La vera riforma: abolire le classi pollaio
Gianfranco Scialpi - 20-04-2015
Ho letto più volte il documento sulla "Buona Scuola ". Stesso "trattamento" ho riservato al Disegno di Legge. Conclusione: i due testi sono stati partoriti da persone che non hanno mai frequentato un'aula scolastica o hanno dimenticato cosa significa "esserci" in una relazione costruttiva con i propri alunni. . Esperti, chiamiamoli così, che ritengono che un sistema si possa e si debba riformare a prescindere dal suo cuore, cioè dall'aula dove si genera quella condizione per risultati educativi apprezzabili. In altre parole i due documenti sono l'ennesima trovata ingegneristica pensata da persone che puoi incontrare in un convegno, dove i riflettori e la coreografia regnano incontrastati, ma che difficilmente trovi nelle aule spesso poco illuminate e fredde a gestire la complessa relazione educativa.
Il Presidente Renzi intende realmente rivoluzionare "cambiare verso" alla scuola? Allora dia il via alla prima vera riforma del sistema scolastico: ROTTAMANDO LE CLASSI POLLAIO!!! Chi entra e vive ogni giorno l'aula, sa benissimo che con 25-32 alunni la dimensione educativa e ogni progettazione che punti all'inclusione sono fortemente compromesse. Ho sempre letto sui "sacri testi di pedagogia" che il numero ottimale per realizzare le finalità di una "scuola della Repubblica " - il diritto alla formazione come tratto inalienabile della persona - è di 15 alunni. Addirittura un filosofo come Umberto Galimberti, quindi un "inesperto" ha confermato in un suo intervento questo numero. E allora che aspetta, Renzi, il quale dovrebbe essere favorito in questa lettura pedagogica dalla presenza della moglie-insegnante? Posso capire che il ripristino di CLASSI EDUCATIVE fa parte di quelle cose "del vorrei ma non posso", soprattutto in questo momento di dissesto finanziario delle casse statali. Ho scritto posso comprendere, ma fino a un certo punto, da insegnante realmente impegnato nella formazione delle persone e da "esperto d'aula" che ogni giorno si relaziona con il "domani" (i nostri ragazzi), verso il quale mette in atto sempre più con difficoltà (non per sua incapacità) tutta una serie di strategie relazionali, emotive e altro ancora e che una volta venivano chiamate "la cura dell'alunno", mentre oggi mi piace definirle con un aria di R. Cocciante "Occhi negli occhi". Dal Presidente Renzi e dal Parlamento mi aspetto un altro approccio per rimettere al centro la scuola, cioè la dimensione "calda" costituita da relazione, emotività e altro ancora dalla quale dipende tutto il resto.

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