Dal mantra della videoconferenza al mantra della LIM
Francesco Masala - 25-10-2014
Una quindicina d'anni fa stavo in una scuola dove si attrezzò un'aula chiamata di videoconferenza, era importante che le scuole potessero comunicare con le altre scuole, e non solo, stando ciascuno nella propria sede, si diceva.
Sarebbero crollate tutte le spese di trasferimento, vitto, alloggio e trasferta per l'Amministrazione, si diceva.
La tecnologia avrebbe trasformato le scuole, si diceva.
Quell'anno addirittura due volte due classi si misero in contatto con altre classi per vedersi e parlarsi, non ricordo di cosa, non doveva essere importante.
In seguito quelle apparecchiature rimasero a prendere polvere, e sicuramente sono ormai obsolete.
I dirigenti hanno fatto frequenti viaggi a Roma,a fare riunioni, a partecipare ad adunate, a prendere le direttive ministeriali, senza videoconferenze.***

Oggi lo stesso sembra valere per le LIM, siamo nella fase dell'entusiasmo, poi il ciclo sarà in (rapida) discesa.
Già oggi nel documento de "La buona scuola", a p. 73, si parla delle LIM come di tecnologie troppo 'pesanti' , magari le rottameranno, a vantaggio di tecnologie nettamente migliori e meno costose; anche il prof. Bottani, sicuramente senza simpatie luddiste, ospita nel suo sito interventi drasticamente critici, addirittura nel 2010, relativi all'esperienza degli Usa ("Perché odio le LIM").
Cosa succederà appena i venditori e i montatori delle LIM non garantiranno più assistenza e manutenzione?


*** Mi è venuta in mente la storia delle videoconferenze quando ho letto che numeroso gruppo di dirigenti degli istituti alberghieri di tutta Italia si sono trovati fra Cagliari (candidata per essere capitale europea della cultura) e Pula (un posticino dove ha sede il Forte Village, famosa struttura di vacanza per non poveri, per chi non la conosce).
Anche il sottosegretario del MIUR era per sponsorizzare la buona scuola.
Non ho mai capito perché questi bellissimi convegni non li facciano a Scampia, a Corviale o allo Zen di Palermo.

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