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Solidarietà alla giornalista Marinella Correggia
Giuseppe Aragno - 23-06-2012
Sono ormai vent'anni che l'Italia si copre di vergogna violando il diritto internazionale e principi fondanti della nostra Costituzione. Una stampa asservita e giornalisti che hanno da tempo rinunciato al rispetto per se stessi e per un'etica professionale che impone la verifica delle fonti e il rispetto della verità, si fanno in quattro per inventare un "nemico" contro il quale scatenare guerre di aggressione e creare nel Paese un clima da "fronte interno" nascondendo o manomettendo le notizie scomode per il potere. In questa situazione, la vita è l'attività professionale di quei giornalisti che non hanno messo all'asta la loro coscienza e non cedono alle lusinghe del potere, raccontando menzogne in cambio di soldi, notorietà e carriera,sono nel mirino degli specialisti della disinformazione e sono esposti a rappresaglie, intimidazioni e campagne di stampa degne di quella "democrazia autoritaria" che domina la scena di questo rinnovato ventennio fascista.
Sono mesi ormai, che in perfetta sintonia col clima di calunnie e intimidazioni che si è instaurato nel Paese, la giornalista Marinella Correggia, che ha coraggiosamente denunciato con le armi dell'informazione e della critica il ruolo vergognoso svolto dai media nella tragedia della Libia ed ora in quella Siria, mediante la creazione di SibiaLiria un sito che fa analisi critica delle "notizie ufficiali" controinformazione. Contro di lei, pronto a servire padroni, mercanti di armi e i più oscuri interessi, s'è aperta da tempo una vera e propria caccia alla strega nella quale si distinguono purtroppo quei rappresentanti di una ex sinistra passata armi e bagagli nel campo di un militarismo guerrafondaio che alza la bandiera della democrazia ogni volta che c'è da servire un interesse sporco, ma colpisce un tiranno feroce ma indocile, per sostituirlo con uno altrettanto feroce ma docile e fidato
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Lettera di denuncia del danno morale e materiale inflittomi pubblicamente da alcune persone per il mio impegno contro la guerra in Siria con la richiesta che ritirino pubblicamente le accuse
Marinella Correggia, 16.06.2012

