L'esempio degli educatori
Laura Alberico - 06-10-2012
Rabbia e indignazione per i mali della società cosiddetta "civile". Politica e istituzioni non più sull'orlo dell'abisso ma crollati ormai sotto menzogne, coperture, connivenze e imbrogli. Tutto questo alla luce del sole, un sole malato come le coscienze che dovrebbero rappresentare e dar voce alle esigenze, alle necessità spesso urgenti per i diritti negati. Cosa si può insegnare ai giovani? Anche le favole, i miti, gli ideali sono diventati mostri di una realtà capovolta dove i doveri e i diritti sono vuoti contenitori di parole inutili. Quelle parole che gli educatori usano per spiegare, illustrare e inventare un mondo forse veramente esistito ma impossibile da recuperare. Educatori- archeologi che, nonostante tutto, hanno la passione di dar vita a frammenti di un passato che riusciva a dare un colore al futuro. L'esempio è duro a morire, resiste alla fragilità della condizione umana, semina ancora qualche speranza per un mondo migliore. Perchè le parole possono essere dimenticate, ignorate o calpestate, ma lasciano sempre un segno, possono maturare e dare significato al senso della giustizia, una bilancia sulla quale da troppo tempo non riusciamo più a vedere l'equilibrio di una "giusta" realtà.
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