Contro l'ultima porcata confederale
Pasquale Piergiovanni - 14-01-2014
Prima di entrare nel merito del "regolamento attuativo" siglato il 10 gennaio 2014 dalle tre maggiori confederazioni "padronali" è necessario premettere che esso - unitamente agli accordi del 30 maggio 2013 e del 28 giugno 2011 - rappresenta solo l'ultimo atto di quella vera e propria "Caporetto" sociale iniziata, anche all'epoca con la scusa della crisi, nel 1992. Altrettanto vero ci appare un'ulteriore considerazione: quest'ultima "porcata sociale" è figlia legittima dell'estrema debolezza nel quale versa, attualmente, il tessuto sociale che sembra, letteralmente, annichilito dalla brutalità della crisi ed interessato - ciascuno per sé - a salvare il salvabile.
Questo accordo dal quale sarà estremamente complicato liberarsi ha un unico merito: quello di disvelare - al di là di ogni ragionevole dubbio - il carattere "di classe" del conflitto sociale che il capitalismo globalizzato sta portando alla grande massa di lavoratori.

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In questo contesto anche la, recente, penalizzazione del patrocinio legale gratuito a tutela dei soggetti meno abbienti introdotta con un codicillo nella legge di stabilità dimostra come lo stato - con l'ausilio delle "forze sociali" colluse - rende sempre meno "esigibili" i diritti individuali di ciascuno (a cominciare da quello di sciopero e di organizzazione sindacale) e sempre più esosi ed "inesigibili" da chi non ha i soldi per arrivare a fine mese i servizi. A cominciare da quello alla salute, all'istruzione .... alla tutela legale gratuita.
Due sole parole per sintetizzare il regolamento attuativo dell'accordo del 30 maggio 2013 sottoscritto nei giorni scorsi nel quale:

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• Si afferma che solo i firmatari che accettano tutte le sue regole hanno i diritti sindacali;
• Si accettano le deroghe in azienda ai contratti nazionali sugli orari, sulla prestazione e sulle condizioni di lavoro cioè su tutte le materie oggetto di contrattazione;
• Si ribadisce la esigibilità degli accordi, di questi accordi in deroga, anche per chi non è d'accordo e le sanzioni per chi li contrasta, sanzioni che colpiscono il sindacato e i delegati aziendali più combattivi ed esposti;
• e, infine, la ciliegina sulla torta ovvero la formazione di una giuria di arbitri formata da tre rappresentanti di CGIL CISL UIL, tre della Confindustria e un "esperto" esterno che deciderà sui comportamenti delle categorie e le sanzioni da comminare.
Cioè i sindacati "ribelli" saranno giudicati da una commissione che, lungi dall'essere terza ed imparziale è composta - a grande maggioranza - dagli stessi estensori dell'accordo ovvero dai padroni e dai sindacati complici.

Lo abbiamo già scritto in passato e lo ribadiamo: contro norme liberticide ribellarsi non solo è indispensabile ma, anche, giusto!

Per l'Unione Sindacale Italiana - AIT Puglia
pasquale piergiovanni

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