Mi ritengo gravemente danneggiata sul piano umano e materiale da reiterati "articoli" o interventi su facebook e su blog (un parziale elenco si trova più oltre) contro il mio impegno assolutamente gratuito e a mie spese benché quasi a tempo pieno, un impegno contro le guerre e i loro devastanti effetti, impegno iniziato nel 1990-91, e ultimamente volto a scongiurare la guerra Nato in Libia prima e in Siria ora, grazie a una intossicazione mediatica senza pari, alla quale gli autori delle ingiurie nei miei confronti collaborano (nel loro piccolo) e che io da molto tempo cerco di contrastare (nel mio piccolissimo).
Ecco alcuni degli articoli e interventi ai quali mi riferisco (ringrazio chi me li ha segnalati poiché non sono su facebook e la mia navigazione internet non si riferisce a siti di opinione). La libertà di giudizio non deve però arrivare a una disinformazione infamante. Invito le persone e i siti o blog o gruppi facebook nominati a ritirare al più presto le accuse e a scusarsi:
- - Scritto apparso sul sito Vicino Oriente a firma Monti Germano che mi accusa di essere al servizio del regime di Assad e mi affianca a gruppi di estrema destra (accuse entrambe ridicole per chiunque mi conosca; ma non è il caso dell'autore). L'articolo è stato ripreso dal sito di Amedeo Ricucci.
- - L'intervento della signora Aya Homsi nel gruppo facebook "Vogliamo una Siria libera" che fiancheggia il CNS (Consiglio nazionale siriano) e l'Esercito siriano libero; la signora afferma che se io scrivo quel che scrivo è perché "ne traggo un profitto".
- - Le accuse di essere "embedded" rivoltemi pubblicamente dal signor Enrico De Angelis che lavora al Cairo per un centro di ricerca francese.
1. Gli attacchi ingiuriosi si riferiscono alla ricerca e divulgazione che compio e che in parte viene pubblicata sul sito dedicato www.sibialiria.org. Come chiunque può vedere il sito non dice nemmeno una parola a favore del governo siriano. Ma analizza in tanti episodi i cortocircuiti della disinformazione attuata sin dai massimi livelli (settori dell'Onu che attingono a fonti di parte), la quale sta portando Occidente e petromonarchie a un altro intervento con pretesti "umanitari", reso possibile dalla creazione del consenso che manipola una realtà di scontri settari con interferenze esterne pesanti fomentati e la fa diventare "un intero popolo massacrato da un dittatore". Riporto anche testimonianze dirette con nomi e cognomi di vittime alle quali nessuno presta attenzione. Il mio attivismo consiste non tanto nello scrivere articoli (questo non prenderebbe tanto tempo) quanto soprattutto nel networking nazionale e internazionale (rispetto a militanti, siti, gruppi politici, media alternativi) al quale dedico molte ore al giorno; per non dire delle numerose manifestazioni, sit in eccetera nei quali mi attivo da oltre un anno. Ma questo è sconosciuto a chi mi attacca.
2. E' un grande dolore essere accusati - per la prima volta da quando ho iniziato l'attivismo pacifista nel 1991 - di "pacifismo nero" da parte di persone (vedi oltre) che sostenevano indirettamente i cosiddetti "ribelli" libici, le cui gesta razziste, violente, repressive dei diritti umani, e che ora sostengono il Consiglio Nazionale Siriano (CNS), il quale è finanziato da stati come Qatar e Arabia Saudita, oltre alle potenze occidentali ("dimmi chi ti finanzia e ti dirò chi sei") e per questo invece di muoversi su una vera strada negoziale chiede ufficialmente interventi armati esterni da parte dei suoi alleati stati capitalisti e sostiene il cosiddetto Esercito siriano libero, delle cui gesta riferiscono ormai gli stessi media mainstream. E' sorprendente che al tempo stesso i suoi "attivisti" siano presi come fonte di notizie...
3. E' vergognoso che mi si accusi sul gruppo facebook "Vogliamo una Siria libera" di trarre profitto dai miei scritti. E' l'esatto contrario, come sa chiunque mi conosca. E' infatti notevole e ormai quasi insostenibile il danno materiale che traggo dall'impegno per la pace, a causa di (1) mancati introiti dalle mie attività lavorative, pressoché abbandonate da un anno per mancanza di tempo dovendo/volendo dedicarmi solo a questo impegno antiguerra, 2) spese di viaggi in loco (Libia e Siria), e di telefono. A questo si aggiungerà ora 3) il pregiudizio a mie attività future nel campo dell'ecologia di giustizia, a causa di questa diffamazione nei miei confronti. Di pagato in relazione alla Siria ho scritto solo un reportage con foto, per un totale di circa 300 euro. Il resto è stato gratuito e, ripeto, con spese a mio carico. E con una perdita di tempo che mi rallenta diversi progetti anche editoriali. La mia ostinazione è giustificata solo dal non voler vedere più il mio paese partire a bombardare altrui popoli (con effetti che ho verificato in loco più volte) con pretesti umanitari veicolati da menzogne assordanti. Mi muove il desiderio che quella alla Libia sia stata L'ultima delle (nostre) guerre di bombardamenti e massacri. Ma grazie a tanta gente non sarà così.
4. Per me questo è il naturale seguito di un impegno contro le guerre occidentali iniziato nel 1991 e sempre gratuito e autofinanziato (dalle mie attività di autrice di libri e articoli in materia di ecologia, rapporti Nord-Sud, rispetto dei viventi). L'indignazione per il ruolo bellico del paese nel quale purtroppo vivo mi ha portata a essere presente sia in Iraq che in Jugoslavia che in Libia durante i bombardamenti e non certo come inviata di guerra (!) ma come militante. Dal 1991 (prima guerra del Golfo) la propaganda mediatica e la disinformazione creano consenso a interventi bellici. Ora, accertare la verità è cosa difficile, ma cogliere le menzogne e la disinformazione lo è meno. Prende solo molto tempo
5. Con l'occasione denuncio l'opera di demonizzazione contro chiunque esca dal coro assordante e faccia notare esempi lapalissiani di propaganda pro-bellica a tutti i livelli. E' additato e oltraggiato anche l'impegno di diversi attivisti della Rete NoWar di cui faccio parte.

