Appunti di storia: la Rivoluzione francese
Gennaro Tedesco - 29-11-2013
Forze politiche e sociali nel periodo della Rivoluzione francese


La stagnazione economica e sociale della Francia dell'Ancien Régime è catastrofica. Se, da una parte, la borghesia francese ormai si è formata e consolidata nel commercio, avviando la nazione verso le prime consistenti avvisaglie dello sviluppo industriale soprattutto nella metropoli parigina, dall'altra essa è esclusa completamente dalle leve del potere, anzi, la politica economica della corte tende a favorire la nobiltà e il clero .
Queste due classi privilegiate di chiara origine feudale non solo sono improduttive perché lasciano incolto il latifondo, vivendo parassitariamente alla corte a spese della nazione, ma sono escluse da qualsiasi tipo di imposizione fiscale. Improduttività, parassitismo, esenzione fiscale che si debbono aggiungere ai tanti altri privilegi politici e sociali di cui godono la nobiltà e il clero francese.
Le rilevanti spese militari della corte, come i suoi sprechi fastosi, non potevano che contribuire allo sfascio finanziario della nazione. Il carico fiscale finiva col gravare tutto soltanto sui ceti produttivi della borghesia commerciale ed imprenditoriale della Francia.
Non meno disastrose erano le condizioni economiche e sociali dei contadini che permanevano nella loro tradizionale miseria aggravatasi alla fine del '700. Il latifondo aristocratico ed ecclesiastico schiacciava i contadini francesi, rendendo impossibile la loro emancipazione sociale.
Alcune frange dell'aristocrazia come pure del clero erano consapevoli del disastro economico e sociale cui stava andando incontro la nazione grazie alla politica della corte. Questi gruppi transfughi dalla propria classe li ritroveremo allo scoppio del fermento rivoluzionario dall'altra parte, dalla parte dei rivoluzionari.
Chi contribuì in modo determinante prima alla diffusione delle idee illuministiche e poi a quella delle idee rivoluzionarie fu l'intellettualità borghese, che divenne intellettualità militante.
I soggetti sociali della Rivoluzione francese furono la borghesia, i contadini e gli operai parigini in lotta contro il dominio politico e sociale dell'aristocrazia.
Ma l'antagonista storico dell'aristocrazia e del clero e protagonista indiscusso della Rivoluzione fu la borghesia che si avvaleva di una ideologia chiara, semplice e travolgente: di fronte all'incapacità ormai storica dell'aristocrazia di risolvere i problemi finanziari della nazione, anzi, poiché essa li aggravava con la sua politica fiscale, danneggiando in modo quasi irreparabile la produzione industriale e il commercio, il ceto borghese, unica classe veramente produttiva della nazione, si sentiva in diritto e in dovere di pretendere il potere. Dietro l'ideologia dell'uguaglianza, della libertà e della fraternità c'era la concretezza di interessi storici di una classe borghese matura, consapevole ormai delle proprie responsabilità di fronte alla collettività.
L'intelligenza e la maturità di tale classe borghese imprenditoriale e commerciale della Francia si verifica nella capacità di aggregazione e di convinzione della classe contadina perché, con un programma rivoluzionario, la terra del latifondo aristocratico ed ecclesiastico concessa in proprietà ai contadini con l'eliminazione definitiva di ogni forma di privilegio feudale, inserisce la classe contadina nel blocco di interessi borghese .
La capacità di mobilitazione dei contadini e il loro consenso sono la forza determinante di cui la borghesia francese si serve per affermare in modo stabile e definitivo il proprio potere politico.
Ma la capacità di aggregazione e di egemonia politica della borghesia francese rivoluzionaria per un certo periodo di tempo riesce a coinvolgere nei propri interessi storici gli stessi operai parigini, i sanculotti. Proprio questo tentativo di coinvolgimento dei sanculotti segna il punto di discesa del fermento rivoluzionario borghese.
Eliminata la destra borghese monarchico-costituzionale, venuti meno i reazionari borghesi Foglianti e i conservatori borghesi girondini, la Sinistra giacobina radicale di Robespierre si impadronisce del Comune rivoluzionario nel momento di massimo pericolo. La politica di Robespierre è molto chiara: ridistribuzione della ricchezza attraverso le confische dei beni dei controrivoluzionari, consolidamento degli espropri fondiari in favore dei contadini, blocco dei prezzi e dei salari a vantaggio dei sanculotti, conseguente controllo politico delle attività economiche della borghesia.
Ma quando il pericolo della sconfitta della Rivoluzione è passato, la borghesia francese non ha più bisogno di Robespierre e del suo terrore. L'estremismo radicale dei giacobini ha fatto il suo tempo. La borghesia francese vuole stabilizzare le sue conquiste fondamentali: la presa del potere, la spartizione e la nuova ripartizione del latifondo aristocratico ed ecclesiastico, le nuove ricchezze scaturite dalle spese della guerra rivoluzionaria.
Il Direttorio combatte proprio contro quelle forze politiche e sociali che sono escluse dalla nuova geografia del potere borghese: la Destra monarchica nostalgica e la Sinistra giacobina radicale, ma anche socialisteggiante (la Congiura degli Eguali di Babeuf e Buonarroti). La borghesia francese ha così esaurito il suo slancio rivoluzionario, è divenuta finalmente classe egemone che esclude la nuova classe emergente del proletariato operaio parigino.

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