Parlando del prossimo decreto sulla scuola annunciato dal governo qualcuno ha detto che sembra la tela di Penelope. L'elenco delle cose che ci sono o non ci sono dentro, e che aumentano o diminuiscono a giorni alterni, è importante per tutti gli operatori della scuola, come è importante per la credibilità di questo governo. Parole. Come se questo fosse un governo con qualche prospettiva. Non scherziamo. Programmi e progetti futuri, a scuola già iniziata, sono solamente palliativi e spostamenti nel tempo di decisioni. Per la risoluzione dei problemi della scuola si ripassi tra qualche tempo, magari tra qualche anno. Per adesso, resta quello che abbiamo sotto gli occhi: ulteriori tagli e nessuna soluzione della faccenda dei precari.
Le assunzioni a tempo indeterminato sono diminuite dallo scorso anno: 11mila quest'anno e 21mila l'anno scorso. Questi i dati reali. Tutte le chiacchiere su quello che sarà, potrà essere facilmente smentito o non preso in considerazione, addirittura potrà essere superato con qualche piroetta giocata al momento, come quelle che si sono inventati gli ultimi ministri su graduatorie definitive e concorsi vari. Insomma, di esempi di non mantenimento della parola ce ne sono a iosa. Quello che spaventa è la totale mancanza di lucidità: come è possibile credere ancora in questi segnali di fumo che servono a opacizzare la scena e a rendere solamente un po' ubriachi? Tanto da accettare ancora parole che non potranno tradursi in niente? Nella realtà e in ultima analisi, però, è possibile, poiché quando mancano prospettive di lavoro e di vita, quando non si sa a che santo votarsi, allora ci si aggrappa alla speranza che banalmente è sempre lì in agguato. Quindi, consciamente o no, da parte di chi fa promesse o fa credere in qualcosa che non c'è, si gioca sulla pelle di tanti e i precari sono in prima fila a subire questi attacchi, che sono poi degli affronti. Come se ne avessero bisogno. Chiunque faccia l'esercizio di appellarsi un poco alla ragione, saprebbe che nessun governo instabile, o di larghe intese, può pensare di risolvere i problemi storici della scuola. Il motivo è che al suo stesso interno non c'è una idea univoca di scuola, e di conseguenza non si può neanche lontanamente sperare di proporla all'esterno. Alla fine, tutto resta fermo e bloccato, come sempre. Che almeno la si smetta di promettere, cioè di prendere per i fondelli.
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Varrà la pena di fare una riflessione, o anche un semplice pensiero, sulla differenza che vien fuori nelle notizie tra inizio anno scolastico attuale e quello appena trascorso? Lo scorso anno, di questi tempi, al tempo cioè del ministro Profumo, si leggeva di tutto e di più sulla definitiva introduzione dell'informatica nella scuola. L'anno che stava per iniziare sarebbe stato il primo di una nuova era: registri elettronici per tutti, inscrizioni online e quant'altro, tutto legato alle nuove tecnologie. Una sorta di adeguamento alle novità presenti in forma massiccia nella nostra società. La digitalizzazione dell'istruzione non era più rinviabile. E in fondo era (ed è) proprio così.
Quest'anno si legge la notizia che la preside del famoso liceo Mamiani di Roma ha chiesto ufficialmente ai genitori dei propri alunni, di donare computer, video, stampanti, scanner e portatili, basta che siano in buono stato. Evidentemente la scuola ne ha bisogno, tanto per stare a passo con i tempi. Niente di sconvolgente o di strano, per carità, anche perché evidentemente i genitori del liceo romano, 'frequentato dalla buona borghesia romana', potrebbero anche averne in più di questi materiali e quindi si tratterebbe di una donazione all'insegna della lotta allo spreco. Mettiamola così. Ma pensiamoci anche un po'.
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