Il valore dello sciopero della scuola
Alba Sasso - 23-03-2003
Con la definitiva approvazione della legge Moratti e della vera e propria “controriforma” elaborata dal centrodestra nel settore della scuola, si completa il quadro dell’attacco all’impianto dell’istruzione pubblica nel nostro paese.

Un quadro che è andato componendosi gradatamente, con le leggi finanziarie, con le politiche dei tagli a scuola, università, ricerca, e che è stato completato da una legge delega che lancia un messaggio chiaro e secco, vale a dire “punto e a capo”.

“Punto e a capo” rispetto ai provvedimenti attuati dal precedente governo, alle dinamiche di innovazione innescate.

“Punto e a capo” rispetto all’evoluzione complessiva attraversata dal vasto e complesso mondo della scuola italiana, con i suoi progetti, le sue sperimentazioni.

“Punto e a capo” rispetto al patrimonio di esperienza accumulato dalle tante esperienze compiute dai soggetti che di questo mondo sono i reali protagonisti, ossia i docenti, gli studenti, le famiglie, le istituzioni scolastiche territoriali.

Per la Moratti, per il governo Berlusconi, è come se nulla di tutto questo fosse mai esistito, è come se si dovesse ripartire dall’anno zero. Di qui, l’ansia di annullare quello che finora è stato realizzato nel campo dell’istruzione, per edificare, sulle macerie del passato, il castello incantato della “scuola delle tre i”. Un’illusione che rischia di sgretolarsi, di mostrare ben presto la sua fragilità: la legge delega della Moratti, infatti, non ha una adeguata copertura finanziaria. I fondi stanziati sono insufficienti per garantire il diritto allo studio: quel diritto che rappresenta un caposaldo per la costruzione della società del futuro, di un tessuto democratico solido e maturo, di una nazione in grado di essere competitiva anche sotto il profilo economico.

Ecco perché sono realmente cruciali le mobilitazioni e attuate da tutti quei soggetti che possono incontrarsi e aggregarsi attorno alla difesa del valore del sapere e dell’insegnamento come risorse per il paese, come diritti collettivi e non beni privatizzabili.

Parlo dei docenti, dei lavoratori della scuola, dei soggetti sindacali; parlo dei movimenti studenteschi e delle famiglie. Soggetti che possono e devono recuperare quello spazio e quel ruolo di protagonisti, oggi negato dal governo, per costruire e praticare un’idea e un modello alternativo di scuola: una scuola in grado di stimolare la capacità di lettura critica dell’esistente; una scuola capace di costruire una società aperta, solidale, fondata sui valori della tolleranza e del rispetto. E’ ovvio e naturale, dunque, che i temi della difesa e del rafforzamento del sistema pubblico dell’istruzione si fondano sempre di più con quelli della cittadinanza attiva, della pace e del ripudio delle logiche di guerra: temi che si intrecceranno indissolubilmente in occasioni come lo sciopero generale della scuola. E’ nella scuola e a partire dalla scuola che è infatti possibile gettare le fondamenta per un futuro mondo di pace: è anche questo il messaggio che proverrà dallo sciopero promosso unitariamente dai sindacati per domani 24 marzo.
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