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Appello Etiopia
Vis - 20-12-2002
IL VIS RISPONDE ALLA RICHIESTA DI AIUTO DELL'ETIOPIA


L’Etiopia sta morendo di fame a causa della più grave e devastante carestia che ha colpito questo Paese, un incubo ben peggiore di quella che si è abbattuta nel 1984 e che ha provocato la morte di un milione di persone.

Oggi sono 6 milioni gli etiopi che non hanno più cibo, molti dei quali, già malnutriti, rischiano una condanna a una morte sicura. Una catastrofe annunciata e ignorata, come spesso accade per l’Africa, dalla gran parte dei Governi Internazionali e dei media.





Il VIS e i Salesiani di Don Bosco, presenti in questo Paese in ben 9 località sin dal 1975, hanno deciso di rispondere immediatamente alla richiesta di soccorso, inviando aiuti economici per acquistare il cibo direttamente in loco. Con i primi 13.000 Euro si è provveduto a sostenere gli abitanti delle regioni del Tigrai e dell’Oromia, inviando 100 quintali di biscotti multivitaminici e 100 quintali di Famex, una mistura nutriente composta da grano, soia e latte.

Il viaggio che era già programmato con la casa di produzione Harold e con la signora Claudia Koll, testimonial del VIS, organizzato per denunciare le tante sofferenze di questa popolazione oggi assume un grande valore di documento concreto su quello che sta avvenendo e diventa strumento per portare direttamente i soldi raccolti per contribuire immediatamente alla lotta contro la fame.

Il VIS e Claudia Koll fanno appello alla solidarietà e alla profonda generosità degli italiani per cercare di arginare con prontezza una situazione che rischia di diventare una tragedia epocale.

Per sostenere la popolazione dell’Etiopia basta effettuare un versamento su c/c postale o bancario del VIS.

Conto corrente postale: 88182001 intestato a VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo
Conto bancario: San Paolo IMI conto 450001 CAB 03201 ABI 01025 intestato a VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo
Causale: Cibo per l’Etiopia





Ogni giorno 30 mila bambini muoiono a causa della povertà. Ciò significa che ogni 3 secondi una giovane vita viene stroncata dalla fame, dalla mancanza di medicine e cure adeguate, da malattie provocate da condizioni di vita malsane. 600 milioni di bambini, un quarto di tutti i bambini del mondo, vivono in condizioni di assoluta povertà. Ogni anno12 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni muoiono per malattie di facile prevenzione, e milioni di altri bambini si ammalano a causa dell'acqua contaminata e di condizioni igieniche precarie. Oltre il 40% della popolazione mondiale è costituito da ragazzi con meno di 15 anni. Per loro la minaccia più grande è rappresentata dalla povertà. Milioni di ragazzi poveri sono tagliati fuori dal diritto all'istruzione, dall'assistenza sanitaria, dalla possibilità di un futuro migliore.

Negli anni Novanta i Paesi più ricchi hanno infatti ridotto del 48% il loro aiuto ai Paesi poveri. Nonostante le strategie di riduzione della povertà dichiarate dalle istituzioni finanziarie internazionali , l'apertura al "libero mercato" ha portato in molti Paesi gravi squilibri che continuano a negare i diritti di base a milioni di persone, in particolare donne e bambini. Servizi essenziali come acqua e ospedali sono divenuti pressoché inaccessibili per la maggior parte della popolazione.

