La meglio scuola e gli imbroglioni del DDL
Severo Laleo - 22-04-2015
Personalmente non ho dubbi. Almeno per polemica. Il ddl la BuonaScuola è stato scritto da "imbroglioni", insensibili e indifferenti, chiaramente, per stile di scrittura e per passione etico-politica, alle "finalità" del fare scuola.
Sì, "imbroglioni", perché in realtà agli estensori del ddl non importa assolutamente nulla della possibilità di civilizzazione della società attraverso la scuola, soprattutto quale luogo dove la modalità di sperimentare la relazione tra persone nei differenti ruoli sia già un esempio/modello di civiltà, al contrario, agli estensori del ddl importa solo acciarpare un testo (in questo senso linguistico, "imbroglioni") per ubbidire a un orientamento politico di semplificazione e di accentramento del processo delle decisioni, con l'esclusivo compito di trasformare una struttura istituzionale, oggi, nonostante ambiguità e difetti, a carattere partecipativo, collegiale e a corresponsabilità forte, in una struttura, domani, "privata", a carattere piramidale, secondo gerarchia, con rinforzo premio/castigo. Estensori "imbroglioni", perché spacciano per moderno e nuovo un ritorno secco, data la centralità del dirigente scolastico, agli anni prima del sessantotto (i nuovi governanti del settore scuola, a partire da Gelmini, hanno un odio iroso per il '68), quando era nei poteri del Preside, attraverso le note di qualifica, da Insufficiente a Ottimo, bloccare o anticipare gli scatti biennali di stipendio.
Eppure la ministra, Stefania Giannini, è convinta di difendere una "riforma culturale rivoluzionaria"», e, con una gentilezza oltre misura, dichiara: "quando la riforma sarà capita fino in fondo [grazie!] da tutti, ci sarà un'accettazione ma soprattutto una partecipazione ancora più ampia". Mah!
Forse la Ministra confonde partecipazione con "supinazione", dal momento che proprio la sua riforma cancella a scuola l'idea di comunità tra pari in responsabile e libera collaborazione/partecipazione, e "rafforza", anche tra i banchi e nelle aule l'antico, degli italiani, per ricordare Gobetti, "animo di schiavo".
Estensori "imbroglioni", perché il ddl recante disposizioni per la Riforma del sistema nazionale diistruzione, e si sottolinea Riforma del sistema nazionale di istruzione, nel suo Capo I, ha quali Finalità il nulla. E il vestito del nulla, integrale, è il seguente: "Art 1. (Oggetto e finalità). Il disegno di legge intende disciplinare l'autonomia delle istituzioni scolastiche dotando le scuole delle necessarie risorse umane, materiali e finanziarie e degli strumenti necessari a realizzare le proprie scelte formative ed organizzative.
Le disposizioni in oggetto sono volte a garantire la massima flessibilità, diversificazione, efficienza ed efficacia del sistema scolastico attraverso un uso ottimale delle risorse e delle strutture e all'introduzione di tecnologie innovative in raccordo con le esigenze del territorio. A tal fine le singole istituzioni scolastiche definiscono il proprio fabbisogno attraverso la predisposizione di un piano triennale dell'offerta formativa volto a potenziare e valorizzare le conoscenze e le competenze degli studenti e l'apertura della comunità scolastica al territorio.
Solo all'art. 2, il Capo Finalità trova minima la sua chiave.
E quel "disciplinare l'autonomia" diventa un semplice rafforzamento dell'"autonomia scolastica prevista dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275". Un testo d'altri tempi, dunque. E qual è il suo "rafforzamento"? Qual è, a dire con Giannini, la rivoluzione? Semplicemente la cancellazione subdola del senso pieno e socialmente rilevante dell'autonomia del '99, soprattutto quando ribadisce principi di cultura pedagogica. Le finalità nel testo del Regolamento dell'Autonomia sono chiare: "Art 1. Natura e scopi. L'autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento... Art. 4 Autonomia didattica. Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema ... concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo".
