breve di cronaca
E adesso tocca ai capi di Istituto
Il Sole 24 ore - 09-09-2001
Gli altri nodi: riforma dei cicli, parità, valutazione, stato giuridico dei docenti

di Marco Lodovico
(NOSTRO SERVIZIO) ROMA - L’avvio regolare dell’anno scolastico, grazie all’immissione in ruolo di 60mila docenti realizzata a tempo di record, può certamente essere definito «un successo storico». Il ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti, ha dichiarato con orgoglio che «in cinquant’anni non si era mai riusciti a cominciare le lezioni regolarmente fin dal primo giorno». Ora tocca agli 80mila supplenti annuali: ci penseranno i capi d’istituto, che hanno tempo fino al 25 settembre. Poi rimarranno le nomine delle supplenze brevi. E tuttavia il ministro non può tirare sospiri di sollievo, perché dovrà subito occuparsi di due nuove questioni assai complesse, che riguardano i presidi e il personale Ata. I capi d’istituto. Diventati dirigenti dal 1 settembre 2000, presidi e direttori didattici sono ancora senza contratto. Le trattative sono ferme da mesi, ma il sottosegretario Valentina Aprea ha ribadito venerdì scorso, alla riunione del dipartimento scuola di Forza Italia, che «il contratto dei dirigenti scolastici si farà molto presto»: a conferma di un impegno che Viale Trastevere ritiene «strategico» per l’efficienza del sistema scolastico. L’Aprea ha annunciato che anche il bando per selezionare i nuovi capi d’istituto è imminente, anche se «cambiando il testo messo a punto finora». Il personale Ata. Anche la questione del personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) è delicata. I sindacati accusano Viale Trastevere di aver tagliato circa 20mila posti, e in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Piemonte ed Emilia Romagna sono già in corso agitazioni indette dai sindacati confederali e dallo Snals, il sindacato autonomo dei docenti. Il tema sarà sicuramente al centro dell’incontro che la Moratti avrà mercoledì 12 settembre con Cgil, Cisl, Uil e Snals. I nuovi vertici di Viale Trastevere. Mentre il lavoro al ministero prosegue a ritmo serrato, il palazzo ha già subìto qualche scossone ai vertici: Letizia Moratti ha affidato le redini del ministero a Pasquale Capo, già direttore regionale del Lazio. Lasciano i titolari dei due dipartimenti centrali, Giovanni Trainito e Alfonso Rubinacci. Il primo dovrebbe sostituire Benedetto Vertecchi, dimissionario, al vertice dell’Istituto nazionale di valutazione. Rubinacci avrà un incarico nella segreteria tecnica del ministro. La nomina di Capo è motivata anche dal successo che avuto l’operazione di immissione in ruolo dei docenti nel Lazio e a Roma, una delle piazze più difficili (si veda «Il Sole-24 Ore» del 7 settembre). L’agenda a medio termine. A questo punto le scelte politiche del ministro dell’Istruzione guardano avanti. La riunione di Forza Italia sulla scuola, venerdì scorso a Roma, è stata significativa. Governo e maggioranza sono decisi a dare un colpo di acceleratore alle riforme, anche a costo di scontrarsi con le intenzioni bellicose dell’opposizione. L’agenda degli obiettivi dell’Esecutivo è fitta. Sui nuovi cicli scolastici la commissione presieduta da Giuseppe Bertagna sta già discutendo l’impostazione generale. Il sottosegretario all’Istruzione Valentina Aprea ha annunciato che sarà presto varato un disegno di legge di riforma degli organi collegiali. Il testo però, ha assicurato il sottosegretario, sarà decisamente diverso da quello in discussione alla Camera nella passata legislatura. L’Aprea ha poi annunciato importanti novità per i docenti, a cominciare dal nuovo stato giuridico e dal codice deontologico. La parità pubblico-privato. Alla riunione di Forza Italia sono state proposte, nel quadro della parità scolastica, la costituzione di un’Agenzia che gestisca l’amministrazione scolastica e la creazione di un contratto unico per i professori statali e non statali. Sulla parità Letizia Moratti ha ribadito ancora una volta che «le famiglie devono avere la libertà di scegliere». Un impegno che, a pochi giorni dalla dichiarazione analoga pronunciata a Rimini, al Meeting di Comunione e Liberazione, dimostra la volontà politica del ministro di affrontare il problema con decisione; senza nascondersi che potrebbe incontrare un’opposizione molto dura.



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