1944: CNR Scuola
Giuseppe Aragno - 15-12-2012
E' un foglio di carta povera e quasi trasparente. Quattro facciate fitte di stampa in una sorta di velo piegato in due, ma non saprei fare meglio e conviene riportarlo com'è. La lezione potrebbe tornare utile ai "tecnici professori" che sanno forse d'economia, ma zoppicano vistosamente se il discorso cade sulla storia e su una sua moderna filosofia.
"Il governo - spiega il giornale - intuì che l'istruzione è la vera liberatrice dell'uomo e lo rende conscio dei doveri, del diritti, delle sue fondamentali rivendicazioni; chi teme il popolo, vuole il gregge, la folla da sfruttare [...]. Per traviare l'opinione pubblica tarpa le ali al libero insegnamento, lo soggioga, lo vuole dominare [...] e produce perciò una costituzione sociale, fondata solo sulla potenza del denaro".
Stiano tranquilli Profumo e compagni. Non è ancora il capitolo del libro in cui lo storico narrerà com'è stato governato il suo Miur. E' un "giudizio postumo", riguarda anni bui della nostra storia ma suggerisce prudenza: il passato ritorna.
"L'insegnante - annota il foglio - fu asservito colla miseria; ridotto a una vita stentata, che mortifica e, alla fine, immiserisce anche i più arditi: la professione fu angustia, conformismo e rinuncia. E l'insegnamento fu come la classe dominante imponeva; la gioventù crebbe, informata a principi falsi a ideologie assurde e funeste come si voleva; e l'attuale catastrofe è 1'ineluttabile risultato".
Profumo lo ignora e meno di lui ne sa forse Monti, ma nelle formazioni partigiane, dove il rosario del mitra chiedeva sostegno alla politica rinascente e alla filosofia della storia, nell'autunno del '44 sorse un Comitato di Liberazione Nazionale Scuola e il foglio che ho tra le mani, ingiallito e stampato alla macchia, racconta i palpiti d'un generazione da cui nacquero l'Italia repubblicana e la Costituzione sulla quale giurano i ministri.
Il governo di cui scrivevano i partigiani era quello fascista e non è colpa di quegli eroi sconosciuti se ogni parola riconduce alle politiche per la formazione di un esecutivo dell'Italia nata dalla lotta antifascista. Non è colpa di quei docenti che, messi da parte i libri, presero loro malgrado le armi, se la scuola per cui lottarono è totalmente diversa da quella per cui il governo ha lavorato e lavora. Anche qui, meglio non saprei dire e citerò testualmente. Sarà un invito alla riflessione. "A che fu ridotta la nostra professione? scrivono i docenti partigiani. A strettezze mortificanti, alla lezione privata e, con essa, alla triste rete di transazioni, di mercimonio, che avvilì insegnanti ed insegnamento: come si desiderava. Nell'ordinamento sociale che sta sorgendo, l'insegnante dovrà rivestire l'autorità e la dignità più alta; sarà il maestro di vita e d'umanità. E la condizione sociale ed economica dovrà rendere possibile questa funzione, dovrà essere tale da permettere libero svolgimento, indipendenza, possibilità di coltivarsi, di procedere, di essere tramite di idee, di pensiero, di progresso per elevare noi stessi e i giovani a noi affidati verso mete sempre più alte di progresso, di libertà, di umanità".
Questa era la scuola che voleva chi versò il suo sangue per la repubblica, ma il fascismo battuto fu riorganizzato in funzione degli interessi atlantici e scagliato in piazza contro le sinistre. Tra il 1948 e il 1950 furono condannati più di 15.000 oppositori per un totale di 7.598 anni di carcere. Per un raffronto basterà ricordare che tra il 1927 e il 1943 il Tribunale Speciale fascista aveva imprigionato 4.596 oppositori per un totale di 27.735 anni di carcere. Nel 1948-52 i morti fatti in piazza dalle nostre forze dell'ordine furono 65; di sventurati in Francia ne caddero 3 in Francia, 6 in Gran Bretagna, 6 in Germania. Antesignano di Marchionne nella lotta contro i diritti sindacali, il fascista Valletta scrisse pagine vergognose nella storia delle relazioni industriali e il quadro di una vera e propria persecuzione ai danni degli operai comunisti e socialisti si compose in tragica sintesi nel 1974, quando una legge riconobbe come "perseguitati politici", tra il gennaio 1948 e il 1966, qualcosa come 12.981 lavoratori e 2.078 lavoratrici.
Nonostante questo, nel 1962 la scuola, media unificata cancellò la vergogna della scuola duale, coi figli dei lavoratori condannati alla sorte dei padri e nel 1974 i Decreti Delegati diedero vita a una scuola democratica. Non era, come sostenne l'avvocato Gelmini, così cara al ministro Profumo, il lascito velenoso del Sessantotto. Era una vittoria dell'Italia voluta dai nostri docenti partigiani.
A raccontare la rivoluzione dei Soviet in termini di leninismo non si può sbagliare, Franco Venturi, però, storico fine che ben conosceva la Russia, ha spostato più indietro il baricentro e ha sostenuto con giusta ragione che fu "il movimento studentesco a fornire il suo primo materiale umano, i suoi quadri iniziali" alla rivoluzione, dopo che Alessandro III cancellò la riforma del sistema formativo voluta dal padre Alessandro II, che aveva abolito il "numero chiuso", aprendo la scuola pubblica ai poveri esentati dalle tasse, consentendo l'autonomia universitaria e la rappresentanza studentesca e lasciando agli studenti la gestione delle proprie biblioteche.
E' strano ma è così: chi governa la scuola e l'università nel nostro Paese, trova troppo avanzata persino la scuola della reazionaria Russia zarista.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf