Auguri... precari
Ida Oliva - 26-12-2012
Condivido con voi l'augurio che ho fatto ad una delle due scuole dove insegno quest'anno. il preside ci ha fatto gli auguri scritti e invitato noi tutti a rispondere qualora avessimo voluto. Poiché questa è una delle poche scuole dove mi sono trovata davvero bene per tanti motivi allora ho sentito di dire loro grazie e ho accolto la richiesta del dirigente rispondendo come segue. La condivido con voi, perché ci dia forza che ancora del bene c'è nella scuola.

Al preside
ai miei colleghi
al personale della segreteria
ai collaboratori tutti

Non so da dove iniziare, ma qualcuno un giorno mi disse: l'importante è farlo, anche in modo maldestro ma farlo. Allora lo faccio e dico subito GRAZIE. Grazie di essere miei colleghi e amici, grazie per il fatto di trattarmi alla pari, grazie di farmi sentire in famiglia. La vita scolastica di un precario non è facile e non mi riferisco alle difficoltà economiche o all'imprevisto che per me è tuttavia prevedibile perché ordinario e non straordinario, piuttosto all'ospitalità che ogni anno la scuola di turno mi riserva. Spesso capita che sono tenuta fuori da gran parte dei progetti solo perché etichettata "precaria" e a loro non interessa formare o investire in una collega che poi andrà a spendere le sue competenze altrove, senza considerare che la scuola è unica perché unica è la vita di ciascuno di noi, e poco importa se i miei insegnamenti sono per gli studenti di un liceo o di un altro. È poi, un peccato che si perda di vista che noi precari proprio perché tali abbiamo accumulato negli anni competenze sempre diverse che potremmo mettere noi al servizio della scuola e rendere l'offerta formativa più ricca, ciascuno naturalmente secondo le proprie attitudini e sensibilità. Si sbaglia quando non si cerca nel docente una risorsa e lo si tratta solo come numero per far quadrare i conti. Sono felice di stare in questa scuola, dove non ci sono prime donne (ne ho incontrate tante), dove la mia opinione è importante quanto le altre, dove non devo chiedere la parola perché la normalità è il dialogo. Sono felice e rilassata quando entro in vicepresidenza e presidenza perché è come entrare in casa di un fratello, per non parlare della segreteria a cui porto sempre problemi che con professionalità e solidarietà risolvono senza mai batter ciglio. Sono felice di dare e più dò più mi viene voglia di dare. Sono felice perché i miei alunni mi salutano con "ciao", ma rispettano il mio ruolo e la mia persona a prescindere dalla loro voglia di studiare. Sono felice perché le formalità lasciano il tempo che trovano, mentre la sostanza prende corpo continuamente. Sono felice perché sento calore. Ecco questo natale per me sarà migliore dello scorso natale e voglio dirvi grazie. Il natale è per me un periodo di raccoglimento in cui tutto il futile resta fuori e il calore e colore rimane dentro. Quest'anno nel mio natale c'è la vostra scuola che fino alla fine di giugno potrò ancora sentirla mia. Auguri di cuore.
Ida


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