La giornata della memoria
Marino Bocchi - 27-01-2001
SVASTICHE
Niente piu’ svastiche disegnate sui diari di scuola o sui muri, perche’ “grondano sangue”. E’ l’invito rivolto da Francesco Rutelli agli studenti di due licei di Roma durante un incontro sulla Giornata della Memoria……"dietro la svastica c’e’ un disegno mostruoso" (Corriere della sera, 27 gennaio). Detto in altri termini: cari ragazzi, siate meno ingenui; cari professori, insegnate la storia, che diamine, cosi’ avremo meno svastiche e piu’ opere di bene (e il Giubileo non sara’ passato invano). Avrebbe ragione Rutelli se non fosse per il fatto che i ragazzi sanno benissimo quale disegno mostruoso si nasconda dietro questo simbolo (forse pero' non tutti conoscono da quali profondita’ storiche esso sia stato riesumato da Hitler, perche’, a quale scopo sia stato scelto come icona dal nazismo). Chi disegna le svastiche sui muri fa parte di quella categoria di giovani (e non sono una piccola minoranza) i cui genitori, secondo una indagine Eurispes, indicano negli zingari il gruppo etnico che fa piu’ paura (36,7% sul totale). E forse Rutelli dimentica che ogni giorno in Italia un immigrato viene aggredito e almeno uno su cinque poi muore in seguito al pestaggio subito. Per cui ha forse ragione Lia Levi, autrice di un bel libro dedicato ai ragazzi («Che cos’è l’antisemitismo, per favore rispondete», editore Mondatori) quando dice che “è finito l’antisemitismo di massa, quello «delle persone perbene», mentre rimane quello più becero, razzista e di fondo violento”. Quello dei “bambini cattivi e volgari” di cui parla la ricerca Eurispes e a cui Rutelli vorrebbe insegnare il bon ton.

WANDERTRIEB
Strana giornata della memoria, quella che per legge dello Stato ricorda solo le vittime della Shoah e dimentica quelle provocate del genocidio degli zingari, ricordato oggi 27 gennaio dal “Manifesto". Scrive Giovanna Boursier:
“ Per quanto infatti si cerchi di continuare a sostenere che i rom furono deportati come asociali, i documenti (e una dichiarazione del governo tedesco arrivata finalmente nel 1980) dimostrano inequivocabilmente che furono condannati in quanto razza inferiore. Per decenni si è scritto che furono nei lager come asociali e criminali, ma non si è detto - e non si è voluto dire - che la loro pericolosità era, secondo i canoni dell'ideologia nazifascista, motivata da ragioni genetiche, biologiche. I nazisti immaginarono addirittura un gene, il Wandertrieb, l'istinto al nomadismo, presente nel loro sangue, che ne determinava i comportamenti, ovviamente, precedendoli. Nel Terzo Reich gli zingari erano quindi considerati, con gli ebrei, "razza inferiore indegna di esistere".
Giudizio evidentemente condiviso dal 36,7 % degli italiani e dai loro figli.

IL SOLDATO BIANCO
Nei giorni scorsi in pochissimi hanno ricordato l’ottantesimo anniversario della nascita del PCI. Pudicamente, Walter Veltroni ha glissato sull’argomento. E dopo tanto silenzio e tante menzogne reticenti , vai a ricordare ai nostri giovani, nella giornata della memoria, che furono le avanguardie russe della prima brigata Ucraina e non Berlusconi a liberare il campo di Auschwitz, arrivando a mezzogiorno del 27 gennaio ’45. Ricorda Primo Levi, ne “La tregua”:
“Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi”.
Fra quei “pochi vivi” c’era anche Piero Terracina, 71 anni, la cui testimonianza e’ fra quelle registrate nel documentario realizzato dalla Shoah Foundation di Steven Spielberg, proiettato il 26 gennaio nel Museo della Liberazione di Via Tasso a Roma.
“Aprii la porta della baracca, vidi un soldato interamente vestito di bianco, con il mitra imbracciato. Me lo punto’ contro, poi mi fece cenno di rientrare. Sono arrivati i russi, dissi agli altri. Ma non ci fu entusiasmo, solo silenzio, un silenzio totale” (tratto da Repubblica).
Chissa’ se nei prossimi libri di testo emendati da Storace qualche eroico autore avra’ il coraggio di scrivere che il comunismo non e’ stato solo i gulag e le foibe ma anche questo soldato vestito di bianco apparso come un fantasma sulla porta di una baracca di Auschwitz, in una gelida mattina di gennaio del 1945.

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