Un nuovo stato giuridico della professione docente? Sarebbe ora!
Gianni Mereghetti - 23-01-2003
Non è un buon segno la reazione negativa che i sindacati confederali hanno avuto di fronte all’idea che un nuovo stato giuridico degli insegnanti debba essere stabilito per legge e sottratto alla contrattazione sindacale.

Che un nuovo stato giuridico sia urgente è sotto gli occhi di tutti, in quanto non è possibile che la funzione docente a tutt’oggi abbia come riferimento una legge del 1974! L’autonomia scolastica, la parità e il riordino dei cicli chiedono una nuova figura docente, che sia liberata dai vincoli impiegatizi e non abbia più come orizzonte la partecipazione scolastica. Occorre far presto e promuovere quelle condizioni di libertà e di responsabilità che possono rendere l’insegnante soggetto della riforma, e non puro esecutore di direttive ministeriali o regionali.

D’altra parte è assurdo pensare che queste condizioni siano da sottoporre ogni volta a contrattazione sindacale. Si contratta sullo stipendio, sulla garanzia dei diritti, non su chi sia il docente e quali siano le sue funzioni didattico-educative!

Per questo urge un intervento legislativo che definisca la funzione docente nella scuola autonoma e paritaria, e su questo i sindacati devono fare un passo indietro, in quanto non sta a loro la definizione della professionalità docente.
Ciò che invece ci si deve augurare è che su un nuovo stato giuridico degli insegnanti il Parlamento e il Ministro della Pubblica Istruzione chiedano parerei e suggerimenti agli insegnanti, aprendo un dibattito reale dentro le scuole.
Del resto un nuovo stato giuridico potrà essere efficace solo se interpreterà la novità con cui già un buon numero di insegnanti vive la professione dentro la difficile situazione della scuola italiana.



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 Gasperina Piccione    - 27-01-2003
Giusto! sono d'accordo con te. Lo stato giuridico della professione docente non deve essere oggetto di contrattazione, ma definito per legge e deve rispondere all'esercizio quotidiano che i docenti fanno della professione. Bisogna capire se si vuole continuare a considerarla di tipo impiegatizio o equipararla alla libera professione. L'attuale livellamento e l'equiparazione dei laureati ai non laureati (Scuola Media) credo che bolcchi la spendibilità delle reali capacità di molti docenti: un architetto si vede equiparato ad una docente con il diploma dell'Istituto d'Arte o ad un perito industriale o ad un insegnante di sostegno con diploma (anche triennale). Inoltre l'attuale realtà scolastica esige alta professionalità e tempo senza alcun riconoscimento, nè retributivo nè di progressione di carriera: la nostra comincia al settimo livello e si conclude al settimo!


 Claudio    - 27-01-2003
Trovo l'articolo pieno di riflessioni giuste, di buon senso e molto logiche. Inoltre non credo che oggi i sindaci abbiano la forza necessaria per modificare la nostra scuola nè sembra che gli insegnanti abbiano la volontà di attribuire ai sindacati tale forza.

 corrada    - 28-01-2003
Non sta ai sindacati, OK, e a chi sta? Al governo, a questo governo?...A quella patetica ma non per questo meno pericolosa marionetta della Moratti, che si è fatta scippare di buon grado una decente risposta ai problemi della scuola italiana, e il nostro contratto ,da Tremonti, il perito contabile nazionale, ex consulente fiscale esperto in condoni ? Da questo governo che sembra interessato solo a esautorare le istituzioni dello stato, ( tra cui la scuola pubblica) ?. NO GRAZIE. Vorrei un interlocutore serio e affidabile e vorrei che la professione docente non fosse ricondotta al valore del titolo di studio, ma alla competenza sul campo. A proposito: prova a rivederti il significato e l'uso del sostantivo "affronto" caro prof (?!)....in realtà della scuola pubblica a questa gente non potrebbe interessare di meno..a questa gente preme solo trovare la strada per toglierci ossigeno e risorse da trasferire al settore privato e alle scuole confessionali. Ma tu stai dalla parte giusta. quella dei vincitori e malgrado qualche problema nell'espressione scritta e qualche improprietà lessicale, te la caverai!!

 ermanno rambaldi    - 28-01-2003
Mi pare una proposta da telecrazia o da democrazia da forum telematico. Certo è auspicabile che la ministra e il parlamento chiedano pareri, valutazioni, offrano materiali e sollecitazioni per un dibattito ed un'elaborazione all'interno delle scuole su tutte le questioni inerenti i processi di riforma (cosa che oggi non mi pare accada assolutamente!).
E' vero altresì che il ministro, come datore di lavoro pubblico, dovrebbe porre al tavolo contrattuale le sue richieste per una scuola pubblica di qualità per tutti i cittadini di questo paese
Affermare che le organizzaioni sindacali, sia chiaro tutte, debbano non occuparsi di compiti, orario di lavoro, profili professionali ( elementi presenti in tutti i contratti di lavoro) non mi pare invece condivisibile, proprio come il dire che il ministro deve sentire i pareri e basta, senza contrattare con nessun sindacato; in quest' ipotesi l'amministrazione avrebbe mano libera per decidere ogni cosa.

 Riccardo Pazzaglia    - 29-01-2003
Se non ricordo male lo stato giuridico del 1974 venne dopo una lunga e aspra vertenza sindacale che oltretutto vedeva contrapposte la linea dei sindacati autonomi di allora che chiedevano solamente un aumento di stipendio e quella dei confederali che chiedevano e contrattavano uno stato giuridico che non c'era.
Allora ogni contratto doveva essere tradotto in provvedimenti di legge e nella traduzione in leggi, circolari, ecc. spesso veniva in gran parte rimangiato dal governo a nostro discapito e ovviamente tirato per le lunghe.
Oggi - io dico per fortuna - una volta firmato il contratto deve essere subito applicato, buono o brutto che sia.
Certo un maggior coinvolgimento di noi che lavoriamo nella scuola è sempre positivo, ma fa ridere l'idea che la "controparte" ci consultarci ed esaudisca le nostre richieste se non sono in accordo con la linea governativa.
Affidarci nelle mani di questo o altri governi mi sembra un passo indietro, pur con tutte le critiche che si possono fare ai sindacati.