La maggior parte della fame diffusa in un mondo di abbondanza – secondo l'ultimo rapporto della FAO, risulta dalla povertà. Altre cause sono le siccità e le inondazioni, i conflitti armati, gli sconvolgimenti politici, economici e sociali. Circa trenta paesi stanno attualmente fronteggiando emergenze alimentari eccezionali e il numero di persone che hanno bisogno di assistenza alimentare d’urgenza ammonta a 67 milioni. I conflitti sono tra le cause più frequenti di insicurezza alimentare. Guerre e conflitti interni sono state le maggiori cause in 15 paesi che hanno sofferto di emergenze alimentari eccezionali nel 2001 e nella prima parte del 2002. I conflitti nell’Africa subsahariana hanno fatto perdere 52 miliardi di dollari di produzione agricola tra il 1970 e il 1997: si tratta di una cifra equivalente al 75 per cento di tutta l’assistenza pubblica allo sviluppo ricevuta dai paesi coinvolti nei conflitti. Le perdite in tutti i paesi in via di sviluppo sono stimate in una media di 4,3 miliardi di dollari l’anno, quanto sarebbe bastato per portare ai livelli minimi necessari i consumi alimentari di 330 milioni di persone affamate.
Secondo il programma di lotta contro la fame proposto dalla Fao, occorrerebbero investimenti pubblici addizionali di 24 miliardi di dollari l’anno per accelerare i progressi nella riduzione della fame e per raggiungere l’obiettivo del Vertice mondiale dell’alimentazione




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 Il colmo!    - 20-12-2002
Il colosso alimentare contro il paese più povero Indennizzo per l'esproprio di una fabbrica nel 1975. La Nestlé fa causa all'Etiopia. "Vogliamo 6 milioni di dollari"
GINEVRA - L'Etiopia è tra i paesi più poveri e affamati, eppure la Nestlé, gigante mondiale dell'industria alimentare, reclama milioni di dollari di risarcimenti. Una disputa paradossale iniziata quasi trent'anni fa nella terra minacciata da gravi carestie e dove milioni di persone non hanno cibo a sufficienza, secondo i più recenti allarmi lanciati dalla Fao. La multinazionale elvetica aveva una fabbrica alimentare in Etiopia, che gli è stata espropriata nel '75 da parte dell'allora regime militare. Per quell'esproprio nel 2001 la Nestlé ha reclamato sei milioni di dollari a titolo di indennizzo, e i negoziati sono ancora in corso. La multinazionale si difende, malgrado la denuncia di un'organizzazione non governativa. "La situazione può sembrare scandalosa a prima vista, ma non lo è se si conoscono tutti gli aspetti della vicenda", ha detto Francois Xavier Perroud, portavoce della Nestlé. "Discussioni sono in corso con le autorità etiopiche e la richiesta di sei milioni è solo quella iniziale. Siamo molto flessibili e siamo pronti a investire la somma del risarcimento nel paese africano", ha aggiunto. I negoziati, cui partecipa anche un'agenzia della Banca mondiale, sono ripresi nel 2001 su iniziativa del governo etiopico. Inoltre, il caso Nestlé non è isolato: una cinquantina di simili trattative sono in corso, ha sottolineato Perroud. Al centro della disputa è l'Elidco (Ethiopian Livestock Development Company), una fabbrica alimentare in Etiopia che controllava il gruppo tedesco Schweisfurth, rilevato dalla Nestlé nel 1986. Dopo l'espropriazione, le autorità di Addis Abeba avevano poi rivenduto la fabbrica a una società locale nel 1998 per la somma di 8,7 milioni di dollari, ha raccontato Perroud. Con l'acquisto del gruppo tedesco la Nestlé ha ereditato anche i diritti di indennizzo. "Per noi è una questione di principio e saremo inflessibili sul principio di un risarcimento. In caso contrario" ha detto Perroud "la somma di sei milioni di dollari da noi richiesta è solo il punto di partenza di un negoziato: sulla somma, sui tempi e sulle modalità saremo molto, molto flessibili. Inoltre siamo pronti a investire in Etiopia l'integralità del risarcimento ricevuto". L'Ong britannica Oxfam ha denunciato la Nestlé in un comunicato affermando che l'Etiopia è un paese che muore di fame ed è tra i più poveri dell'Africa, con un reddito medio pro capite di meno di 2 dollari al giorno. I sei milioni di dollari reclamati dalla Nestlé "potrebbero fornire acqua potabile a oltre quattro milioni di persone in Etiopia o permettere di costruire 6.500 pozzi nel paese colpito dalla siccità"
Da: Repubblica on line