La farina del diavolo
Nicolò Belloli - 13-07-2012
Dallo Speciale Il tempo e la storia



Val Brembana: quasi cento anni fa l'assassinio di sette persone a Camerata Cornello, ad opera di un uomo che per alcuni era un malvivente ma per altri rimane solo un giustiziere.

A un secolo di distanza la strage del Pianetti non è ancora chiara



Sono trascorsi quasi cento anni da quando la mattina del 13 Luglio 1914 Simone Pianetti assassinò 7 persone che vedeva come la causa dei propri fallimenti. Uno dei fatti di cronaca nera più efferati mai accaduti nella tranquilla Val Brembana e che molti non conoscono. Simone Pianetti all'epoca dei fatti era un uomo di 56 anni alto, biondo e con un carattere sanguineo, era sposato con una brava donna Carlotta Marini dalla quale avrà sette figli, con cui aprì una taverna appena fuori dal centro abitato di Camerata Cornello, in cui si poteva anche ballare. Dopo i primi tempi il Pianetti venne messo al centro di maldicenze in cui veniva bollato come libertino, anarchico e anticlericale.

Seguì un vero e proprio boicottaggio nei confronti della sua locanda, con il tempo venne obbligato ad abbandonare l'attività per mancanza di clienti. E questa fu la sua prima sconfitta. Con i soldi rimanenti si trasferì con la famiglia nel vicino comune di San Giovanni Bianco, al fine di evitare le persone che l'avevano in antipatia. Aprì un mulino elettrico e dopo i primi tempi in cui le cose andavano bene cominciò ad essere additato, con la sua farina, come portatore di malattie e maledizioni. Tanto da essere chiamata la "Farina del Diavolo". Una situazione che lo obbligò ad abbandonare l'attività mandandolo sul lastrico.

Dopo l'ennesimo fallimento cominciò a prendere in considerazione numerose soluzioni e messa da parte quella del suicidio, nacque quella della vendetta nei confronti di chi lo aveva costretto in quella situazione. La mattina del 13 Luglio 1914 fucile in spalla si diresse nel comune natale di Camerata Cornello e sotto i suoi colpi morirono il parroco Don Camillo Filippi, il medico condotto Dott. Domenico Morali, il segretario comunale Abramo Giudici e sua figlia Valeria, il calzolaio Giovanni Ghilardi e il messo comunale Giovanni Giupponi. Ultima vittima la contadina Caterina Milesi che viveva nella località Pianca sopra San Giovanni Bianco. Dopo la strage il Pianetti fuggì sul monte Cancervo, dove trovò la complicità di pastori e carbonai che lo sfamarono e lo fecero dormire nelle loro baite perché non lo vedevano come un assassino ma come un imperterrito giustiziere.

Si racconta che le autorità fingendo di cercarlo ne favorirono la fuga per non far del Pianetti catturandolo, un eroe dell'anarchia. Nel frattempo nei paesi della Valle si moltiplicarono le scritte sui muri "W PIANETTI" . Non venne mai catturato, nonostante ci fu una lunga corrispondenza con uno dei figli per diversi anni. Si chiacchierava che emigrò in Sudamerica per poi tornare in patria in vecchiaia. Il suo ultimo domicilio si crede sia stato nella casa milanese del figlio dove si spense nel 1952 ma non c'è nulla di certo, tutto è avvolto ancora oggi nel mistero. Come nelle migliori leggende di montagna.


Nicolò Belloli in Bergamonews


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