ilaria ricciotti - 12-04-2003 |
Amare la scuola italiana significa anzitutto rispettare le norme costituzionali, in secondo luogo far sì che da essa escano studenti preparati per affrontare la vita personale e lavorativa. Questa tipologia di scuola non permette il raggiungimento nè dell'uno, nè dell'altro obiettivo. Da tanti anni a questa parte, nessuno è riuscito a partorire una riforma scolastica tanto obsoleta e stracolma di contraddizioni, di amore molto debole, anzi debolissimo ed amaro come il fiele. Ma , il signor Luigi Giove che cosa intende proporre per fermarla? A questo punto in cui stanno le cose, secondo me dovremmo mobilitare la categoria ed i cittadini tutti, attraverso i sindacati ed i partiti, ed indire un referendum abrogativo. Altrimenti che ci rimane da fare? Aspettare che questo governo alle prossime elezioni politiche termini il suo mandato. Oppure dimettersi in massa: operatori e sindacati della scuola, ma sappiamo che questa strada sarebbe molto rischiosa per coloro che vorrebbero intraprenderla, in quanto nella nostra categoria ci sono molti spettatori passivi. |
tita cremoni - 19-04-2003 |
Aggiungo al tuo anche il mio grido di orrore per lo scempio che si sta consumando nella scuola pubblica. Quello che però non capisco è: chi sostituirà i colleghi assenti se non ci saranno più docenti a disposizione? Il problema si porrebbe in tutta la sua dirompenza se, almeno per una volta tutti concordi, i docenti non si dichiarassero dsponibili per ore aggiuntive a "tappare buchi"! |