Tra primati e prodotti tipici
Francesco di Lorenzo - 05-08-2013
1.
Tanto per non farci mancare niente delle cose che abbiamo già visto e rivisto negli anni, si torna a parlare di classi pollaio. Questa volta, però, almeno fino a questo momento, i termini sono cambiati. Per fare un po' di cronaca, ricordiamoci che era stata il ministro Gelmini a regalarci le famigerate classi pollaio, cioè la possibilità di aumentare il numero degli alunni oltre i trenta per aula. E questo per contenere le spese. Contestualmente avrebbe dovuto partire un piano di edilizia scolastica (che prevedeva aule un poco più larghe) ma che naturalmente nessuno ha mai visto.
Ora, vivere la situazione di ingabbiato in una classe scolastica, e quindi pollo due volte, è veramente frustante e faticoso. Ben venga, quindi, ogni soluzione per superare la costrizione. Infatti, proposta dal Movimento 5 Stelle, è passata una mozione al Senato che prevede il superamento di tale scempio: cioè la fine delle classi affollate. Ma nella mozione si parla anche di non limitare, come ultimamente era stato fatto, gli insegnanti di sostegno seguendo una logica solo numerica, senza tener conto delle situazioni individuali e di gravità che pure esistono, ma che non erano prese in considerazione.
Nella stessa mozione si parla anche di creare ambienti più consoni alle esigenze degli alunni stranieri, di aiutarli in modo esplicito e fattivo ad inserirsi nel contesto formativo, lavorando specialmente con gli alunni non alfabetizzati linguisticamente.
In ultimo, sempre nella mozione, c'è anche un richiamo a cambiare la normativa in materia di scuole in carcere, laddove di parla di un numero minimo di alunni carcerati per avviare un corso scolastico. Si auspica il superamento di tale limite tenendo conto che il carcere è un ambiente particolare, mobile di per sé, e proprio per questo bisognoso di attenzione in più. Speriamo che la mozione venga discussa al più presto!

2.
Tra i prodotti tipici italiani, e non è una novità, possiamo vantare la voglia di imbrogliare. In tutti i campi, naturalmente. Ma limitandoci a settori meno estesi, si può leggere la notizia che la classifica della qualità delle Università italiane, stilata dall'Anvur (agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) e pubblicata da alcuni giornali, è un imbroglio. Nel senso che contraddice i suoi stessi dati che, tra l'altro, si possono benissimo leggere dal rapporto finale dell'Istituto. Insomma, la voglia di stupire (o imbrogliare?) è in contraddizione con la realtà dei fatti. Così, Università che dai giornali risultavano al primo posto, a leggere i dati reali, si ritrovano in altre e ben più inferiori posizioni. È la solita storiella, ricalcata certosinamente e riproposta ai fessacchiotti: si sa, ognuno legge i dati a suo piacimento o come meglio crede, tanto qualcuno lo trovi sempre che abbocca all'amo. Poi, il titolo resta, mentre la smentita devi cercarla.
Naturalmente, laddove il sistema di valutazione delle università è serio, non si sognano neanche di stilare classifiche, perché la complessità dei dati rilevati non lo permette. Da noi sì. Ma è il nostro spirito che lo permette: prendere per i fondelli è uno stile, un marchio inconfondibile. E che fa scuola. Se i ragazzi invece di leggere i libri che devono leggere come compito per le vacanze, cercano la scorciatoia e copiano i riassunti di tali libri su internet, che cosa opponiamo? Non opponiamo un bel nulla, anzi a qualcuno quest'azione sembrerà una grande furbata. E con questo passiamo anche a riderci sopra.

3.
Un'ultima noticina sul contributo volontario alle varie scuole. Finalmente si mette in chiaro, e la denuncia parte questa volta dal parlamento, che il contributo pagato dagli alunni all'atto dell'iscrizione è volontario e non obbligatorio. Ci vuole un ulteriore passo avanti: che finalmente la scuola statale si svincoli da tali forme di contribuzione e che, per esempio, soprattutto se si vuol ribadire la volontarietà, che almeno non lo si paghi al momento dell'iscrizione come se fosse una tassa imprescindibile. Suvvia, un po' di serietà. Se il contributo è veramente minimo e si ha la possibilità, nessun genitore lo nega, ma che almeno non si prenda il cittadino per i fondelli facendogli credere cose che non sono vere.

Tags: classi pollaio, Gelmini, Movimento 5 Stelle, contributi volontari


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