Davanti a muri invalicabili
Francesco Di Lorenzo - 28-01-2017
La voglia di fare non vuol dire la bontà del fare. Frase banale quanto si vuole ma esplicativa abbastanza. La nuova ministra dell'Istruzione si dice che abbia voglia di fare. Speriamo bene. Uno dei decreti attuativi della legge 107 (la buonascuola) è relativo all'esame conclusivo del primo ciclo didattico, (l'esame finale della scuola media, tanto per capirci). Adesso l'esame finale consta di quattro prove scritte, più una prova sempre scritta (italiano e matematica) a carattere nazionale predisposta dall'Invalsi e un colloquio pluridisciplinare. A pensarci, qualcosa che, se non facesse ridere, sarebbe da piangere. Con l'attuale schema di decreto, invece, le prove scritte si ridurrebbero a tre, più il colloquio. Inoltre il voto finale non sarebbe più la media aritmetica delle varie prove, ma terrebbe conto sì delle prove d'esame, ma anche del percorso valutativo precedente. Insomma una bella semplificazione, considerando anche che scompaiono dall'esame le prove Invalsi. Solo che, udite udite, le suddette prove Invalsi si faranno ad aprile e costituiranno requisito imprescindibile per l'accesso all'esame. In più, l'esito di tali prove sarà riportato in un'apposita sezione del documento di attestazione delle competenze che ogni alunno si porterà in dote. Infine, pur restando invariata la composizione delle commissioni, il presidente non dovrà più essere esterno, ma a farlo sarà lo stesso preside della scuola. E questa è una delle poche cose di buon senso sentite finora.
Il giochetto di spostare le prove Invalsi, invece, è veramente deprimente, tanto più che così il loro ruolo ne esce potenziato, assumono ancora più importanza. Insomma, siamo nel novero delle operazioni di maquillage, per di più fatte maldestramente. E si tratta solo dello schema di decreto, che, si sa per esperienza, di solito viene peggiorato nel corso dell'iter per l'approvazione. Cominciamo bene!

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Il grido di allarme lo ha lanciato don Pino Demasi, parroco di Polistena e referente dell'associazione 'Libera' per la Piana di Gioia Tauro, in Calabria. Ha detto che nonostante la magistratura e le forze dell'ordine stiano facendo bene la loro parte, tutto ciò non basta, non è ancora abbastanza. Il problema è che 'purtroppo ci sono rappresentanti delle istituzioni che vanno a braccetto con la 'ndrangheta, ci sono silenzi che pesano come un macigno, c'è una società civile assente, mentre alcuni anni fa cercava di alzare la voce'.
Ecco ciò che dovrebbe far riflettere un poco di più: qualche anno fa sembrava potesse accadere, l'impegno civile avrebbe portato alla sconfitta dei poteri criminali. Bene, tutto questo è fallito, non è andato in porto. E l'economia, il lavoro, ancora in mano alla mafia, vogliono dire la continuazione dei favoritismi e di conseguenza il pensiero che non esista logica diversa dal clientelismo e dall'illegalità. Partendo da queste premesse, don Pino Demasi (insieme a Libera) ha lanciato l'iniziativa chiamata "wikilegalità", coinvolgendo tutti i ragazzi delle scuole medie. Lo scopo? Ridare senso e significato alla parola legalità, attraverso la collaborazione e il ritrovato senso dello stare in una comunità. È diffusa la sfiducia dei giovani nella cosa pubblica: c'è qualche altro metodo per combatterla?

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