God bless Europa.
Piero Di Marco - 25-03-2003
Si dice: siamo realisti.
Ebbene sì. Siamo realisti. E anche banali, gretti, nazionalisti, infatuati, retorici, semplici, candidi e brutali. Siamo alla moda. Siamo moderni e democratici, non facciamo i soliti europei. Rispolveriamo i labari.
Impariamo quello che c'è da imparare. Piangiamo i nostri morti.
Mettiamoci la mano sul cuore. Giusto o sbagliato, questo è il mio paese.
God bless Europa.

E' difficile essere europei. E' difficile perfino essere italiani, o britannici, o tedeschi, in questi paesi dove ogni contea mette in forno un pane diverso, ha una razza di mucche differente, un formaggio, un dialetto, un santo, un partito, un gonfalone tutto suo.
Forse per questo è stato facile accettare che dei mezzi europei super partes facessero da arbitri e rappresentanti di tutti noi, specialmente dopo una prima e poi una seconda guerra che ha visto gli europei gli uni contro gli altri. Forse non erano proprio super partes. Forse non sono neppure venuti qui spinti da puro altruismo. Ma le conseguenze pratiche sono state buone, e in fondo le cose succedono come succedono, non si possono cucire su misura.

La guerra fredda, la NATO, e dunque l'Occidente. L'occidente siamo tutti noi, e poco importa che il paese più grande ne sia la guida, perché questo funziona. Certo, funziona nel suo insieme, anche se tanti dettagli non sono così edificanti. Ma bisogna essere realisti.
E poi l'Europa ha una sua coscienza sporca, dopo due o tre guerre devastanti, dopo i campi di sterminio, dopo il razzismo, il colonialismo.
Avere una coscienza sporca è segno che si ha qualcosa di grave nel proprio passato, ma è segno anche che si è capaci di accorgersene e di provarne vergogna. La capacità di guardarsi dentro, di avere vergogna è tipico dell'Europa, o meglio della sua storia, della sua civiltà. Forse è l'unica, vera cosa che la distingue, rispetto alle tante, grandi ma monolitiche, immutabili, superbe culture di altri continenti, vicini e lontani.
E' bello, tutto sommato, specchiarsi in questa mezza Europa quasi vergine, baldanzosa e libera dal peso di questa cattiva coscienza, capace di accompagnare la guerra con il music-hall e il rock, mentre dentro di noi echeggiano ancora le malinconie di Lili Marlene e delle Feuilles mortes.
Mentre, in vespa e in bicicletta, passeggiamo tra palazzi ancora demoliti dalle bombe.

La guerra fredda. Berlino occupata. Quanto dura questa cattiva coscienza? La cattiva coscienza non finisce mai, perché allora sarebbe una coscienza finta. La cattiva coscienza - quella lì - fa parte della nostra storia, e ognuno ne ha la sua parte. Nella terra dei gonfaloni e dei paesini cinti di mura, anche la cattiva coscienza è diversa da contea a contea.
La cosa straordinaria è che abbiamo perdonato, senza dimenticare. Per anni e anni abbiamo guardato male la Germania e i collaborazionisti del nazismo, ma non ci sono state faide. Abbiamo storicizzato. Abbiamo fatto politica, abbiamo raccontato e parlato, abbiamo cercato di capire.
I serbi e i balcanici hanno cominciato a guardarci con un certo disprezzo, loro che ricordano senza perdonare battaglie vecchie di settecento anni.
Hanno cominciato a considerarci con un certo disprezzo anche gli islamici, loro così religiosamente duri e puri, e così aggrappati alle passioni dell'onore. E anche altri, a quanto pare. Siamo un po' troppo ragionevoli.

Noi che siamo stati i negrieri che hanno rifornito le piantagioni dell'Alabama, che abbiamo inventato i ghetti per i giudei, che abbiamo usato i lager, siamo stati capaci di chiudere nella nostra coscienza e nella nostra vita civile la partita col razzismo - mentre in centinaia di paesi i massacri, le discriminazioni, le segregazioni razziali e i linciaggi continuavano, anche sotto il cielo del music-hall e delle rock-star.
Noi che abbiamo inventato la vergine di Norimberga, l'Inquisizione e la ghigliottina, siamo stati capaci di mettere al bando la pena di morte - mentre in centinaia di paesi sono continuate le esecuzioni capitali, mediante fucilazione, decapitazione, lapidazione, sedia elettrica e camera a gas.
Noi che abbiamo inventato le teorie trascendenti per giustificare l'aristocrazia e l'assolutismo monarchico, e la disuguaglianza classista, abbiamo elaborato e abbiamo tenuto ad applicare una democrazia della solidarietà - mentre in centinaia di paesi o non c'era affatto la democrazia o ne era applicata una versione competitiva e selettiva.

L'Europa stessa è nata da integrazioni e stratificazioni. Gli etruschi non hanno sterminato i latini. I greci non hanno sterminato i siculi. I romani non hanno sterminato i gallici o i lusitani o i britanni. Le migrazioni armate degli sciti e dei germani tendevano ad essere devastanti, ma sono state a mano a mano integrate e si sono poi fuse con le nazioni galliche e latine. Le colonie del mondo greco-romano, che ha fatto da modello per la costruzione dell'Europa, sono state un trasferimento di civilizzazione e di scambio (e semmai un veicolo di dominazione politica), non di annientamento.
Tutto questo venti secoli fa, quando anche un monarca illuminato poteva legittimamente far decapitare diecimila cittadini di una città conquistata, senza grande scandalo.
Da Cortez e Pizarro in poi, interi continenti sono stati occupati e colonizzati attuando stermini di massa. Una parte di questi stermini li abbiamo commessi noi europei, specialmente in nome di certe cattolicissime loro maestà. E siamo stati capaci di vergognarcene. Non tutti questi stermini hanno il marchio europeo. E non tutti se ne vergognano. Ci sono coscienze che riescono a non diventare mai cattive coscienze. God bless.
Mani sul cuore e questo è il mio paese.
Noi abbiamo molte cose di cui pentirci, molte vergogne nella nostra storia.
Lo sappiamo. Ma sembra che non tutti siano capaci di avere altrettanta coscienza per la propria storia, per le proprie vergogne. Viviamo in un mondo di baldanzosi e di integralisti, ognuno a suo modo.

In venticinque secoli di storia - o magari solo in cinquant'anni - abbiamo in fondo imparato poche cose e fatto solo qualche piccolo passo. Tra queste poche, abbiamo imparato in modo per altro ancora fragile e precario che è assai pericoloso e pure un po' grottesco agitare bandierine, e credersi in stretta associazione con il dio della felicità e del bene.
Ma, se proprio dobbiamo agitare una qualche bandierina, non si vede perché andare a cercarla chissà dove, da patetici ascari. Abbiamo la nostra, e non è poi tanto male.
God bless Europa.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Dave G a Dallas,Texas    - 30-03-2003
Bravo America! Pace a tutti!

 franco ricci    - 01-04-2003
Un intervento davvero stonato e fuori luogo