Anonymus scolasticus
Yannis Romeo - 27-10-2017

Ai docenti dopo 9 anni di mancato rinnovo contrattuale e il mancato scatto stipendiale nel 2013 solo 40 euro netti al mese, in pratica 28 euro netti in media nel triennio 2016/2018, molto al di sotto dell'inflazione programmata, per i Dirigenti scolastici invece sono pronti 440 netti, 10 volte di più dei docenti, per loro il più consistente aumento contrattuale di sempre.
Tanto valgono i docenti e il loro lavoro per questo Governo, ricorderete le dichiarazioni estive della Fedeli che parlava di raddoppiare le retribuzioni degli insegnanti. Lo prevede il Def nel 2018.
Il Governo del PD deve ringraziare i Dirigenti Scolastici per la loro fedeltà al Ministro pro tempore nell'applicare i commi della legge 107/2015.
Libero Tassella


Ho insegnato per quasi 40 anni. In un tempo in cui ho avuto la sorte di partecipare a quella che è stata una fra le più apprezzabili esperienze di "democrazia del lavoro", quando i presidi erano "primi inter pares" e non ancora d.s. -manager, per quanto impreparati ad esserlo.
L'attività e l'esempio anche pratico, le modalità relazionali, prodotti da un certo numero di docenti, provenienti in origine dalle esperienze di fine anni '60, di fronte ad autorità allora ancora in parte colloquiali, ha consentito per anni una Scuola democratica,in cui i l rispetto del docente veniva sufficientemente assicurato e ciò poteva favorire un clima di rispetto reciproco di tutte le componenti.
Il disegno capitalista di trasformazione della scuola in azienda, con conferimento di poteri maggiori ai divenuti d.s.., produce un'accelerazione negli anni'90 che fa partire più esplicitamente dalla figura di Luigi Berlinguer fino alla cosiddetta "Buona scuola" di Renzi-Giannini-Fedeli.
Nella logica del dominio totale e reale del Capitale, nessun ambito può venire risparmiato. Ecco allora il progetto d'applicazione di logiche improprie, quelle economicistico-produttive ad un ambito, quello dell'educazione e istruzione, che ha radici nell'inizio della Storia umana ,e che fino a qualche decina d'anni fa non era finalizzato unicamente alla formazione professionale e lavorativa in genere , ma in primo luogo a quella etica e civile.
In questo ambito, non si producono elettrodomestici, non si forniscono catering: eppure il disegno di applicazione di rapporti e metodi aziendali pare invece quello soprattutto di "produrre" giovani dalle competenze selezionate e potenziate unidirezionalmente, funzionali, in processo di educare replicanti, robot, cyborg.
Ma questa "utopia del Capitale" ha a che vedere con un umano, sempre più alienato, ma sostanzialmente ancora d'origine naturale, per cui le contraddizioni sono numerose, oltre quelel biologiche, quelle insite ai processi negativi prodotti dalla civiltà capitalistica stessa, che si autocelebra come "migliore dei mondi possibili" quando quotidianamente ne viene dimostrata la pochezza.
Ciò che viene spacciato per riforma , come tutti ben sanno, risponde a dettati dei dicasteri economici di risparmio sulla spesa pubblica, sulla qualità dell'assistenza sociale, ma come ha esposto recentemente anche Curzio Maltese, mentre in paesi come Portogallo, Spagna, Grecia, si afferma chiaramente che è la mancanza di risorse destinabili all'Istruzione a produrre la contrazione e lo scadimento dei "piani scolastici",in Italia ciò si vuol far passare come "riforma innovativa e progressiva ",in un esemplare esercizio di neolingua!
Riassumendo gli effetti più negativi di questo ordine di cose, possiamo notare:
-una mancanza di rispetto della progressione contrattuale e stipendiale, rimasta bloccata da ben 9 anni al punto d'inizio della cosiddetta crisi economica, surrogata da mediocri bonus, livelli diversificati per i docenti considerati più produttivi nel senso della informatizzazione del rapporto docente-discenti e di progetti cosiddetti innovativi;
- dal pluralismo ideologico-didattico assicurato dall'apporto di tanti insegnanti, che potevano confrontare pragmaticamente nell'esperienza delle comuni classi e c.di cl. metodologie ,obiettivi e risultati, viene sostituito un dirigismo che oltre al d.s.fa capo a poche figure di sistema  scelte per lo più per maggiore affidabilità tecnologica: ma questa unidirezionalità non offre alcuna garanzia di essere il "migliore dei modi possibili d'insegnare ad appendere " , s'iscrive in una nuova dogmaticità in cui si riducono gli scambi d'esperienze sostanzialmente differenti.
- l'aumento progressivo, inarrestato, dei carichi di lavoro, con l'introduzione di categorie di salvaguardia dello stato di crisi sociale e culturale delle nuove generazioni, sempre più ordinariamente definibili per vari disturbi specifici di apprendimento come dislessici, bes ecc., che comportano per i docenti impegni sempre più gravosi di definizioni individualizzate di fronte all'aumento del numero di discenti per classe e un burocratismo sempre più elefantiaco;
- come anni fa qualcuno di noi definì opportunamente, l'Istituzione tratta i docenti come quel contadino nei confronti di un asino a cui veniva sottratto cibo e aumentati i carichi di lavoro in progressione, constatando che continuava a svolgere il proprio lavoro, finché poi non schiattò!
- l'eclisse ,la latitanza del fronte sindacale. In un ambito di circa 720.000 docenti di ruolo,più le quote annuali di precariato, sembra impossibile che in Italia non sorga un nuovo ceto sindacale deciso a rimuovere o per lo meno  smuovere questa vergogna, che ponga in chiaro come, al di là del fattore stipendiale, il tempo, il monte ore di lavoro di un docente vada travalicando ogni ragionevole prospettiva.
