breve di cronaca
Diplomi falsi, diplomi facili
Tuttoscuola - 14-04-2003

Cronaca nera sul mondo della scuola: dopo lo scandalo dei cibi avariati e scaduti delle mense in Puglia con denunce e arresti da parte dei NAS, è stata la volta dei falsi diplomi di specializzazione per insegnanti di sostegno in Campania che sono costati il licenziamento in tronco ad un centinaio di docenti.
L’immagine della scuola non ne esce intaccata, ma appare sempre più evidente come la scuola sia in taluni casi terra di conquista per tentare attività lucrose e illegittime, che producono non solo danni agli aventi diritto, ma, soprattutto, sottrazione di una prestazione qualificata a favore degli alunni.
La falsificazione dei titoli di studio non è, purtroppo, una novità. Quella dei diplomi di specializzazione è una patologia che si trascina da almeno vent’anni e che, complice involontaria la norma sulle semplificazioni amministrative che si accontenta di autocertificazioni rimettendo all’amministrazione il compito impossibile di controlli, ha trovato negli ultimi anni nuovo sviluppo.
Quando i corsi biennali di specializzazione per docenti di sostegno venivano gestiti direttamente da enti appositamente autorizzati dal ministero dell’Istruzione, quest’ultimo disponeva controlli e ispezioni che, in qualche caso, avevano potere di dissuasione contro gli abusi.
Trasferita dal 98-99 la competenza alle Università, la situazione non è certo migliorata, tanto da suscitare già nel 1999 la denuncia della Cgil-scuola contro nuovi abusi, che portò il ministero a non riconoscere molti corsi ed ad avviare una puntuale analisi di molte situazioni che si collocavano probabilmente in una area di irregolarità. Sarebbe opportuna una maggiore trasparenza ed informazione sugli esiti degli accertamenti disposti.
In Campania vi fu successivamente una certa recrudescenza del "morbo", tanto da indurre lo stesso sindacato a nuove denunce nel 2001.
Non mancano adesso "rumours" su un’indagine della magistratura per diplomi di maturità falsificati.
È giunto il momento di passare ad una organica opera di prevenzione che, ad esempio, attraverso la costituzione di una banca dati telematica, consenta l’effettivo controllo immediato degli abusi.


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