VoceProletaria

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Solidarietà alla giornalista e pacifista Marinella Correggia

In questi giorni abbiamo assistito, allibiti, ad una serie di attacchi alla nostra collega Marinella Correggia, giornalista, pacifista dal 1991 e componente di lunga data della Rete NoWar - Roma. Attacchi che respingiamo con sdegno perché infondati, strumentali e meschinamente ad personam.

Il lavoro che Marinella porta avanti da diversi anni, insieme ad alcuni di noi della Rete, è quello di smontare le bugie contenute in quel diluvio di notizie sensazionalistiche che i mass media usano regolarmente, si direbbe ad arte, per convincerci di sostenere interventi armati in paesi terzi. Il suo è un lavoro di "pacifismo militante giornalistico", gratuito e a sue spese (e quindi niente affatto "per conto terzi").

Marinella, nello smontare le falsificazioni dei mass media, dà senz'altro fastidio a qualcuno, non abbiamo dubbi. E non solo ai giornalisti interessati, ma anche e soprattutto ai ceti dominanti che cercano di promuovere, per profitto, le guerre di conquista fatte passare per interventi "umanitari" in Libia, in Afghanistan, in Iraq, nell'ex-Jugoslavia, ora in Siria. Marinella sembra infastidire persino molti opinionisti politici che amano dipingere i conflitti in corso in modo semplicistico e del tutto subalterno ai mass media: "popoli coraggiosi che affrontano spontaneamente e a mani nude spietati dittatori i quali, assetati di sangue, non esitano a bombardarli". Marinella guasta la festa, scoprendo e documentando come, dietro queste sollevazioni senz'altro coraggiose e soggettivamente spontanee, ci siano anche registi occulti che armano i settori più estremisti, inviano nel paese in questione guerriglieri mercenari per aizzare il dittatore di turno e, quindi, provocano guerre civili per giustificare poi i loro interventi "umanitari" a suon di bombe. E che usano dunque, come i loro "apologeti de facto", questi opinionisti e questi giornalisti compiacenti.

Marinella li denuncia, documenti alla mano; non sorprende, dunque, che qualcuno di loro, per stizza o per partito preso, denuncia Marinella -- e, non avendo documenti di appoggio, ricorre all'insinuazione e all'attribuzione di intenti. Ma ora basta. Continuare a spargere queste denigrazioni potrebbe danneggiare seriamente l'attività giornalistica di Marinella. Pertanto avvertiamo chi vorrebbe continuare a farlo che saremo solidali con Marinella nella tutela del suo nome e della sua professionalità.

Roma, 19 giugno 2012

Rete NoWar - Roma

Firmatari:

Nella Ginatempo, Alessandro Marescotti, Giulietto Chiesa, Ufficio Centrale di Alternativa. Claudia Fanti e la redazione Adista, Giovanni Sarubbi, Sergio Cararo, Mila Pernice, Maurizio Musolino, Loretta Mussi, Alessandra Capone, Alessandro Di Meo, Andrea Dominici, Anita Fisicaro, Anna Farkas, Antonella Recchia, Antonio Deplano, Armando Tolu, Bassam Saleh, Blanca Clemente, Luisa Morgantini, Bruna Felici, Carla Razzano, David Lifodi, Dominique Sbiroli, Enrica Paccoi, Enza Biancongino, Enzo Brandi, Ernesto Celestini, Flavia Lepre, Francesco Lussone, Franco Maresca, Gianfranco Landi, Haysha Moore, Jasmina Radivojevic, Laura Tussi, Luciano Manna, Mahamid Souad, Marco Benevento, Marco Palombo, Marco Papacci, Marco Santopadre, Maria Antonietta Polidori, Maria Cristina Lauretti, Mario Schena, Marta Turilli, Massimo Fofi, Mirella Retico, Ornella Sangiovanni, Paola Tiberi, Patrick Boylan, Patrizia Cecconi, Piero Pagliani, Pietro Raitano, Pilar Castel, Roberto Battiglia, Roberto Luchetti, Rosa Maria Coppolino, Samantha Mengarelli, Sancia Gaetani, Simona Ricciardelli, Stefania Limiti, Stefania Russo, Tiziano Cavalieri, Tullio Cardia, Francesco Santoianni, Angelica Romano, Francesco Lussone, Giuseppe Aragno

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