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Un "controdépliant per"
Anna Pizzuti - 22-11-2002
Da aprile dell’anno scorso, sul sito del MIUR giace un depliant che doveva essere trasmesso a tutte le scuole del regno, dal pretenzioso titolo UNA SCUOLA PER , prodotto per illustrare le magnifiche sorti e progressive che il governo, nella persona del ministro dell’istruzione e di suoi pochi intimi e sodali, sta preparando per noi.
Non è stato da solo, il nostro dépliant, è stato accompagnato un fratellino più robusto, scritto per le famiglie, le vere protagoniste, a quanto si dice, della riforma.
Non si sa se qualche scuola, o qualche famiglia, abbia mai ricevuto copia di uno dei due documenti, ma i mesi trascorsi da quell’aprile ad oggi sono serviti a chiarire – o almeno a cominciare a chiarire – le intenzioni celate dal rassicurante documento.
Così, alla lettura, si è affiancata una controlettura, filtrata dalla lente della realtà.
Dalla controlettura al controdepliant, al ribaltamento, il passo è stato breve. Con una precisa intenzione.
Lungo tutti questi mesi a colpire è stato soprattutto l’assordante silenzio che proveniva e proviene dalla scuola; non che la parola, le parole, siano servite a molto ed altre vicende recenti o di questi giorni (penso al dibattito di questi giorni sul federalismo leghista: undici ore per spaccare l’Italia) lo hanno dimostrato. Ma se noi per primi, noi che delle parole che sono e diventano conoscenza dovremmo essere i detentori istituzionali, rinunciamo ad usarle, allora sì che c’è il rischio che i tempi tornino cupi.
Due colonne, quindi: da una parte quello che il ministro dice, dall’altra quello che la scuola rischia di diventare. Almeno secondo noi. E’ un lavoro incompleto, non copre tutti i punti della legge di riforma alla quale il documento si riferisce. Perciò chiediamo, a chi ci legge, se ne ha voglia, di completarlo.
In fondo, però, ci sono anche anche le idee per le quali consideriamo sacrosanto continuare a batterci. Anche queste una proposta, che parte da un documento del CIDI e che Antonio Gentile ha contribuito ad arricchire. Come, speriamo, faranno i lettori ! (è possibile scaricare qui il documento).

 
UNA SCUOLA PER CRESCERE?
 
UNA SCUOLA PER DIMINUIRE

OVVERO ... OLTRE LE PAROLE DI CARTA VELINA

Altri appetiti, venuti su di soppiatto, per l'insipienza dell'educazione (...) si fanno molti e gagliardi. (...) E infine si impadroniscono dell'acropoli dell'anima giovanile, vistala vuota di dottrina e di nobili studi e veraci ragionamenti, che sono le migliori sentinelle e guardie nell'animo degli uomini cari agli Dei".
(Platone, La Repubblica 560b)    

UNA SCUOLA PER CRESCERE?

UNA SCUOLA PER DIMINUIRE
  UNA SCUOLA PER  
Assicurare a tutti i ragazzi il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione fino a 18 anni
Nella società della conoscenza la riforma della scuola assume il preciso impegno di garantire percorsi formativi a tutti i giovani per un periodo di almeno 12 anni, o comunque fino al conseguimento di una qualifica.

  UNA SCUOLA PER  
Garantire a tutti i giovani competenze elevate
L'istruzione e la formazione sono per i giovani un diritto, ma anche un preciso dovere da assolvere, per essere cittadini consapevoli e concorrere al progresso materiale e spirituale del Paese (art. 4, Costituzione) e presentarsi sul mercato del lavoro più preparati ed in possesso di un titolo o di una qualifica conseguiti nel secondo ciclo, premesse fondamentali per l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita.

  UNA SCUOLA PER  
Ampliare le opportunità di scelta tra i vari percorsi formativi
Per garantire ai giovani la qualità e la personalizzazione dell'istruzione e della formazione per almeno 12 anni, è necessario arricchire e diversificare i percorsi educativi.
Non soltanto licei, ma anche istruzione e formazione professionale di competenza delle Regioni, per meglio rispondere alle attitudini e vocazioni di ciascuno - con la possibilità sempre aperta di cambiare strada, anche quando il cammino è già iniziato- e per contrastare il fenomeno dell'abbandono scolastico.
Nessuna separazione tra istruzione e formazione professionale: i due percorsi rientrano in un sistema unitario mirato all'apprendimento e all'arricchimento della persona
  UNA SCUOLA CHE  
Limita il diritto allo studio, strutturandosi in modo che la scelta, per molti, risulti obbligata e non libera. E crea un percorso formativo assolutamente diseguale, in quanto non garantito dall'istruzione. Gioca con le cifre: non 12, ma otto anni di "diritto dovere all'istruzione" se l'obbligo scolastico si potrà assolvere anche nella formazione professionale. Si innesca un meccanismo irreversibile di impoverimento culturale per il Paese.

