Piazza Barberini: la tonnara
Giuseppe Aragno - 16-04-2014
Fiorenza Sarzanini è cronista di razza. Se un fatto fa notizia, te lo racconta così com'è, senza calcoli o sconti. Amici o potere, non ce n'è per nessuno. Vista con i suoi occhi, Piazza Barberini sabato scorso è proprio come l'ho vista io, schiacciato contro un muro da una folla di manifestanti impauriti che cercavano scampo: una tonnara, in cui era difficile respirare, dare una mano a una mamma e al suo bambino terrorizzato e schiacciato come me, stretto tra un muro e una banda di forsennati fuori controllo, scagliati da ogni parte contro gente inerme, tra teste rotte, corpi travolti e minacce d'ogni tipo. In gioco c'è stata la vita, ma un aguzzino in divisa ci spiegava che non importa se non hai fatto nulla, "chi non vuole manganellate a queste manifestazioni non deve venirci".
Parole chiare, come il resoconto della Sarzanini, che non cerca folclore, non si ferma sull'abbraccio insanguinato della coppia manganellata o sui dettagli agghiaccianti della mattanza, col "cretino" che passeggia sul corpo indifeso d'una ragazza atterrata e fermata. Il problema, per me e per la cronista, non è stato la violenza cilena del milite. "Ciò che davvero sconcerta", racconta testualmente al Corsera la cronista due minuti dopo gli scontri, "è l'atteggiamento della polizia che ha lasciato che i manifestanti restassero oltre un quarto d'ora in Via Veneto e poi li ha caricati, invece di farli sfollare. Un atteggiamento davvero incomprensibile, perché era abbastanza evidente che in uno spazio così stretto, con centinaia di persone ammassate sotto il Ministero poteva finire nel peggiore dei modi. Infatti così è andata: per Roma è una giornata nera, una giornata nera anche per le forze dell'ordine, perché comunque il dispositivo non ha funzionato e questo, in un momento di grave tensione sociale è un bruttissimo segnale".
Com'è consuetudine degli eroi, Pansa, il capo della polizia, che di questo brutto e pericoloso segnale è il primo responsabile, mette in scena la pantomima dello Stato che condanna se stesso e scarica la responsabilità di una tragedia evitata solo per caso, su un funzionario che non è un "cretino", ma un teppista. Il gioco, tuttavia, è troppo stupido per riuscire. Tutti, persino il moderatissimo "Corsera", hanno condannato le scelte di chi ha gestito la piazza come se l'Italia fosse il Cile di Pinochet. Tutti hanno capito che in discussione non è il contegno di un singolo poliziotto, ma lo formazione democratica delle forze di polizia e la concezione dell'ordine pubblico di chi ha il compito di guidarle. Non sfugge a nessuno che i fatti di Piazza Barberini hanno solo due spiegazioni: o sono stati l'esito diretto di una scelta politica, di cui Renzi e Alfano devono rispondere al Paese, o nascono da un'autonomia perniciosa garantita da Pansa ai reparti messi in campo, sicché può capitare che una piazza diventi una trappola micidiale e potenzialmente mortale. In entrambi i casi, prendersela con un "cretino" serve solo a coprire le responsabilità che stanno in alto. Non è accettabile che in piazza ogni reparto si possa muovere come meglio gli pare; è da criminali consentire che le forze schierate a Via Veneto carichino senza preavviso manipoli di manifestanti che potevano essere dispersi all'istante, e inseguano, picchiando alla cieca e riversandosi a tutta velocità in una piazza in cui, proprio in quel momento, proveniente da via Barberini, un esercito di uomini armati di tutto punto e appoggiati da blindati, manco occorresse superare la linea del Piave, si lanciavano in una carica prolungata, ingiustificata e proditoria contro il corteo paralizzato e inerme, trasformando Piazza Barberini in una tonnara. Inseguiti da ogni parte, donne, bambini, famiglie terrorizzate, prive di una via d'uscita, intrappolate tra "tubi innocenti" lungo un marciapiede diventato l'ultima trincea, sono stati picchiati per lunghi, interminabili minuti. Uno sull'altro, ammassati, schiacciati, teste rotte, scarpe perse, abiti sporchi di sangue, mani alzate e colpite senza misericordia.
Un "cretino" da punire, dice Pansa, invece di scusarsi e fare le valigie. In quanto alla politica, qualcuno dovrebbe spiegare alla gente che significa "punire", se in servizio ci sono poliziotti condannati in ultima istanza per omicidio. Qualcuno soprattutto dovrebbe spiegarci che si aspetta a rendere riconoscibili gli agenti in servizioe d'ordine come ci ha chiesto l'Europa e comanda il senso della democrazia.

Tags: Alessandro Pansa, Alfano, Cile, Corsera, Fiorenza Sarzanini, Piazza barberini, Pinochet, Renzi, Roma 12 aprile, Via Veneto


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