A stabilirlo - formalizzandolo in un accordo sindacale "separato" - UilPoste, Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom ovvero 4 sigle sindacali di Poste Italiane che, insieme, rappresenterebbero il 22% dell'intero comparto.
Se l'indiscrezione fosse confermata ci troveremmo di fronte all'ennesimo arretramento - in termini di diritti sociali - dopo la cancellazione dello spirito e della lettera della legge 300/70 (Statuto dei lavoratori) di cui la cancellazione dell'art. 18 (cosiddetta "riforma" Fornero) costituisce, in ordine di tempo, solo l'ultimo tassello.
In nome dei "
sacrifici" e dell'austerità imposti al Paese dalla crisi globale che ha investito la finanza si abolisce, di fatto, introducendo contrattualmente una "
deroga in peyus" rispetto alla legislazione sociale vigente la legge 1204/70: ovvero la norma che tutela le lavoratrici in caso di maternità e che, comunque, imprenditori senza scrupoli - soprattutto al sud - già oggi aggirano facendo firmare alle giovani donne le dimissioni in bianco all'atto di assunzione.
Nel condannare e denunciare tale "
iniquità contrattuale"
l'USI-Puglia invita tutti i lavoratori delle Poste Italiane (a prescindere dal sesso poiché i diritti sociali sono universali) a reagire nell'unico modo possibile: con la creazione di coordinamenti di base interni ai singoli uffici e di organismi sindacali non burocratici federati tra loro che agiscano sulla base della democrazia diretta, dell'autonomia sindacale e della solidarietà sociale.
USI-AIT Puglia