Ignorare fa rima con diseducare
Gianfranco Pignatelli - 10-10-2016
C'è una "i" di troppo. In fondo è solo una "i", si obietterà. "I" come ignoranza o idoneità. Una abbonda, l'altra sembra proprio non esserci. Tra ANP e ANPI la differenza è quella sola vocale. La prima sigla identifica, con italica prosopopea , l'ex Associazione Nazionale Presidi, ribattezzata oggi Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola. La seconda è cosa assai più seria e storicamente degna, identificando l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia. Così può capitare che una dirigente scolastica, dalla presunta alta professionalità della scuola, possa impedire al liceo Jacopo Sannazaro, che dirige, di celebrare le Quattro Giornate di Napoli. La dirigente in questione ha dalla sua il non essere napoletana, è vero. Ma non può certo ignorare che il Sannazaro sia al Vomero e che proprio il Vomero, dal 27 al 30 settembre 1943, sia stato il campo di battaglia sul quale si sono fronteggiati le milizie tedesche di occupazione e l'eroico popolo partenopeo, l'unico che si sia liberato da solo dal nazi-fascismo, tanto da essere insignito di medaglia d'oro al valor militare. Proprio il liceo Sannazaro vide le assemblee propedeutiche e l'epilogo, ospitando, dal 29 settembre del 1943, il comando militare e politico delle Quattro giornate di Napoli. Inizialmente l'edificio venne utilizzato come deposito di armi e munizioni, pronto soccorso, cucina, tribunale e camera ardente per i primi caduti napoletani - molti dei quali erano ragazzi - caduti da eroi. In seguito, con l'avvento degli alleati, il palazzo del liceo fu adibito a ospedale militare. Negli anni successivi dell'Italia democratica e repubblicana, in tutti i successivi tranne l'ultimo, il liceo ha sempre commemorato quella gloriosa pagina di storia. Farlo proprio lì, in uno dei più antichi e prestigiosi licei cittadini, è sempre stato il modo per testimoniare il legame di Napoli e dei napoletani vecchi e nuovi alla democrazia e all'indipendenza da qualsivoglia totalitarismo e autoritarismo. Espropriare l'orgoglio da quel liceo, negare ai suoi studenti la facoltà di avere una memoria storica tra le più gloriose d'ogni tempo non è solo un esercizio di ignoranza ma un'autoritaria imposizione di negazionismo bieco e becero. Da antifascista iscritto all'ANPI, da vomerese e da docente, sono indignato. È stato leso ed offeso sia il vincolo col nostro passato e col radicamento al nostro territorio sia il legame che testimonio quotidianamente a quella funzione educativa, così distante da quella dirigente scolastica posta nel ruolo sbagliato, nel posto sbagliato. Mi auguro che - dopo aver regalato uno sguardo alla lapide affissa dinnanzi al liceo e visto il film "Le quattro giornate di Napoli" di Nanni Loy - abbia l'onestà intellettuale di chiedere scusa ai caduti, al territorio e alla comunità educante che non ha saputo onorare.

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 Giovanni Tilocca    - 16-10-2016
La moda della prosopopea degli attuali Dirigenti scolastici è confermata anche in questo questo caso.
Il Dirigente modale prende decisioni apologetiche e respinge sempre le proposte di chi chi può produrre momentanee eclissi del suo splendore.
Il Dirigente modale è sicuro di sè e non può sbagliare. E' autorevole e autoritario quanto basta e soprattutto si fa notare quando serve. Quindi stai a vedere che c'è, che è efficace ed efficiente.
Il Dirigente modale sa come far sentire degli emeriti Fracchia i suoi sottoposti soprattutto quando di mezzo c'è qualcosa che non sia l'ordinaria Amministrazione dell'ufficio.
Il Dirigente modale guarda ai bisogni, fa proposte strategiche e respinge ogni obiezione della base. Troppo operaia per valere qualcosa.
Poi se la scuola malgrado (malgrado?) le sue dirompenti e infallibili scelte a ramengo ci va lo stesso...ma si! Ma chi se ne fotte! Se i suoi studenti sono i peggiori del mondo...ma sì! ma chi se ne fotte" tanto i numeri stanno crescendo e i trend sono favorevoli!
In fondo si tratta della tendenza media anzi modale della (buona) scuola.