Giuda allo specchio
Giuseppe Aragno - 11-07-2012
Dallo Speciale Racconti



La stampa, irresoluta, aveva esitato e s'era messa in attesa, nel governo c'era stata maretta e il premier era immediatamente salito al Colle. Una visita fuori protocollo, un conciliabolo segreto, poi rapida e risolutiva, una stringata velina aveva dato il lasciapassare: "Si pubblichi, sembrerà più umana".
Titoli di prima pagina naturalmente, foto di repertorio, ma nessun ritocco: vecchia, stanca e con le rughe. Va bene così, avevano deciso i curatori d'immagine, e si voleva un testo tagliato su misura per il tolk show della rete ammiraglia in prima serata, col solito servo sciocco, quello più servo, più sciocco e più maligno di tutti:
"E' molto difficile fare il ministro. L'inattesa dichiarazione d'un membro del governo apre una seria riflessione: a chi pensa che guardi al potere, il ministro mostra la via di un affaticato spirito di servizio.
- Ma cosa gli salta in mente ai cervelloni della propaganda? aveva urlato al direttore il responsabile della cronaca parlamentare quando gli avevano consegnato la velina con le "istruzioni". Come la raccontiamo quest'idiozia da pagina patinata?
- Che vuoi che ti dica? Pare sia vero. Si vede che qualcuno in famiglia gliel'ha detto: non ne hai azzeccata una. Colpire va bene, è questo che dovevi fare, ma c'è un limite a tutto. Chissà, forse il sottosegretario alla Sicurezza, che ci controlla tutti, le ha spiegato cosa pensa la gente di lei e ha avuto paura.
- No, caro mio, non ce n'era bisogno. Lo sa già da sé. E lo sa bene. Si sarà guardata allo specchio, l'è capitato di trovarsi di fronte la coscienza e s'è vergognata.
- La coscienza? Ma che dici? Di quale coscienza parli? Te lo dico io com'è andata. Avrà sognato il padre operaio che ha lottato per tutti i diritti che lei sta cancellando: "Porca puttana, le avrà detto, ma che stai combinando? Che fai, sputi nel piatto in cui hai mangiato per anni? Sei impazzita? Eppure lo sai, te l'ho detto mille volte: se non l'avessimo spuntata, quando i padroni ci tenevano in pugno e ci trattavano come servi, col cazzo saresti andata all'università! Ma che ministro del lavoro sei?".
- Bel sogno Direttore! Potessi scriverlo così, l'articolo, mi darebbero il Pulitzer! - aveva esclamato con l'aria seria il redattore, passandosi le mani tra i capelli lisci e sudaticci, e poi, tutto eccitato, aveva cominciato a far finta di scrivere, recitando coi toni bassi e la voce calda, come faceva un tempo Foà che tanto gli piaceva - S'è svegliata di soprassalto, col velo del sudore sul viso gelato, nella notte caldissima di questo luglio mortale, e ha tremato. Non era freddo, quello, no, era ben altro e l'ha capito subito la ministra. Puoi ingannare chiunque, non inganni te stesso. Era il tremito d'una paura improvvisa...
- La stessa che spaventò Giuda e gli portò le mani alla corda che poi l'impiccò - l'aveva interrotto il Direttore, stando al gioco. E in un amen il cronista aveva proseguito, aggiungendo quello che sarebbe stato il suo commento, se avesse potuto scrivere ciò che pensava:
- Troppo tardi, mi pare. Troppo tardi e troppo comodo, direi, scoprirlo solo ora ch'è difficile fare il ministro. Molto più difficile, signora, è vivere come un'operaia, faticare come un poveraccio e trovarsi di fronte una come lei, che scherza con le vite degli altri, si balocca coi libri e le teorie e poi, se si trova di fronte a un improvviso terremota della coscienza, se la fa addosso, mette le mani avanti e scopre ch'è difficile fare il ministro. E' tardi, signora. Troppo tardi, per salvare l'anima.
- Sai che ti dico? gli aveva detto a quel punto il direttore, lei lo sa che è tardi e per questo è atterrita; sa ch'è certamante già nato un giovane in gamba, che sta crescendo e la inchioderà, lo storico che racconterà. E sarà un figlio del popolo che lei sta schiacciando. Sarà lui a scrivere il capitolo che la riguarda e non potrà impedirlo. Il titolo comincerà dal suo cognome e poi continuerà: il ministro della barbarie.
La chiusa solenne era stata interrotta dal telefono che aveva preso a squillare d'un tratto, con un tono che era sembrato penetrante e stranamente autoritario. Ammutoliti, come ladri colti sul fatto, i due s'erano sentiti fragili e colpevoli. Senza rendersene conto, presi da una insolita euforia, s'erano schierati, avevano espresso apertamente lo loro opinione e ogni parola aveva dimostrato che non sopportavano il ministro e il governo. Chi stesse parlando dall'altra parte il cronista parlamentare non poteva saperlo, ma si trattava certamente del Quirinale o di Palazzo Chigi. Il Direttore, infatti, s'era alzato in piedi e pareva s'inchinasse.
- Una volta ci temevano. Caspita se ci temevano, pensò il capo cronista. Tutto è cambiato e finché dura c'inchiniamo. Finché dura, però.
Più in là non si sarebbe certamente spinto. Chi più ha, meno perde se muore la democrazia e raramente lotta perché risorga. Col tempo, però, una cappa opprimente comincia a pesare; il popolo allora morde il freno e l'aria per Giuda si fa irrespirabile.


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