La buona scuola per chi ? Assunzioni e formazione
Gruppi di studio docenti di Roma - 03-12-2014
Presentiamo, diviso in capitoli, che pubblicheremo a partite da oggi, un esame approfondito del documento del Governo Renzi chiamato "La buona scuola". E' stato curato da gruppi di studio formati da docenti impegnati a Roma in movimenti che da anni si impegnano nella difesa della scuola pubblica. Persone che avversano pregiudizialmente le innovazioni, ma vogliono essere protagoniste attive dei processi di reale miglioramento del nostro sistema formativo.
Il metodo è stato quello caratteristico dei movimenti dei precari e dei lavoratori della scuola negli ultimi anni: lettura comune e confronto. Quindi, la prassi di una intelligenza collettiva che, grazie al confronto arricchisce e chiarifica, svela aspetti non notati, crea proposte e si fa risposta politica a un Governo che riduce lo spazio di espressione di idee solo a quello virtuale del web, o a visite di suoi rappresentanti in singole scuole. È perciò importante che ad esprimersi siano i collegi docenti, le assemblee dei lavoratori e degli studenti, gli incontri tra le famiglie.
La complessità del tema della formazione non si può esaurire in slides, o in risposte a questionari predefiniti. Ci auguriamo pertanto di ricevere dalle prossime assemblee o tramite altri contatti i contributi ulteriori di chi leggerà queste pagine.


La redazione

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1. Assunzioni e formazione (cap. 1)

Nel I capitolo le linee guida affrontano il tema dell'organico della scuola. E' in questa prima parte che viene annunciata l'assunzione di 148.100 nuovi docenti a partire dall'anno scolastico 2015-16 che si aggiungeranno ai circa 600 mila docenti che compongono l'organico di diritto. Si tratta sostanzialmente di tutti gli insegnanti delle Graduatorie A Esaurimento (GAE), degli idonei e dei vincitori dell'ultimo concorso non ancora assunti in questo anno scolastico. In realtà 63.900 di queste nuove assunzioni avranno un costo relativamente irrisorio, in quanto riguardano assunzioni
già previste o precari stabili dell'organico di fatto. Nello specifico
15.000 sono i posti dovuti al turnover, ovvero resi disponibili da relativi pensionamenti
8.900 sono assunzioni sul sostegno già previste da provvedimenti precedenti
50.000 sono insegnanti che pur in assenza di un contratto a tempo indeterminato, sono permanentemente occupati su cattedre annuali, o spezzoni di cattedre (chiamata dal provveditorato). Per capirci, non sono supplenti di nessuno, ma suppliscono a chi per anni non li ha assunti su posti necessari e liberi.
Ne restano 84.900. Cosa faranno questi nuovi insegnanti? Quanto costeranno? Saranno utili a una scuola di qualità? Siamo di fronte a una svolta strutturale delle politiche scolastiche che in questi decenni non hanno fatto altro che de-finanziare il sistema d'istruzione? Proviamo a rispondere punto per punto.
Ps: I 18.800 mila docenti di musica, arte ed educazione fisica presenti nelle Gae e citati ripetutamente nel testo, e in televisione, non vanno considerati come un raggruppamento a parte, bensì le loro assunzioni saranno trasversali: una parte andrà in cattedra e una parte parteciperà all'organico funzionale, probabilmente con un ruolo centrale soprattutto nelle attività di potenziamento.

Cosa faranno 84.900 insegnati dell'organico funzionale?
L'organico funzionale avrà, nelle intenzioni delle linee guida, due compiti principali:
- Coprire le supplenze brevi
- Potenziare l'offerta formativa
Ma quante sono le supplenze brevi? Il testo ci propone una stima di 20.000 cattedre piene con stipendio annuale se fosse possibile sommare complessivamente tutte le ore d'insegnamento, e i loro costi, determinate dalle sostituzioni di insegnati di ruolo o con cattedra "di fatto". E' chiaro che questo conto è un conto astratto, perché le supplenze brevi sono disomogenee territorialmente, temporalmente, stagionalmente e per area disciplinare. Infatti gli insegnanti coinvolti ogni anno su questo meccanismo sono circa 112 mila (di cui circa 51.000 tra scuola dell'infanzia e primaria, 31.500 nella secondaria di primo grado e 35.700 nella scuola secondaria di secondo grado). E' da sottolineare la situazione relativa alla secondaria: i 20 mila insegnanti previsti nell'organico funzionale difficilmente riusciranno a sostituire gli oltre 67 mila docenti impegnati lo scorso anno sulle supplenze brevi. Dunque, le supplenze extra organico di diritto, pur ridotte numericamente, esisteranno ancora, perché lo stato già ora si serve di più insegnanti di quanti ne verranno assunti. La stima delle 20 mila cattedre complete è dunque solo un calcolo di
ragioneria, che permette di capire quanto costano le supplenze brevi e, con molta pprossimazione,
di immaginare come verranno ripartite le ore annuali dell'organico funzionale:
Circa ¼ serviranno per le supplenze
Circa ¾ per "il potenziamento dell'offerta formativa"

