La scuola pubblica può chiamarsi fuori da questi problemi?
Rete CTP - 24-06-2014
APPELLO

Al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi

affinché venga restituito a tutti i cittadini italiani il diritto di accedere alle strutture scolastiche pubbliche dedicate agli adulti (CTP e CPIA) al fine di aggiornare le proprie competenze alfabetiche funzionali


Perché facciamo questo pubblico appello?


Perché ci rendiamo conto che si è determinata una situazione drammatica e nessuno fa nulla.
Che la situazione sia drammatica ce lo ha ricordato recentemente una indagine OCSE, programma PIAAC, i cui risultati sono stati pubblicati verso la fine del 2013. L'indagine ha coinvolto 24 paesi di Europa, America e Asia ed ha preso in esame, tra le altre, le competenze alfabetiche funzionali (literacy: lettura e comprensione di testi scritti), le competenze matematiche funzionali (numeracy: applicazione di semplici concetti matematici) di un campione rappresentativo di adulti tra i 16 e i 65 anni. Il nostro paese è risultato all'ultimo posto per literacy e al penultimo per numeracy. In pratica, un terzo della popolazione italiana in età di lavoro non è in grado di capire o scrivere una breve frase e il 40% ha grossi problemi a capire un semplice articolo di giornale. Quasi un terzo della popolazione tra i 18 ed i 45 anni è al limite dell'analfabetismo, pur trattandosi in grande maggioranza di persone che hanno completato il primo ciclo di istruzione. Una emergenza sociale, così riassumibile: molti cittadini hanno bisogno di manutenzione/potenziamento delle competenze di base acquisite nei propri percorsi scolastici e divenute nel tempo precarie o comunque insufficienti rispetto alla crescente complessità di situazioni e compiti posti dalla vita sociale e produttiva. Non si tratta tanto di far acquisire titoli di studio ma di avviare una massiccia azione di alfabetizzazione funzionale, ovvero garantire anche in età adulta la possibilità di acquisire i saperi minimi e le capacità necessarie per stare al passo con i cambiamenti che investono la vita quotidiana e il mondo del lavoro.

Nessuno fa nulla per contrastare la drammatica situazione di cui sopra.

Abbiamo scritto qualche mese fa al ministro Giannini, ma non abbiamo ricevuto risposta. Non è però questo il problema. Quello che ci preoccupa è che si sta facendo esattamente il contrario di quanto il buon senso consiglierebbe. Il MIUR si appresta ad avviare, dall' 1 settembre 2014, la costituzione di nuove strutture dedicate all'istruzione degli adulti (i CPIA), in attuazione del DPR 263 del 29 ottobre 2012. Paradossalmente, il nuovo sistema nasce all'insegna di una netta chiusura sul drammatico problema dell'analfabetismo di ritorno. Nel DPR 263 si afferma che l'accesso al nuovo sistema non è consentito a chi ha già assolto l'obbligo di istruzione.
Insomma: sta per essere avviato un nuovo sistema pubblico per l'istruzione degli adulti che, incredibilmente, non consente agli adulti che hanno problemi di rischio alfabetico di accedervi per aggiornare le proprie competenze funzionali di base. A meno che non siano intenzionati a seguire un corso della durata di 4-5 anni per conseguire un diploma di istruzione superiore. Ma una persona che sa malamente leggere scrivere e far di conto non pensa certo di cimentarsi in un percorso per il diploma. Bisognerebbe prima fornire/rafforzare gli strumenti di base e, poi, far maturare il bisogno ulteriore di istruzione. I corsi di alfabetizzazione funzionale servirebbero anche a questo, a fare da viatico verso percorsi di formazione più consistenti. Come è stato in molti casi fino ad ora, nel sistema dei CTP. Ma col nuovo sistema i Centri (CPIA) non potranno più farlo.

Eppure, indicazioni, anche autorevoli, per agire in modo diverso ve ne sono.

La Commissione di esperti nominata verso la fine del 2013 dal Miur e dal Ministero del Lavoro (coordinata dall'ex ministro dell'istruzione Tullio De Mauro) per esaminare i dati dell'indagine PIAAC e individuare specifiche misure per "migliorare i percorsi di istruzione e formazione al fine di accrescere ed arricchire le competenze degli adulti", nel suo primo rapporto sottolinea la gravità del problema e nel formulare proposte operative si sofferma in particolare sul "ruolo importante che può essere svolto dai Centri provinciali d'istruzione degli adulti (C.P.I.A.) attraverso l'offerta di percorsi formativi diversi dal conseguimento del titolo di studio (obbligo scolastico e diploma tecnico, professionale e artistico) e che siano caratterizzati da moduli brevi per l'acquisizione/miglioramento delle competenze alfabetiche e matematiche".

Alla luce di queste considerazioni, riesce difficile comprendere la politica realizzata negli ultimi anni dal Miur in tema di educazione degli adulti.

Come è possibile disegnare i compiti del nuovo sistema di istruzione degli adulti ignorando completamente il fatto che tra la popolazione italiana è presente un grosso deficit di alfabetizzazione funzionale? Come si concilia tutto questo con una strategia politica complessiva che vuole mettere l'istruzione al primo posto?
Qualcuno dirà: c'è la crisi, non ci sono i soldi per fare una offerta formativa per i milioni di adulti con grave deficit alfabetico. Senza dubbio vi è qualcosa di vero in queste obiezioni. Ma, comunque sia, la crisi non dovrebbe essere un alibi per varare norme inadeguate ai problemi cui esse devono corrispondere. In questo caso, inoltre, si rischia di perdere di vista il fatto che i bassi livelli di istruzione della popolazione sono causa di molti guai, anche sul piano economico, per il paese. Sicuramente sono un guaio per coloro che perdono un posto di lavoro e non sono in condizione di riqualificarsi professionalmente perché, appunto, mancano anche degli strumenti culturali di base.
La scuola pubblica può chiamarsi fuori da questi problemi?

Chi intende sostenere questo appello può dichiarare di sottoscriverlo e inviarlo con una e-mail a:
matteo@governo.it

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