Le commemorazioni sono ormai un percorso obbligato, utili comunque a ricordare che esiste lo stato dei diritti nei quali ogni cittadino dovrebbe riconoscersi e sentirsi sicuro. Siamo abituati ormai a far riemergere dal profondo di noi i sentimenti sociali più veri e forse più primitivi: solidarietà e accoglienza ma anche rabbia e ribellione, lo specchio di una società che cerca, nonostante tutto un punto di equilibrio e di stabilità. La patria da libro Cuore riesce ancora a farci sentire uniti e solidali, fedeli ai buoni sentimenti e alla compassione, nel silenzio opprimente delle commemorazioni che ricordano come la quotidianità sia una sfida costante verso la vita. Ricordiamo insieme agli altri come sia subdolo e casuale morire ma anche vivere e lottare, dimenticare e sperare, comprendere e credere nella fatalità. Così tutto appare più irreale e lontano perché il ricordo tende a svanire nel vortice della giustizia negata, quel filo sottile che ancora ci spinge a guardare oltre l'apparenza.