  UNA SCUOLA CHE  
Stravolge il concetto di diritto allo studio: non sono i giovani a dover assolvere un dovere, ma lo stato che ha il dovere di garantire il diritto allo studio. I giovani in possesso di diploma (se è questo il significato attribuito al termine titolo) saranno molti di meno.

  UNA SCUOLA CHE  
Si rapporta in modo subalterno al mondo del lavoro.
Riduce le opportunità di scelta, in quanto cancella il percorso dell'istruzione professionale, che forma cittadini lavoratori e non semplici lavoratori.
Le regioni, investite di queste competenze, appiattiranno l'istruzione sulla formazione, preparando – quelle in cui la formazione funziona – lavoratori addestrati. In quelle in cui la formazione è inadeguata o quasi inesistente, i ragazzi affolleranno licei, istituti tecnici, e la dispersione aumenterà.
L'arricchimento della persona (sic) non si realizza impoverendo la scuola, dimezzandola
  UNA SCUOLA PER  
Valorizzare la nostra tradizione
Valorizza la scuola dell'infanzia, l'identità storica della scuola primaria (sc. elementare) e secondaria di primo grado (sc. media) e adatta gli ordinamenti scolastici alle diverse fasi della crescita.
Rimangono i licei della scuola italiana (classico, scientifico, artistico, linguistico), cui se ne aggiungono altri per corrispondere a nuove domande di formazione: liceo delle scienze umane, economico, musicale, tecnologico.
  UNA SCUOLA CHE  
Non valorizza: conserva sotto forma di arretramento (vedi maestro unico per le elementari)

Conserva il 5+3 per rispondere a mere esigenze elettorali: adattare alle diverse fasi della crescita significherebbe rivederle alla luce dei cambiamenti sociali, delle ricerche scientifiche, pedagogiche evolutive, delle osservazioni ed esperienze maturate dagli insegnanti, che non sono stati consultati

Riduce il numero delle ore di insegnamento, delegittima discipline trasformandole in laboratori, realizzando una commistione tra pubblico e privato che penalizzerà e separerà i percorsi anche all'interno del canale dell'Istruzione (vedi convenzione del trentino)

Nega autonomia alla ricerca culturale e alla possibilità di pensare possibilità diverse per un futuro della scuola che non sia subalterno alla richieste del mercato (non esiste sviluppo economico possibile senza «capitale umano» che si traduca poi in «capitale sociale» Moratti).
  UNA SCUOLA PER  
Acquisire competenze valide in tutta Europa
Tutti i percorsi di istruzione e di formazione professionale, di diversa durata, assicurano l'acquisizione di titoli e qualifiche spendibili nel mercato del lavoro nazionale ed europeo
  UNA SCUOLA CHE  
Allontana, non avvicina all'Europa: diminuisce la qualità dell'offerta, non si mette nelle condizioni di confrontarsi e quindi di fare in modo che i titoli rilasciati diventino effettivamente spendibili
  UNA SCUOLA PER  
Percorrere più strade dopo il secondo ciclo
Dopo i licei è possibile:
  • iscriversi all'università e all'alta formazione artistica, musicale e coreutica;
  • proseguire nella formazione professionale superiore;
  • entrare nel mondo del lavoro.
  •   UNA SCUOLA CHE  
    PROPOSTA DI MODIFICA DEI PROGRAMMI DELLE ELEMENTARI E MEDIE (AN) ACCETTATA DAL MINISTRO

    ITALIANO - Le indicazioni nazionali, ovvero i livelli essenziali di prestazioni che le scuole devono garantire, contengono espliciti riferimenti, dalle elementari alle medie, allo studio della grammatica e della sintassi e all'esercizio dell'analisi logica, "i tre pilastri di una formazione rigorosa". Per evitare fraintendimenti e rinfrescare la memoria delle scuole, termini come "grammatica" e "sintassi" sono stati inseriti più volte nel testo. Lo scopo è quello di contrastare la tendenza allo spontaneismo nel linguaggio e nella scrittura attraverso le regole e l'analisi riflessiva sulla lingua

    STORIA - An ha ottenuto uno spazio maggiore per il Risorgimento e la formazione dello stato nazionale a scapito del Novecento Nelle future lezioni di storia dovrebbe essere anche bandito il termine "imperialismo" perché di derivazione marxista.

