E' tutta colpa del vuoto?
Sonia Cartosciello - 11-02-2014
Gli episodi esecrabili del " branco" che in questi giorni, ancora e purtroppo, hanno fatto notizia mi hanno spinta a pormi una domanda, l'ennesima: ma è davvero tutta colpa del vuoto?
I nostri figli sono figli di questo mondo che ha offerto ed offre loro sogni scaduti, esempi di vite già dedite allo strapotere dell'avere contrapposto a quello del donare, dell'apparire contrapposto a quello dell'essere, dell'egoismo contrapposto alla socialità dell'amore. Mille analisi sociologiche ed antropologiche sono state fatte e continuano a farsi intorno alla cultura del vuoto ma io credo che, soprattutto, l'impero del pieno abbia generato danni incommensurabili.
L'impero del pieno è il luogo febbrile di quasi tutte le case in cui in ogni minuto c'è una cosa da fare, appuntamenti da onorare, corsi da seguire, shopping e lifting da non rinviare, ansie da affrontare, vacanze da programmare, talenti da perfezionare, sicurezze da conquistare insieme all'ultimo modello di Iphone. Il vuoto? Con fragile presunzione mi torna alla mente la ricchezza impagabile del " mio" vuoto nelle lunghe giornate di calura, lontani dalla cultura del soddisfacimento di falsi bisogni, e privi di ogni comfort, mi arricchivo del privilegio del far nulla, della forza inestimabile di momenti di solitudine e di leggere riflessioni che, sicuramente, scambiavo per contemplazione ma quanto bene arrecavano alla mia mente!
E' una moneta che non abbiamo più.
Occupati come siamo, ci mancano le maniere e il tempo per insegnare ai nostri giovani a diradare i forsennati ritmi di marcia e di indicare loro un qualche spazio, una qualche radura, una stasi. Se si riuscisse ancora a parlare di politica, se cioè la politica come è diventata non ci facesse paura e pena, si potrebbe tentare di ribaltare questo Sistema pieno e vanitoso, che ci vuole schiavi del desiderio, consumatori avidi e mai appagati, per concederci momenti di tregua, vacanze non alle Baleari, ma nella pausa gratuita di quando non facciamo, non compriamo, non vendiamo, non intraprendiamo alcun viaggio se non dentro la nostra anima.
A noi, quando l'impero del pieno era ancora agli albori, questo non-tempo ci è stato concesso e con esse la disciplina preziosa della svagatezza. Non eravamo più buoni né più cattivi, eravamo adolescenti come loro, pieni di dolcezza e di rabbia, di sensibilità e di egoismo, ma liberi dal richiamo obbligatorio al dovere di essere bravi studenti, bravi calciatori, bravi internauti, bravi indossatori, bravi tutto dall'alba alla notte .
Dovremmo, da genitori ed educatori, infondere in loro il germe della diserzione dalla cultura del fare troppo, la quale li spinge sino ad annoiarsi e spingersi a fare " di più", abbracciando la cultura dell'orrido e della prevaricazione, scagliandoli contro i loro stessi coetanei che avrebbero dovuto essere i loro compagni di gioco, e il tempo dedicato al gioco gli avrebbe consentito di conoscersi, chiamarsi per nome, creare relazione, e, probabilmente, affrancarsi dal desiderio di diventare leader sconsiderati per sperare di diventare uomini liberi!
Abbiamo ancora tempo per tentare? Non lo so, tuttavia non nuocerebbe almeno provarci.
E lo stesso tempo che dedico per scrivere, per me diviene un momento di sano e gratuito svago, di rara spensieratezza, di appagante complicità.

Tags: il vuoto, i giovani, limpero del pieno


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