003
Sono insegnante anch'io, Mereghetti, e figurati se non condivido che la nostra priorità di insegnanti è quella di educare, piuttosto che star dietro a Previti e a Berlusconi.
Quello che invece non condivido è se oggi sia possibile essere educatori senza farsi un giudizio preciso su Previti e Berlusconi.
Mi spiego.
Perché mai noi insegnanti stiamo discutendo su semplici processi (o sulla magistratura, o sulla giustizia)?
Finché si tratta di Erica e Omar, sono adolescenti come i nostri alunni; finché si tratta di Leno, siamo nel campo della devianza (ampiamente entrata nelle scuole); ma Berlusconi e Previti?
Se si trattasse di due persone comuni (pur ricchissime) non ce ne fregherebbe un tubo; ma ricoprono incarichi istituzionali (e quali incarichi!) e dunque hanno a che fare con ciascuno di noi (come popolo) e con noi educatori proprio perché l'educazione passa proprio per le istituzioni.
Parole (valori) come democrazia, giustizia, costituzione, istituzioni dovrebbero essere il nostro cibo educativo quotidiano e se non lo fossero per nostra scelta, basterebbe il bombardamento mediatico cui siamo tutti sottoposti (a cominciare dai nostri alunni) a renderlo irrinunciabile.
Parleremo dunque certamente due linguaggi diversi, io e Mereghetti, ma è proprio l'analisi e le implicazioni di questa diversità che costruisce educazione.
Io ho la presunzione di pensare che chi sta con Berlusconi e Previti (ne condivide i principi e i valori) genera un tipo di educazione lontana dalla democrazia, dalla giustizia, dalla costituzione e dalle istituzioni; al contrario di chi sta contro. Tertium non datur, credo.

 ilaria ricciotti    - 11-05-2003
Io non parlo come cittadina ed insegnante
e cerca di rispondere, in rima, all'istante.
Caro Vittorio, ciò che sostieni nel tuo testo
è giusto e sacrosanto, dato il contesto.
Non sei il solo a pensarla in questo modo
la Giustizia è Uguale per tutti, anche per chi è noto.
Al contrario, le tesi sostenute dal Prof. Mereghetti
non le condivido perchè non ci credono anche i più negletti.
E ciò l'ho sperimentato
parlando con la gente:
dal gionalaio,
in sala professori,
dal parrucchiere,
ed anche al mercato.

 Caelli Dario    - 11-05-2003
Sono insegnante e se posso vorrei dire una parola che esce dal coro. Forse una terza via.
Non voglio difendere nè Previti, nè Berlusconi, nè altri imputati eccellenti. Ma invito invece alla riflessione.
Non converrebbe che, in attesa che le sentenze diventino definitive, in terzo grado, ci si astenesse dallo schieramento forte e parziale puntando invece su quelle istanze educative che tanta imprtanza rivestono nel nostro lavoro e nell'essere cittadini?
Se m concedete un esempio; quando alcuni anni fa ci si divise e schierò sul caso Andreotti, chi fece la scelta giusta? Dopo il primo grado senbrava che fosse chi lo riconosceva colpevole, chi lo riteneva colluso con la mafia. Non poteva avere i voti della Sicilia senza essere benvisto dalla mafia. Si diceva allora. Facendo un torto a tutti i siciliani onesti e liberi che fanno ciò che è nella loro coscienza senza lascirsi intimidire dalla mafia. Facendo un torto e affidando, con un giudizio sommario, tutta la Sicilia alla mafia. Dopo il secondo grado sembra che sia la volta dei non colpevolisti. Insomma sembra strano che uno possa baciare i capi della mafia senza che nessuno della sua scorta, che lo seguono ovunque essendo Presidente del Consiglio o Ministro degli Esteri (e lo fu in anni in cui era ancora fresca la vicenda Moro, le BR, gli omicidi di mafia eccellenti come quello di Dalla Chiesa, le stragi).
Ci siamo divisi, ci siamo accapigliati per dire chi aveva ragione (la Boccassini era nella procura che raccolse le decine di migliaia di pagine su Andreotti?), che la politica era collusa con la mafia, che la DC era mezza corrotta e mezza mafiosa. Insomma e sono state dette tante. Ora a distanza di qualche anno sembra che di tutta la spazzatura lanciata contro queste persone ne resti ben cosa cosa.
Ecco la mia proposta: lasciamo che i fatti decantino in pochetto e ce si riesca a leggerli con una prospettiva più ampia e non schiacciati sull'attualità, ma concentriamo nvece le forze sul versante educativo dove bisogna per prima cosa costruire un patrimonio di valori sui quali educare. Valori che siano forti e sstenibili e non deboli e relativi, sempre piegati a logiche di parte e potere.
In questa chiave penso che sia Previti, sia Berlusconi non abbiano grandi valori morali da trasmettere, forse mi sbaglio e se è così correggetemi, ma i valori li si può rintracciare anche al di là della cronaca.
Poi con il tempo si valutino fatti di oggi e si cerchi di comprendere a fondo le vicende di oggi e di ieri... perché il processo che vede imputati Previti e Berlusconi apre uno squarcio su ciò che era una parte dell'Italia negli anni '80. E' un processo che deve tirar fuori molte verità e che può riservare alcuna molte sorprese. Attendiamole e osserviamole con attenzione, poi con calma il giudizio, sereno (il più possibile) e serio. Senza sconti per i potenti, senza vigliaccherie e senza partigianeria fuori luogo.