Ma cosa vuol dire potenziamento dell'offerta formativa?
Qui il testo diventa, almeno in parte, più generico. Viene prima esplicitato che l'organico funzionale sarà di circa 60 mila docenti nella primaria e di circa 20 mila nella secondaria. Nella scuola primaria si fa riferimento all'ampliamento del tempo pieno e del tempo prolungato, mentre per la secondaria si ipotizzano attività quali la "predisposizione di contenuti innovativi", "progettualità", "affiancamento ai tirocinanti" ecc. Queste indicazioni offrono diversi spunti e sollecitano diversi interrogativi.
Perché non iniziare dalla semplice eliminazione dei provvedimenti peggiori della Gelmini? E' chiaro infatti che se l'obiettivo è un insegnamento di qualità, la prima necessità sarà, in ogni ordine e grado del sistema d'istruzione, la riduzione del rapporto studenti/insegnati per classe a partire dall'eliminazione del maestro unico e al ripristino del sistema orario pre-riforma nei professionali e nei tecnici, ma anche riducendo i tetti minimi per formare le classi nelle singole sezioni. D'altronde, a chi dice che 84 mila insegnanti assunti nell'organico funzionale sono troppi, ricordiamo che la Gelmini ne tagliò ben 87 mila. Se si eliminassero i peggiori provvedimenti della Gelmini, gli 84mila insegnanti dell'organico funzionale andrebbero semplicemente a ricoprire posti "in cattedra".
Rispetto alla Gelmini manca all'appello un qualsivoglia provvedimento sul personale Ata, tagliato di oltre 40 mila unità dal ministro berlusconiano. Come fare allora ad aumentare il tempo pieno? Come aprire le scuole di pomeriggio? E i finanziamenti su queste voci?
Non troviamo nulla nel testo, né altri provvedimenti espliciti, ma l'ipotesi più credibile è che, l'annunciato coinvolgimento dei privati, significhi che l'apertura pomeridiana delle scuole sarà sostanzialmente esternalizzata. E quale sarà il ruolo dei docenti dell'organico funzionale? La supervisione a questo tipo di attività? Saranno a disposizione dei privati che gestiranno tali progetti?

Dove lavoreranno i docenti dell'organico funzionale?
Il testo annuncia un censimento obbligatorio entro il 31 dicembre 2014. Chi non dà la disponibilità
ad una piena mobilità provinciale e regionale è fuori dalle assunzioni. (Le rinunce permetteranno di ripescare i congelati Ssis e i laureati in scienze della formazione primaria). Non solo, ma la disponibilità deve essere anche alla mobilità tra classi di concorso affini, di cui però non si esplicitano i criteri. Questo passaggio del documento è particolarmente preoccupante e allo stesso
tempo approssimativo. E' preoccupante perché la mobilità per precari non più giovanissimi può diventare un problema enorme, soprattutto se oramai si hanno dei figli e in particolare se si è una donna. In molti concorsi nazionali è prevista la mobilità nell'assunzione, lo sappiamo, ma qui si tratta di precari storici che hanno già superato prove concorsuali su base provinciale o regionale, che sono inseriti in graduatorie provinciali e che hanno costruito la propria vita anche in base a questo. Non solo. A questo passaggio del testo è collegata anche l'idea di un cambiamento dello status giuridico dei docenti e della chiamata diretta "per curriculum" dei dirigenti scolastici sulla base di una banca dati nazionale. L'idea è che questa mobilità non sia limitata al solo momento dell'entrata, ma che venga estesa a condizione permanente dell'organico funzionale prima, e del corpo docente tutto poi. La chiamata diretta dei dirigenti, inoltre, rischia di far rientrare dalla finestra il peggio della legge Aprea che, delegando ai dirigenti le scelte di assunzione, rischia contemporaneamente di creare meccanismi clientelari e nepotisitici, che vediamo già in opera in molte delle nostre università, e di minare alle fondamenta la libertà d'insegnamento e la pluralità culturale delle scuole italiane.
Il testo è anche approssimativo perché non precisa se e come verrà gestita la mobilità interna tra
organico funzionale e insegnati con cattedra, non esplicita quale rapporto e priorità si produrrà tra
organico funzionale e nuovi ingressi concorsuali negli anni successivi.

