Laboratorio di Storia. Terza parte
Scuola Media Statale Bice Zona - 06-06-2014
Avevamo cominciato qui:
LA SETTIMANA ROSSA A NAPOLI
Giugno 1914: due ragazzi caduti per noi


CONCLUSIONE

La rivolta non finisce l' 11 giugno. Il 12 ci sono persone che non si arrendono e ancora altri scontri, arresti, e ferimenti, ma sono sempre più rari. Ormai nessuno dice agli operai che non si vogliono ritirare cosa devono fare, nemmeno il coraggioso sindacalista socialista Nicola Fiore che, mentre passa un plotone di bersaglieri, grida

"Abbasso l'esercito, abbasso le Istituzioni, viva la repubblica sociale! Salandra, mentre ieri ha impedito il corteo d'una vittima del dovere oggi permette questa roba!
Poiché intorno a lui si era riunito un gruppo di un centinaio di cittadini che [...] volevano linciare lo sconosciuto - scrive la polizia - per non far degenerare [...] la cosa, ci siamo avvicinati a lui e [...] lo abbiamo invitato a seguirci. Il volto sconosciuto si è a ciò rifiutato apostrofandoci con le parole: Non si vergogna, vigliacco schifoso? In seguito [...] non abbiamo fatto in tempo a dichiarare in arresto lo sconosciuto che [...] cittadini hanno spinto entrambi verso la Questura
" .

Si può dire che la rivolta finisce quando è arrestato il falegname Antonio Sinatra, l'ultimo capo anarchico. Tutto succede nella Piazza della Ferrovia, proprio nello stesso posto dove la rivolta era cominciata e anche il rapporto della polizia sembra lo stesso di quello scritto per il primo dimostrante che era stato arrestato, cioè lo studente Vincenzo Magri.
Questo arresto ve lo vogliamo raccontare, anche se la nostra storia è già finita, perché ci ha fatto venire un poco di tristezza e perché ci ha fatto riflettere molto, vedendo come finisce la rivolta dopo i morti e i feriti che ci sono stati. Il rapporto è scritto dal commissario Mantelli per informare il questore che

"verso le ore 14 un corteo formato da studenti per protestare contro gli atti teppistici e vandalici compiuti nei giorni precedenti [... ] procedeva pel corso Umberto I con bandiere, inneggiando a casa Savoia ed all'esercito. Giunto che fu il corteo in Piazza Ferrovia, un individuo osò criticare la condotta dei dimostranti nazionalisti, incitando [...] all'odio contro le istituzioni e le leggi. Degli studenti allora, staccatisi dal corteo, affrontarono lo sconosciuto".
Comincia un ultimo scontro, questa volta però non ci sono soldati ma lavoratori contro studenti. Il commissario si presenta quando tutto è finito e racconta al questore che, quando arriva "coi carabinieri", gli viene "dagli studenti consegnato Sinatra Antonio [ ... ] perché incitava alla rivolta". Mentre lo trascina al Commissariato,

"costui, profferendo le parole: 'sono un anarchico, poco interessa che mi arrestiate' sputa in viso agli agenti, ribellandosi
" .

Come si capisce dai rapporti della polizia, al posto degli operai che si arrendono, nelle strade ci sono grandi cortei di studenti, commercianti e professionisti, che già abbiamo incontrato il giorno prima. Solo che ora sono molti e alcune persone battono le mani all'esercito e inseguono gli operai per prenderli e portarli alla polizia.
Pare che in una sola città stanno insieme due popoli. Uno è disperato e si ribella però non può vincere, perché non ha le armi e i soldati, mentre invece l'altro è ricco e non si deve nemmeno difendere, perché al suo posto combattono i carabinieri, la polizia e l'esercito, che non fanno parte di nessuno dei due popoli ma stanno insieme ai più ricchi, che così vincono senza avere feriti e morti.
Alla fine nelle strade torna la calma e la vita solita. Ormai dal fuoco siamo passati alle scintille. Ogni cosa ha il suo termine e anche la rivolta è finita, perciò finisce anche il nostro libro. La storia dell'ultimo giorno di rivolta non l'abbiamo raccontata perché l'anno scolastico è quasi finito. Non potremo continuare l'anno prossimo perché siamo in terza media e non torneremo più a scuola insieme. Forse ci saranno altri ragazzi che continueranno, però li vogliamo avvertire: quello che era importante noi l'abbiamo già raccontato.
Anche se il professore ci prende in giro e dice: "bravi come siete, va a finire che non ci crede nessuno che gli scrittori siete voi", ora che siamo giunti alla conclusione, vogliamo dire che avevamo iniziato per divertimento e non credevamo di arrivare alla fine. Invece ci siamo riusciti e abbiamo imparato molte cose: a comunicare, ad esprimere meglio le nostre opinioni, a cercare nuovi significati di parole, a valutare i brani scritti dai compagni e le loro opinioni.
Abbiamo imparato anche (questo veramente lo pensavamo già prima) che non sempre chi comanda è dalla parte del giusto, che le cose spesso non sono come sembrano e che non bisogna fidarsi delle apparenze, ma verificare sempre. Più di tutto ci ha colpito questo fatto: che ciò che a noi oggi sembra facile fare è costato sangue e dolore. La morte dei due ragazzi ci ha fatto capire che se oggi esistono il diritto di fare sciopero e tanti altri diritti, ciò è accaduto solo grazie a quelle persone che hanno cercato di cambiare il mondo, che non hanno pensato alle conseguenze negative per se stessi e per le loro famiglie e hanno lottato con coraggio per le loro idee.
Una cosa dobbiamo dirla seriamente. Abbiamo accusato troppe volte la polizia, ma in realtà non c'entra. I poliziotti non hanno nessuna colpa, sono comandati, perciò i veri colpevoli furono il governo, quelli che presero le decisioni. Loro hanno costretto soldati e polizia a versare sangue di persone innocenti in cerca solo di un futuro migliore. I poliziotti rischiano la vita per difenderei e far rispettare la legge.
Raccontare questa vicenda, vivendo la rivolta giorno per giorno, è stato molto interessante e noi speriamo che apprezzerete il nostro lavoro. Certo non siamo Manzoni: noi siamo dei ragazzi e queste pagine ci sono costate fatica e tempo, ma è stata un'esperienza emozionante. Mentre le scrivevamo ci sentivamo appassionati e anche molto uniti. Ora che siamo giunti proprio alla fine, vogliamo dire solo che siamo contenti, perché è la nostra prima soddisfazione scolastica e l'abbiamo aspettata fin dalle prime parole. Vogliamo dire anche che siamo rimasti affascinati dalla Storia e abbiamo approfondito i nostri rapporti con essa, imparando che le cose cambiano e se non vanno bene si possono far cambiare di nuovo.

Gli Autori

Salvatore Adamo, Barbara Crisci, Vincenzo Caiazzo, Maria De Martino, Salvatore Di Sarno, Michele Elia, Filippo Esposito, Rosario Mammella, Loredana Patriota, Stefania Quintavalle, Giovanni Renzi, Sergio Tramice

QUALCHE DOCUMENTO RICAVATO DA FONTI UFFICIALI: