180 e dintorni
Marino Bocchi - 28-09-2001
“Diamo i soldi a due milioni di vecchi” ha detto testualmente, orgoglioso e soddisfatto di se’, il ministro Tremonti in sede di presentazione della Legge Finanziaria 2002, riferendosi all’aumento delle pensioni minime. Lo stesso ineffabile supercapo dell’Economia, qualche giorno prima, in un’intervista a Il Sole 24 ore, aveva decantato il buon vecchio tempo del secolo XIX in cui l’assistenza ai poveri e agli indigenti era compito delle societa’ filantropiche: in quest’ottica Tremonti ha proposto alla Ue, a nome del governo italiano, l’adozione di una De-Tax o A-Tax, al posto della famigerata Tobin, sempre indigesta ma in particolare odore di eresia da quando e’ stata adottata dal movimento no-global. La De-Tax preleverebbe una minima percentuale al consumo da destinare volontariamente (insomma, una specie di otto per mille) ad attivita’ di sostegno ai paesi del Terzo mondo, per “correggere i guasti della globalizzazione”. Piu’ o meno negli stessi giorni, la Fish, Federazione Italiana per il superamento dell’handicap, indirizzava al ministro dell’istruzione Moratti una lettera molto allarmata in cui, in coincidenza con l’apertura dell’anno scolastico, registrava le “gravissime violazioni di legge…..relative al numero massimo di alunni per classe ed all’assistenza materiale agli alunni con handicap frequentanti”. E’ successo che la Moratti, in piena estate, in fretta e furia ha emanato un decreto per garantire l’avvio regolare dell’anno scolastico, un provvedimento molto lodato dai cultori dell’efficienza: peccato che in esso fosse saltato ogni chiaro riferimento ai criteri di assegnazione del sostegno agli alunni disabili, per cui i Presidi, ai quali nello stesso decreto veniva conferita la facolta’ di procedere con le nomine dei docenti dopo la scadenza del 31 agosto, hanno, per cosi’ dire, latitato, a danno dei ragazzi e delle famiglie.

Di esempi se ne potrebbero fare altri. Limitiamoci a questi. L’elemento che li accomuna e’ uno slittamento delle politiche sociali dalla categoria del riconoscimento di un diritto universale a quella dell' assistenzialismo. Lasciato il criticatissimo welfare stiamo tornando alle Dame di San Vincenzo. Il quadro logico e culturale in cui avviene questo processo e’ segnato da un’inflazione di terminologia nuovista ma nei contenuti si tratta, sic et simpliciter, di un passaggio all’indietro, a quel XIX secolo richiamato con tanta nostalgia da Tremonti. Per l’appunto, il secolo dello stato manchesteriano, dell’orario indefinito di lavoro, della mancanza di garanzie (oggi la chiamano flessibilita’, in entrata e in uscita) e del sostegno alle fasce deboli affidato alle organizzazioni di beneficenza.
Il diverso, l’emarginato, il migrante, il malato, se continua a mantenere un riconoscimento sul piano del diritto formale, di fatto viene ricollocato nel ruolo di “straniero”, di altro da se’, di cui diffidare o, nel migliore dei casi, da allontanare dalla comunita’, riducendolo in un luogo chiuso, protetto, gestito dalla mano caritatevole di associazioni private a cui lo Stato delega la funzione di cura ma soprattutto di controllo (questa delega oggi la chiamano sussidiarieta’, termine non a caso coniato dalla dottrina sociale della Chiesa). Si tratta di un fenomeno globale, per cui sarebbe ingiusto e ingeneroso circoscriverlo ai comportamenti del governo italiano di centro-destra.

E’ in questa cornice che va compreso e ricondotto anche l’incessante richiamo alla sicurezza, sul quale l’efferato crimine contro l’umanita’ dell’11 settembre negli Usa ha agito da detonatore. Se un raffinato e crudele multimiliardario saudita di nome Osama bin Laden, che veicola il fanatismo religioso tramite il cellulare satellitare e sofisticate operazioni di borsa, combinazione esemplare di quanto sto cercando di dire, se questo signore, dunque, scaglia la morte e l’anatema contro la nazione infetta e corrotta, l’Occidente reagisce alzando la guardia, chiudendo le frontiere all’esterno e all’interno. Cosi’ in Italia si approva una finanziaria in cui la spesa sociale viene ulteriormente ridotta, con l’eccezione di qualche sporadica una tantum di tipo assistenzialista, a tutto vantaggio delle commesse militari, cioe’ del privato (per i riflessi sulla nostra scuola, vedasi La scuola nella Finanziaria 2002 ); cosi’, in nome dell’emergenza terrorismo, i governanti dell’occidente, dagli Usa all’Europa, hanno l’agio di rinnegare il credo liberista dello Stato minimo dichiarato a gran forza fino al giorno prima e far fronte alla recessione con politiche di sostegno all’industria e alla finanza senza che nessuno dei custodi della legge del mercato si scandalizzi, cosi’, infine, in nome della sicurezza minacciata, si riaprono anche i manicomi.

"Noi vogliamo essere psichiatri, ma vogliamo soprattutto essere delle persone impegnate, dei militanti. O meglio, vogliamo trasformare, cambiare il mondo attraverso il nostro specifico, attraverso la miseria dei nostri pazienti che sono parte della miseria dei mondo. Quando diciamo no al manicomio, noi diciamo no alla miseria del mondo e ci uniamo a tutte le persone che nel mondo lottano per una situazione di emancipazione". (Franco Basaglia)
La legge 180 fu approvata il 13 maggio 1978, il 23 dicembre dello stesso anno conflui’ quasi per intero nella legge 833, con la quale veniva istituito il Servizio sanitario nazionale. Fondamento della legge, che ebbe per conseguenza diretta la chiusura delle strutture residenziali manicomiali, e’ il principio della salvaguardia della liberta’ e dignita’ del paziente, considerato soggetto portatore di una serie di diritti, compreso quello, in casi eccezionali, di essere ricoverato in strutture pubbliche ospedaliere e, qualora sia necessario il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) esso puo’ essere richiesto solo dal sindaco, su proposta motivata di un medico. In questi giorni, e’ in discussione alla Camera dei deputati una proposta di legge (“Norme per la prevenzione e la cura delle malattie mentali”), la cui finalita’ e’ quella di abrogare la 180, assumendo come pretesto il disagio delle famiglie dei pazienti, messi spesso di fronte alle inadempienze dello Stato e delle Regioni nell’applicare la normativa. Si finisce cosi’ per indicare la solita ricetta: meno Stato, piu’ privato e maggior controllo sociale. Si estende l’area di applicazione del TSO, il quale potra’ venir richiesto “da chiunque ne abbia interesse”; viene previsto che in ogni regione si costituiscano almeno 3 SRA (struttura residenziale con assistenza continuata) pubbliche e private, con un numero di posti corrispondenti ad almeno 80 ogni 100 mila abitanti; il periodo di degenza obbligatorio puo’ essere di fatto illimitato.
Lo spirito della proposta e’ fin troppo chiaro: il disagio mentale si cura con il trattamento farmacologico e con la segregazione forzata. Chi opera nella scuola, sa bene che questo e’ anche il rischio che minaccia gli alunni particolarmente indocili, irrequieti, affetti da disturbi di attenzione e concentrazione. Per essi, si ricorre al Ritalin. Dunque, che siano migranti, disabili, ribelli o vagabondi, membri di minoranze emarginate, fa lo stesso: Kaspar Hauser va rinchiuso nella torre, come a Norimberga, in un giorno di maggio del 1828. E la chiamano innovazione.

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