E chi è fuori dalle Gae?
Gli insegnanti abilitati con Tfa (oltre 30 mila) e Pas (circa 69mila) insieme ai laureati precedentemente all'anno 2001 che ne faranno richiesta e ai diplomati degli istituti magistrali (55.000 di cui solo una parte ancora interessata all'insegnamento) e ai laureati in scienze della formazione primaria (8.900), potranno partecipare al concorso per 40mila assunzioni previsto nel
2015 e che servirà a sostituire i pensionamenti nel triennio successivo, mentre il testo esplicitamente considera non-precari della scuola gli insegnati di terza fascia non abilitati. Siamo dunque in presenza ad oltre 100mila insegnati abilitati, di cui una parte ha vinto una prova selettiva, mentre tutti hanno pagato un anno di formazione a costi elevatissimi per ottenere un titolo abilitante, a cui lo stato chiede di procedere con un altro concorso. Contemporaneamente, chi ha più di un anno di anzianità lavorativa, pur non essendo abilitato (circa 50mila insegnati che anche quest'anno lavoreranno nelle scuole italiane e nelle scuole paritarie), viene semplicemente liquidato senza nessuna ipotesi e possibilità di percorso per superare la loro condizione di precarietà. Dovranno semplicemente ripartire dal via, ovvero dal nuovo sistema di reclutamento che prevederà una laurea magistrale + 6 mesi di tirocinio abilitante e concorso a seguire. Anche il rapporto tra le vecchie lauree e quelle magistrali semi-abilitanti sarà tutto da indagare. Calcolando che dal 2017 al 2022 andranno in pensione 4 insegnati su 10, perché non prevedere norme che riconoscano il lavoro svolto (precario e necessario) di questi insegnanti? Perché non immaginare un piano di assorbimento per gli abilitati senza nell'immediato nuovi e costosi concorsi?

Quanto costa questa operazione complessiva sul reclutamento?
L'operazione costa circa 1mld nel 2015, quando gli insegnanti essendo assunti a settembre lavoreranno 4 mesi, e 3 mld dal 2016. Prevedendo negli anni una crescita degli scatti stipendiali, dopo la prima decade il costo sale fino a 4mld. A questi vanno sottratti i 350mln risparmiati (stima prudenziale) dalla riduzione delle supplenze. Dunque le cifre finali dovrebbero essere: 900mln il primo anno, 2,65 il secondo anno, 3,65 tra dieci anni. Cifre lorde, al netto delle tasse e dei contributi, che sono un pagamento che lo Stato fa a se stesso, le cifre si dimezzano. Nella legge finanziaria sono infatti previsti esborsi pari a 0,5mld.
Tanti? Assolutamente no. Questa forse è la più grande ipocrisia che sta circolando sui giornali in queste settimane. 2,65 mld lordi, 1,3mld netti, corrispondono a molto meno della metà di quanto la Gelmini ha tolto alla scuola pubblica solo qualche anno fa <8senza contare il blocco degli stipendi)
. Un taglio osteggiato a parole da tutti i sindacati e da larga parte delle forze che oggi governano. Perché allora non eliminarlo complessivamente? In realtà ridare meno di 3 mld alla scuola pubblica corrisponde a una "riduzione del danno" delle politiche targate Gelmini-Berlusconi. Inoltre questa parziale restituzione avviene in un contesto di bilancio che vede l'Italia notoriamente agli ultimi posti in Europa per investimenti in istruzione. Ma non è tutto.
Entro alcune settimane la corte di giustizia europea dovrebbe condannare l'Italia per eccesso e abuso di contratti a termine nel pubblico impiego, con particolare riferimento alla scuola. Il ricorso, promosso dagli insegnati nel corso dei movimenti di questi anni, rischia di determinare sanzioni al nostro paese il cui ammontare potrebbe arrivare sino a 4 mld. Questa questione viene affrontata esplicitamente nelle linee guida, e viene utilizzata come per "giustificare" un piano di assunzioni che economicamente e giuridicamente appare sempre più come un obbligo più che come una scelta.

Continua in: Valutazione e merito

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