Il tempo della scuola batte l'ora della pausa e i portoni si chiudono in vista di un'estate che non siamo neppure certi arrivi. Di molte altre cose non siamo certi.
Se le
trombe d'aria tra Modena e Bologna hanno qualcosa a che fare con il riscaldamento del pianeta o sono solo un capriccio della natura, così imprevedibile, per esempio.
O se il Sindaco Di Girolamo è stato davvero
percosso da un ombrello, tenuto conto che, per restare in ambito atmosferico, a Terni quel giorno non pioveva acqua.
Se a Travagliato, in provincia di Brescia, la
lectio magistralis di Massimo Cacciari dal titolo "
Il prossimo e il nemico", prevista dai
Filosofi lungo l'Oglio per il prossimo 26 giugno presso il Palazzo Ziliani-Paterlini
dovrà cambiare sede a causa di problemi logici o logistici.
O se, nella stessa provincia, il liceale diciassettenne
armato di fucile e in mimetica stamattina volesse scherzare o fare sul serio.
E così via.
Le certezze si annacquano, gli orientamenti si perdono e alle migliori previsioni si contrappone sempre un difetto di pressione, o di volontà, o di cuore.
Poi però entriamo in classe, per l'ultima volta dopo un anno che sempre è riuscito a essere complicato, e guardiamo, guardo i miei studenti, che con i loro mille accenti mi chiedono:
allora basta?.
Di nuovo non sono certa di aver capito bene. La reazione è banale:
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E non siete stufi? Finalmente in vacanza...
E lì succede il miracolo. Il sorriso. La realtà. Un fiume di parole, che riporto così come sono state dette e scritte perché fanno bene. Sono un bene, un bene comune da non dimenticare mai.
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No, siamo soli poi. Perché la scuola ci ha fatti incontrare e essere amici.
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La scuola è troppo bella, e poi parliamo tanto.
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Non è facile fare la scuola, ma vengo sempre per imparare bene.
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Gli insegnanti ci ascoltano e non si arrabbiano.
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No, sono sempre gentili e hanno pazienza.
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Per loro siamo tutti uguali, non fanno differenze.
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Tu mi lasci parlare e correggi solo alla fine, non mi interrompi, perché per te è importante quello che dico.
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Secondo me non si può studiare senza un insegnante. L'insegnante è importantissimo.
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Dovete continuare a essere così voi insegnanti, così bravi.
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Poi nella scuola noi incontriamo altre culture e altre persone, fuori è più difficile.
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Sì, a me la scuola ha aperto un altro mondo.
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Certi vengono perché sono obbligati, devo avere il certificato, però dopo continuo.
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Sono in Italia da otto mesi e non pensavo di farcela, invece adesso saluto le persone per strada e leggo cose in italiano.
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Anche a me l'esperienza della scuola ha aiutato a integrarmi fuori.
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Per me è stata come una finestra aperta sulla comunità italiana, mi ha dato il coraggio di fare nuovi legami, perché lo potevo fare.
L'ora finisce, i saluti si intrecciano; non ho dubbi, una volta tanto: il grazie degli studenti è la prova della bellezza, la grande bellezza della nostra esperienza educativa, che sa dare nomi alle cose e significati alle impressioni. Che non cancella, ma cerca di capire e in questo lento, inarrestabile processo getta le basi per le più profonde esperienze umane.
Buona estate ragazzi, che arriverà e sarà come l'avremo voluta. Ma lo sapremo e potremo farcene una ragione.
Prof. Adriana Polidori - 09-06-2013
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vero...è proprio così cara collega!
l'ultimo day di scuola avrei scommesso di trovare le aule semi-vuote, invece gli studenti c'erano e mi guardavano tristemente, manifestando "addirittura" stima e affetto nei confronti di noi professori, dichiarando apertamente il loro smarrimento per la chiusura della scuola!
Narcisisticamente colpita, non sono però certa della totale valenza di ciò: la vita fuori dalla scuola dovrebbe offrire una variegata scala di esperienze formative e socializzanti per i nostri ragazzi, non suscitare timore e "solitudine"...
Non so, sinceramente mi sembra un segnale con una chiave di lettura solo in parte positiva!
prof. Adriana Polidori |