    MITI E LEGGENDE - Ecco un'altra novità. Alle elementari si studieranno i miti e le leggende e si utilizzeranno dei testi di mitologia e di epica. I maestri parleranno di personaggi "evocativi di valori"

    Infine il LATINO - La lingua si riaffaccia timidamente nei programmi di italiano delle medie per aiutare i ragazzi a cogliere meglio la loro identità culturale. Nella ricostruzione delle principali tappe della lingua italiana dovrà essere valorizzata l'origine latina. I ragazzi dovranno riconoscere ciò che resta di quell'antico idioma, sotto il profilo lessicale e del significato, nell'italiano e nei dialetti.
      UNA SCUOLA PER  
    Percorrere più strade dopo il secondo ciclo
    Dopo l'istruzione e la formazione professionale è possibile:
  • entrare nel mondo del lavoro;
  • proseguire nei corsi della formazione professionale superiore;
  • frequentare un anno, realizzato d'intesa con l'università, di preparazione all'esame di Stato per accedere all'università e all'alta formazione artistica
  •   UNA SCUOLA CHE  
    Trasformerà l'ultimo anno del sistema di istruzione in un generico anno che prioritariamente completa il percorso disciplinare e prevede altresì l'approfondimento delle conoscenze e delle abilità caratterizzanti il profilo educativo, culturale e professionale del corso di studi; (E' stata analizzata l'esperienza del quinto anno aggiunto all'istituto magistrale?: si è rivelata talmente positiva che ha contribuito alla scomparsa di questo indirizzo ed alla sua trasformazione in liceo pedagogico)

    Renderà molto più difficile ad una larga fascia di ragazzi, l'acquisizione di un titolo di studio riconosciuto, riducendo a quattro anni quella che ancora chiama Istruzione professionale. Il quinto anno di preparazione all'università per persone che sono state tenute ai margini del sistema di istruzione sarà di fatto impraticabile.
      UNA SCUOLA PER  
    Rispondere alle scelte delle famiglie
    Flessibilità dei percorsi scolastici, a partire dalla scuola dell'infanzia e primaria con la possibilità di iscrivere i bambini anche con sei mesi di anticipo.

    Accompagnare chi vuole cambiare strada
    Nessuna scelta è irreversibile. Nel secondo ciclo, per chi decide di cambiare la strada intrapresa, la scuola predispone iniziative didattiche mirate a fornire la preparazione richiesta dalla nuova scelta.

    Orientare i ragazzi nelle scelte
    Le istituzioni scolastiche e formative svolgono attività sistematiche di orientamento lungo tutto l'arco del percorso prescelto. In particolare, negli ultimi anni di ciascun ciclo, sono previsti raccordi istituzionali per garantire e facilitare le scelte migliori per ciascuno
      UNA SCUOLA CHE  
    Diventerà di ciascuno nel senso che ciascuno fonderà il proprio cammino , sulle risorse culturali ed economiche della famiglia, sul controllo che la famiglia eserciterà sulla scuola.

      UNA SCUOLA CHE  
    Avendo dato già prova , purtroppo, di affrontare con difficoltà le passerelle all'interno del sistema di istruzione e facendo ancora più fatica a stabilire accordi e convenzioni rese possibili dall'applicazione delle norme vigenti sull'obbligo formativo, non dà alcuna garanzia che questa intenzione potrà realizzarsi.

    Riducendo la propria offerta formativa e delegandone una parte ai privati, di fatto il ruolo orientativo lo perderà o lo vedrà diminuire.
      UNA SCUOLA PER  
    Apprendere con percorsi e modi diversi
    Nell'ambito dei percorsi prescelti di istruzione e diformazione professionale, i giovani, dopo i 15 anni, potranno scegliere, in base alle attitudini, alle vocazioni e ai progetti personali:
  • percorsi di studio a tempo pieno con stage formativi;
  • percorsi in alternanza scuola-lavoro;
  • apprendistato in ambienti produttivi.
  •   UNA SCUOLA CHE  
    Consentendo la possibilità di assolvere all'obbligo scolastico nella formazione professionale, ed istituendo l'alternanza scuola lavoro dopo quindici anni, ridurrà, non aumenterà i percorsi e farà in modo che molti ragazzi di fatto usciranno dal sistema di istruzione al termine della scuola media. Il rientro nel percorso di studi a tempo pieno è un'ipotesi del tutto aleatoria (ed è anche smentito dall'ultimo depliant che pubblicizza la "riforma")

    La scuola non formerà cittadini, ma persone "occupabili" (int ministro al Senato) o meglio, precarizzabili, più di quanto oggi non accada.
      UNA SCUOLA PER  
    Valutare gli apprendimenti
    I docenti verificano periodicamente e annualmente l'apprendimento degli studenti. In più, ogni due anni, al termine dei periodi didattici stabiliti all'interno dei cicli, decidono collegialmente il passaggio al periodo successivo. Gli studenti, così, hanno più tempo per colmare realmente eventuali carenze. Nello stesso tempo si dà maggior rigore nella prosecuzione degli studi.

      UNA SCUOLA PER  
    Valutare il comportamento
    Oltre alla valutazione delle conoscenze, i docenti valutano anche il comportamento dei ragazzi, come parte integrante della valutazione complessiva.

