Noi Crediamo
Danijel Szeredy - 25-04-2015
Intervento di uno studente di Udine sul 25 aprile

Non è scontato avere spazio per esprimersi nell'ambito di una celebrazione nazionale per un giovane nemmeno ventenne; non è scontato, ma è necessario sia a chi ha l'occasione di offrire la sua opinione, sia a chi, questa occasione, la offre. Ogni commemorazione, infatti, è accompagnata dalla questione del suo significato, soprattutto per le nuove generazioni che vivono come normale ciò per cui settanta anni fa ancora si combatteva. E col passare del tempo cresce la minaccia dell'oblio, il pericolo di dimenticare perché questa data è fondamentale per la nostra identità di nazione. Le celebrazioni dovrebbero servire appunto a ricordare al cittadino di chiedersi cosa ci ha unito allora, e, adesso, cosa ci unisce.
L'istinto primordiale di collaborazione contro un nemico comune è una spiegazione troppo semplicistica. Non tiene conto che la Resistenza non era soltanto contro il nazismo tedesco, ma anche contro il fascismo italiano della Repubblica di Salò. Il popolo combatteva se stesso. Ogni italiano si trovava a lottare su due fronti morali, per due principi fondamentali. Il primo, il più evidente, il diritto di autodeterminazione di un popolo, venuto a mancare negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale. Il secondo, invece, è più nascosto eppure fondamentale: è il diritto del cittadino all'amore patriottico.
Alcuni sostengono che aver scelto di appoggiare la Repubblica di Salò abbia lo stesso valore morale dello schierarsi con la Resistenza. Eppure, è possibile amare una patria quando forze esterne costringono a farlo? È possibile amare un'ideologia quando non si ha alternativa? È possibile chiamare amore la scelta di sopravvivenza che l'uomo incontra quando la sua opinione è repressa e deformata dalla dittatura?
Io credo l'appartenenza alla patria non sia legale, non debba essere costretta, che non si crei con propaganda e repressione.
Io credo l'identità di nazione sia data da una scelta morale del singolo che deve essere la base delle opinioni politiche divergenti. Solo questa scelta porta all'identità comune, alla storia, alla sofferenza, alla lotta comune, ed io credo che questa sia l'eredità della Resistenza, questi siano i principi non scritti che hanno ispirato la nostra Costituzione e che forgiano il nostro pensare ed agire, questa è la nostra identità.
Il venticinque aprile non si festeggia soltanto la liberazione dal nazifascismo, ma anche e soprattutto l'affermazione della dolorosa e gloriosa scelta di essere italiano, prima di ogni appartenenza politica ed ideologica.
Ed io credo... e Noi Crediamo questo sia il significato che per noi oggi ha il venticinque aprile, come crediamo nella necessità di non dimenticare per cosa abbiamo combattuto e per cosa dobbiamo combattere, perché è questo che determina chi siamo.

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