In un contesto qual è la scuola italiana, dove è d'obbligo lo spaesamento, è difficile, anche mettendoci tutta la buona volontà, non sentirsi disorientati e confusi. Ma a farci giungere in queste condizioni sono state le scelte di politica scolastica degli ultimi 18-20 anni. Tali scelte sono la radice e il carburante del nostro smarrimento. Gli anni dell'ultimo sconcerto non hanno prodotto altro, nella scuola, che noia e macerie: riforme inutili e dannose insieme a tagli che hanno bloccato il funzionamento anche al minimo della macchina scolastica. Questa la sintesi.
Nel frattempo, però, sono cresciuti e si sono consolidati vari e diffusi 'orticelli' (s'intende orticelli di chiunque): dei vari ministri e dei propri apparati, dei partiti e dei sindacati che avrebbero dovuto opporsi al 'sistema' e di tutti quelli che, a vario titolo, ne hanno approfittato (coloro che hanno cavalcato il momento). Naturalmente c'è anche chi ci è finito dentro, in questo marasma, suo malgrado ( ma non preoccupiamoci troppo perché, questi ultimi, sono stati subito espulsi).
Quello che resta oggi, ed è evidente, è un diffuso e profondo malcontento che è percepibile in tutti gli insegnanti, prima di tutti. Una scontentezza palese anche in quelli che per tutti questi anni hanno lasciato correre, in chi ha accettato tutto senza criticare, in quelli che si sono sempre impegnati individualmente e che alla fine, in cambio, non hanno ricevuto né considerazione, né gratificazione, né incoraggiamento, ma solo calci in faccia.
Diciamo anche che se gli arrabbiati nel contesto scolastico ci sono sempre stati, pochi ma ci sono stati, e se adesso tutti gli insegnanti dicono basta in massa, è segno che veramente si è toccato il fondo. Il malessere diffuso non può più essere represso.
Ora, al di là delle proteste che pure sono state fatte, e degli scioperi ( nonostante le defezioni scandalose e vergognose), la verità è che questa reazione di dissenso non solo non è da nessuno incanalata, ma rischia addirittura di non essere individuata e percepita. Il sospetto poco sospettoso è che essendo tutti più o meno a vari livelli coinvolti, la questione finisca in burletta: si lascia sbollire la tensione, la protesta da forte diventa labile e tutto continua come prima. Siamo abituati alla pratica. Solo che questa volta è veramente un delitto. Un crimine contro i giovani, gli studenti e tutti quelli che credono in una scuola inclusiva, democratica e soprattutto pubblica.
Purtroppo (un po' di sano realismo non guasta) non essendoci al momento dietro l'angolo nessuna possibile 'rivoluzione' ed evoluzione ( delle cose, delle idee e del mondo), dobbiamo solo scongiurare che tutto ciò accada.
Notiziola.
Il ministro Profumo ha annullato la sua partecipazione, nella mattinata di sabato 24 novembre, all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università Roma 3. In precedenza era stata soppressa l'inaugurazione dell'anno accademico alla Sapienza. Paura del ministro ad affrontare i giovani? Ad ascoltare chi protesta legittimamente? Non ne vien fuori una bella sensazione ed in più emanano, queste le defezioni, un odore sgradevole. È forse un segnale che egli propende più per gli incontri ravvicinati, con sindacati morbidi e pronti a calare la testa? Sembra proprio di sì!