Canto e controcanto
Marino Bocchi, Emanuela Cerutti - 30-12-2002



Per incarnarsi nel ventre di una vergine, Dio sceglie Nazareth, citta’ di confine, limes, zona di passaggio, promiscua, cono d’ombra e luce, peccato e grazia, cittadinanza ed emarginazione. Qui il Padre sceglie di depositare il suo Frutto.









Per addobbare l'albero del Capodanno, festa di confine tra le due dimensioni interiore ed esteriore del tempo, il cucciolo d'uomo sceglie frutti selezionati, cittadinanze sorde all'emarginazione. Qui la memoria sceglie di depositare la sua rinuncia.








Ho ascoltato Padre Bernardino Cozzarini, monaco di Camaldoli, la vigilia di Natale.
Sono un non credente che frequenta Camaldoli ormai da molti anni. Ci vado per i monaci, ci vado per respirare il risucchio del tempo, fra quelle sale dove Marsilio Ficino disputava con i monaci sul dogma della Trinita’, e molti secoli dopo, dal 18 al 24 luglio ’43, venne elaborato da un gruppo di intellettuali cattolici quel Codice di Camaldoli il cui progetto di societa’ rinnovata e solidale e’ poi confluito nella Costituzione del ’48.
Ci vado perche’ in quel posto e solo in quel posto, incastonato tra i monti del Casentino, terra di struggente bellezza, l’umanesimo si incontra con l’assoluta e sublime maesta’ del paesaggio, tra boschi fittissimi e radure dove puoi incontrare il cervo e il cinghiale e nelle notti di luna vedere il lupo. Ci vado perche’, per tutti questi motivi, Camaldoli e’ da sempre un luogo di confronto e dialogo fra diversi. Luogo di Compassione. Quella che ho cercato anche per me stesso. Quest’anno i monaci hanno allestito due presepi meravigliosi, uno al Monastero e l’altro su all’eremo, perche’ la congregazione camaldolese, che si ispira alla regola benedettina, e’ l’unica al mondo in cui convivono eremitismo, cenobitismo e vocazione missionaria, le tre dimensioni fondamentali della spiritualita’ cristiana (il triplex bonum). Sagome in legno di case sbilenche e distrutte, un panorama di macerie e calcinacci, carri armati in miniatura, soldatini col fucile puntato, un piccolo computer, una bambola di pezza sfigurata al posto della culla. Un ambiente livido e sconvolto. Ma da cui esala il profumo del Sacro. Di quel sacro di cui parlava Pasolini, il sacro della carne sfigurata, della realta’ violata. Non sono l’unico ateo che frequenta Camaldoli. Altri, ben piu’ importanti di me, risalgono quelle montagne da anni. Fra questi Pietro Ingrao, che era molto amico del piu’ grande monaco del ‘900, Padre Benedetto Calati, deceduto nel novembre di due anni fa, per 18 anni, dal 1969 all’87, priore dell’ordine, anticipatore del concilio Vaticano II poi suo fedele e rigoroso interprete fino alla morte. Fra i tanti testi da lui redatti, resta la stupenda "Visione di un monaco", giunta alla quarta edizione, con prefazione di Umberto Galimberti e postfazione dello stesso Ingrao, e di cui Gianni Vattimo ha scritto sulla Stampa che si tratta di “un libro di intensa suggestione spirituale oltre che ricco di decisivi spunti teologici”.






Leggo i risultati di un test somministrato a più di 1.250 bambini e bambine tra i 6 e i 12 anni per capire con chi avrebbero voluto trascorrere l'ultimo dell'anno. Sono una sostenitrice della società laica, multietnica, plurale, nella quale le differenze possano trovare posto sufficiente per rendere visibile e riproducibile la varietà spazio temporale che costituisce l'esperienza umana. Davanti ai presepi che riempiono le nostre case e le nostre chiese ho avuto un moto di stupore, e non ho potuto fare a meno di chiedermi che cosa davvero ci sia nel cuore di donne e uomini dell'oggi italiano .

"...Secondo lo studio, gli stranieri da evitare sarebbero soprattutto marocchini (30%), tunisini (21%) e arabi in generale (15%), ma anche zingari (13%), albanesi (12%) e bosniaci (7%). Per gli psicologi, i bambini extracomunitari sono avvertiti come culturalmente distanti (36%), vengono visti con diffidenza (27%), paura (14%), incomprensione (13%), e in alcuni casi con una vera e propria avversione (7%). Ostacolo all'integrazione una quasi totale mancanza di conoscenza dell'altro: soltanto il 12% dei bambini italiani sa identificare i luoghi reali di provenienza degli extracomunitari. Infatti solo un 15% sa dov'e' la Tunisia, un 12% conosce la collocazione dell'Algeria ed un misero 8% sa identificare la Bosnia sulla cartina. Superficialita' altrettanto forte nei confronti degli Zingari, che per l'82% dei bambini italiani possiedono un proprio territorio nazionale. Quanto alla conoscenza delle religioni dei bambini extracomunitari l'ignoranza e' pressoche' assoluta. Soltanto 5 bambini italiani su 100 sanno che il massimo profeta della religione musulmana e' Maometto. Ma quali sono le origini di tanta diffidenza? Al primo posto, ci sono i genitori (42%): le mamme e i papa' instillano nei bambini diffidenza e razzismo educando alla distanza. Al secondo posto la scuola (26%), seguita dalla televisione (14%), dagli amici (11%) e dai film (6%). "







“Nazareth e’ nel cuore di ciascuno di noi”, ha detto il Padre teologo. Anche nel mio. Spero che la luce del Signore in cui non credo, possa illuminare i cuori dei potenti, da Israele all’America, e i nostri, noi che potenti non siamo ma possiamo disporci alla Pace e farne testimonianza.








Lascio ai dati il compito di generare riflessioni e cambiamenti, nel cuore di ciascuno di noi. Anche nel mio. Spero che il sogno in cui credo possa dare ragioni sufficienti a chi decide in grande e a noi, che potenti non siamo, ma possiamo mettere in gioco piccole concrete responsabilità quotidiane.





Buon anno a tutti.
Buon anno a tutte.




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