      UNA SCUOLA PER  
    Verificare a livello nazionale la qualità degli apprendimenti e del servizio
    Per consentire al Paese, al Parlamento e al Governo di conoscere il livello degli apprendimenti e la qualità complessiva dell'offerta scolastica, è istituito un servizio nazionale di valutazione, che svolgerà verifiche periodiche sulle competenze fondamentali dei percorsi di studio e di formazione e sull'efficacia delle attività delle scuole.

      UNA SCUOLA PER  
    Innovare gli esami di Stato
    I due cicli si concludono con un esame di Stato, che prevede prove di istituto e prove nazionali. Le prime garantiscono la piena autonomia didattica delle istituzioni scolastiche, nel rispetto delle libere scelte degli studenti; le seconde, predisposte e gestite dal servizio nazionale di valutazione, assicurano la verifica del raggiungimento degli standard nazionali previsti per ogni percorso e il valore legale dei titoli rilasciati.
      UNA SCUOLA CHE  
    Vede la valutazione della propria qualità collegata alla valutazione degli apprendimenti conseguiti dagli alunni, con un meccanismo che rischia di risultare schematico e sanzionatorio.

    Delega all'esterno, nonostante la riaffermazione della funzione dei docenti, la valutazione dei livelli di apprendimento (terreno delicatissimo sul quale la ricerca è ancora in atto) e sulla propria efficacia (vedi riforma degli organi collegiali)

    Non affronta i problemi del disagio sul piano formativo, nel senso esatto del termine.

    Ha già visto svuotato per legge (finanziaria) la riforma dell'esame di stato e su questo svuotamento vede cadere un'ulteriore riforma che, per quello che se ne sa, gli toglierà completamente valore. Il valore legale del titolo di studio risulta essere legittimato esclusivamente da una terza prova nazionale.
    LE IDEE PER LE QUALI CONTINUARE AD IMPEGNARSI
    • Una scuola che dia garanzia di una formazione culturale indispensabile per scegliere, lavorare, vivere consapevolmente
    • Una scuola che costruisca un sapere di qualità per tutti
    • Una scuola che combatta l'emarginazione e l'insuccesso nell'apprendimento
    • Una scuola che non istituisca un rapporto subalterno (ossessivo) con il mondo del lavoro
    • Una scuola che garantisca l'integrazione
    • Una scuola che sia autonoma,istituzione attiva nel territorio
    • Una scuola secondo Costituzione: pubblica, laica , pluralista,che promuova sapere e cultura per tutti, solidarietà, responsabilità, partecipazione
    • Una scuola che dia valore:
      • all'Autonomia scolastica come luogo di ricerca ed elaborazione culturale che contribuisce ad elaborare il disegno di riforma scolastica (e non semplice luogo di "offerta formativa")
      • al Progetto d'Istituto come sintesi culturale delle scelte operate dalla comunità scolastica attraverso le sue diverse compenti ( e non "Piano dell'offerta formativa" che già presuppone la divisione fra offerta e domanda, fra erogatore del servizio ed utente/cliente)
      • alla dimensione culturale dalle modalità organizzative per la sua realizzazione e sviluppo (e non la dicotomia "compiti di gestione" "compiti di natura didattica" che occulta appunto la terza e principale dimensione)
      • alla produzione di senso nel linguaggio e nei valori che parta dalla sua funzione specifica e non sia semplice adeguamento linguistico e valoriale ai dettami del mondo economico
      • al protagonismo dei docenti e delle pratiche di ricerca-azione per un'azione formativa efficace (e non staccata dal contesto scolastico o trasmissiva o settoriale o di certificazione cartacea)
      • a forme di gestione che favoriscano solidarietà e cooperazione all'interno della comunità scolastica (e non rappresentanza di componenti portatori ciascuno dei propri "interessi" privati)
      • all'organico d'Istituto funzionale alla progettualità delle singole scuole (e non ridotto da tagli basati su standard docenti/alunni che nel concreto creano classi sovraffollate e bloccano ogni progettualità e possibilità organizzativa delle scuole)


    interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

     giorgio dellepiane garabello    - 23-11-2002
    La riforma del titolo V della Costituzione Italiana l'ha voluta il governo di centro-sinistra, a tutti i costi e in tutta fretta: giova ricordarlo.
    Giova ricordare che la formazione professionale e altre cosette di conseguenza sono demanadate alle regioni, non certo per la malvagia volontà di questo governo.
    L'istruzione professionale sarà mortificata: affermaziane profetica o ideologica?
    Ma se l'attuale sistema formativo professionale va bene, come mai si è sempre detto che (seguono alcune tonnellate di parole negative...).
    Allora delle due l'una, non vi pare?
    ciao ciao
    giorgio d.g.