Ma con il ddl la BuonaScuola diventa "rivoluzione" il superare ogni riferimento al raggiungimento del successo formativo, ogni riferimento al pluralismo culturale, al pieno sviluppo della persona umana, al diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, alla libertà di insegnamento, una libertà ancora così cara nel testo del '99 da essere preservata con un articolo ad hoc, il 15: "Competenze escluse. Sono escluse dall'attribuzione alle istituzioni scolastiche le seguenti funzioni in materia di personale il cui esercizio è legato ad un ambito territoriale più ampio di quello di competenza della singola istituzione, ovvero richiede garanzie particolari in relazione alla tutela della libertà di insegnamento: a) la formazione delle graduatorie permanenti riferite ad ambiti territoriali più vasti di quelli della singola istituzione scolastica; b) reclutamento del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario con rapporto di lavoro a tempo indeterminato; c) mobilità esterna alle istituzioni scolastiche e utilizzazione del personale eccedente l'organico funzionale di istituto; d) autorizzazioni per utilizzazioni ed esoneri per i quali sia previsto un contingente nazionale; comandi, utilizzazioni e collocamenti fuori ruolo ...".
Ma i nuovi governanti non hanno la preoccupazione di attivare "garanzie particolari in relazione alla tutela della libertà di insegnamento".
La preoccupazione dei nuovi governanti, al contrario, è tutta nel controllare la "buona scuola", attraverso il nuovo centrale" Dirigente Scolastico, una figura tuttofare, debole in verità, di controllore controllato (dovrebbero guardare lontano e scendere in piazza, insieme a tutte le altre componenti, i dirigenti scolastici a difendere la libertà di insegnamento, l'autonomia didattica, la collegialità, la corresponsabilità pedagogica dell'intera comunità scolastica).
Il ddl la BuonaScuola non ha altre novità oltre "il potenziamento e la valorizzazione delle funzioni del dirigente scolastico".
Le novità, anzi, tutte di ordine manageriale, in assenza di una visione moderna di cura per la persona in età di apprendimento fino a 18 anni, discendono esclusivamente dalla centralità del ruolo del dirigente: "Il dirigente scolastico assume un ruolo centrale per la determinazione del fabbisogno e della migliore offerta formativa dell'istituzione scolastica e la sua funzione è rafforzata, al fine di garantire una gestione immediata ed efficiente delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche e materiali".
E torna il ritornello avvilente della gestione immediata e efficiente, a nascondere l'obiettivo dell'impoverimento della libertà pedagogica e didattica della comunità scuola a favore dell'odiato, a parole, potere della burocrazia manageriale.
Persino il curriculum dello studente non è immaginato per l'esercizio della libertà di apprendimento, a prescindere, oltre la logica strumentale di rendita futura, quanto, al contrario, per il controllo di utilità da parte di altri: specie se datore di lavoro. Il grido di minaccia del Premier nel proclamare il suo incredibile "la scuola è delle famiglie", dopo il volgare suo ridere per la protesta del mondo della scuola, dà un'idea terribilmente chiara della caduta culturale (e istituzionale) dei nostri governanti. E fatto più grave, non suscita reazioni di rigetto immediato
nel suo Partito. E tra gli intellettuali. Inimmaginabile. Ora diventa anche chiaro, conseguentemente, il perché del rifiuto di questi governanti di confrontarsi con il testo della LIP, preparato non da "imbroglioni", ma da quanti, in ogni componente della comunità scolastica, hanno a cuore il "diritto all'educazione, all'istruzione e alla formazione" nel rispetto dei "principi di pluralismo e di laicità".
La meglio scuola è la scuola della libertà di insegnamento e di apprendimento, è la scuola della promozione della persona fino all'età di 18 anni, sempre, senza ipotesi di insuccesso e di espulsione per demerito (il diritto alla formazione ha con sé implicitamente il diritto al successo, il diritto alla promozione, intendendo per promozione non tanto il passaggio, spesso ipocrita, per scrutinio, da una classe all'altra, quanto il percorso di reale avanzamento lungo la linea di una continua crescita culturale e umana), la meglio scuola è la scuola bottega, la scuola cooperativa e dialogante, dove la relazione docente/studente non è più chiusa nel trinomio lezione-interrogazione-voto, ma è aperta nella ricerca continua da un legame di empatia, intorno a un comune tavolo di lavoro di trasmissione e produzione di saperi.
La meglio scuola è la LIP, perché è la scuola nata da un ampio e diffuso dibattito per iniziativa popolare, e non è certo la scuola del Governo, tramite il Ministero, tramite il Dirigente Scolastico. Quella, è solo la "Buona Scuola".
O no?


Tags: buonascuola, trinomio elzione-interrogazione-voto, promozione


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