Possiamo pensare che in Italia il contesto sindacale soffra di una identità parallela con quello politico, per cui si ha il Partito sedicente Democratico al Governo da anni, il Ministro della Pubblica Istruzione di origine CGIL, mentre il forte Partito d'opposizione in ascesa,il M5S rimane indeterminato per molti versi nei suoi reali orientamenti .
Se i sindacati di base, che pur con i loro limiti testimoniano almeno una maggiore radicalità, rimangono marginali, possiamo anche indicare come negativo un fattore interno alla categoria docenti, ancora specchio, come sempre, della condizione di uomini e donne spesso mai usciti dalla modalità di minorità prolungata e subalterna della scuola, dalla scuola materna alla cattedra di ruolo: questi docenti non osano, temono di contrapporsi ai d.s. e all'Istituzione, taluni fanno a gara per mostrare zelo, in parte attratti dal miraggio di appartenere ad una categoria A cui verrebbero riconosciute chissà quali benemerenze e aumenti stipendiali, in parte per riempire tempi e spazi della propria incapacità a dedicarsi a veri e propri studi o attività produttive più sane ed utili, in famiglia come in società. La "pace" dell'obbedienza e conformismo ai nuovi dettati, della ripetizione alienante, vengono preferite alla vera ricerca e innovazione, al progresso di crescita individuale.
Con l'ormai totale istituzione della settimana scolastica equiparata a quella della maggior parte delle categorie lavorative, da lunedì a venerdì, si rivela più chiaramente come il tempo lavoro del docente invada e fagociti le giornate di sabato e domenica, e non nel senso delle già abituali mansioni di preparazione delle lezioni settimanali, di correzione compiti ecc, ma ora di quanto la smisurata crescita burocratica richiede costantemente, anche il sabato e la domenica,per il lavoro frenetico di posta elettronica, gruppi whatsapp ecc. guidati dalle cosiddette figure di sistema, zelanti propagatori senza limiti di sempre nuovi, costanti adempimenti sovrapposti da espletare.
Diventa di prassi ormai che insegnanti passino buona parte del sabato a correggere compiti, per poi la domenica dover affrontare verbali del c.di cl. ,le bozze di preparazione dei piani individualizzati da discutere poi in settimana nei c.di cl. o nei C.D., nelle riunioni di plessi, di materie ecc. 
E poiché le ore nelle giornate lavorative da lunedì a venerdì si addensano di impegni vari oltre le ore di lezione, risulta inevitabile, come riscontrato, che i fini settimana risentano di una dipendenza sempre più accentuata del clima lavorativo, a 360° e di conseguenza ininterrotto.
Mentre per molte categorie, dagli Ata ai poliziotti ,e così via, terminate le ore lavorative è consentito per lo più rilassarsi in un tempo autenticamente libero, anche mentalmente, questo non è più possibile al docente, se mai lo è stato.
Ma fatto è che mentre il tempo mentale di un docente onestamente impegnato era anni fa dedicato, anche fuori orario, al pensiero dei propri discenti, quindi più nobilmente umano e sociale, oggi esso è inglobato in un assillo burocratico che costituisce un pesante innalzamento del grado di alienazione.
E' necessario che si produca al più presto, a partire dalla base, con pressione sulll'ambito sindacale, una manifestazione di questo grado di disagio e sfruttamento, che venga esposto con ben più insistita chiarezza e decisione alla pubblicità dei mass media, fino all'assunzione di forme di reazione a questo processo di degrado della funzione docente.
Occorrono assemblee pubbliche sullo stato della Scuola partecipate ai genitori, alle famiglie dei discenti, in cui docenti sindacalisti e politici , intellettuali e uomini di cultura, di qualche qualità (se ancora ne esistano o ne esisteranno) espongano con chiarezza lo stato del disagio,la precarietà dei nuovi disegni "didattici": occorre che l'obiettivo di revisione della "buona scuola" venga proposto con forza, sostenuto dalle varie componenti consapevoli che non (solo) alla produttività industriale, terziaria, ma alla promozione etica e culturale va indirizzato l'impegno dei docenti, e che questo venga messo in grado di operare in termini di buon senso e di sostenibilità, attraverso l'impiego differente di risorse, l'assunzione incrementata di psicopedagoghi e assistenti sociali interni, non "altra parte", come spesso accade, ma integrati ai c.di cl. e C.D., insegnanti di sostegno e operatori tecnologici preposti alla rendicontazione informatica dei vari momenti di riunioni.
Potrebbero occorrere nel frattempo prese di posizione di testimonianza fattiva, per es. che in ogni scuola o istituto si formino gruppi di docenti veramente collegati e solidali che a turno e rotazione, uno o più per settimana, assumano decisioni di cosiddetti "scioperi bianchi", cioè assegnazione di lavori alle classi, o addirittura dichiarazione di giornate di congedo, per poter espletare quei carichi ammontati a quantità tali che richiederebbero impegno fino a sere che s'inoltrano nelle ore notturne ecc. ,con compromissione della propria forma fisica e psichica, quando non addirittura delle condizioni di sanità, nei riguardi di quello che dovrebbe essere l'impegno centrale, e tradizionalmente espletabile entro sensati termini orari, quello dell'insegnamento nelle classi.
Occorre che da parte di tutte le componenti si comprenda che non è in gioco soltanto il futuro più o meno immediato dei docenti e discenti, ma quello di un'Istituzione sulla cui qualità civile le società devono necessariamente porre un importante assegnamento, per potersi definire umane.
ANONYMUS SCOLASTICUS


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